Europei, fantastico Baldini

 Nella giornata conclusiva in Svezia l'olimpionico si aggiudica la maratona bissando il trionfo continentale del '98. Battuti Rothlin e Rey. Quinto Ingargiola.

GOTEBORG (Svezia), 13 agosto 2006 - Due giorni prima della gara lo aveva detto a chiare lettere: “Sono in buona condizione, non ho perso un allenamento, anche se dopo la maratona di Londra non ho avuto modo di riposarmi. Sono fiducioso”. E’ stato di parola Stefano Baldini. Con una sicurezza disarmante ha portato a termine il compito che tutta l’Italia gli aveva affidato: rivincere il titolo continentale dopo quello di Budapest ‘98. Per buona parte della gara il campione olimpico è rimasto diligentemente nel gruppone. Ogni tanto metteva fuori la testa, tastava il polso agli avversari e subito rientrava, al riparo dal vento. Se qualche avventuroso provava ad allungare non se ne curava. Erano solo tentativi velleitari.

Dopo un ora e 35 minuti si è mosso, scremando un poco il gruppetto di testa. Un altra mezz'ora ed eccolo davanti in compagna dello svizzero Röthlin. E’ tranquillo, il volto rilassato, la corsa sciolta. Ogni tanto controlla il cronometro che porta al polso. Quando mancano pochi chilometri e già si vede lo stadio rompe gli indugi. A quel punto è una cavalcata solitaria. Finisce la sua fatica dopo 2 ore, 11 minuti e 22 secondi. Argento lo svizzero Röthlin (2h11’50”), bronzo lo spagnolo Rey (2h12’37”). “E’ stata una corsa dura, molto simile a quella dei Mondiali di Helsinki - confessa Baldini - Molte curve, pietre, rotaie.

Una gara anche pazza. Gli spagnoli appena fuori dallo stadio hanno cominciato ad attaccarmi, nella speranza di farmi cedere. Ma nel corso della gara tutti ci hanno provato. Mi sono sentito proprio al centro dell’attenzione. Chi più ne aveva più ci provava. Dopo il 25 esimo chilometro abbiamo rallentato. A quel punto mi sono venuti i crampi. Succede sempre quando corro piano. Così ho deciso di mettermi in testa per ravvivare l’andatura e i crampi sono spariti. Quando siamo rimasti in due Gigliotti (il tecnico che lo segue da anni; n.d.r.) mi ha detto di non fidarmi. Così alla prima salitella me ne sono andato. Con questa vittoria credo di aver superato anche Gelindo Bordin. Insomma, posso dire che è stata un’ottima giornata. In estate non ho mai avvertito grandi sensazioni, ma alla fine il cronometro diceva che stavo bene. E oggi è stata più dura di testa che di gambe”.

Come si fa a restare ai vertici europei per otto anni? “Diciamo che un po’ del merito va a mamma e papa, un altro al team che mi segue, a uno stile di vita da atleta e alla capacità di trovare sempre stimoli nuovi. Ma non dimentichiamo che non ho mia fatto uso di sostanze dopanti. La mia benzina viene dall’allenamento. Solo così si riesce a durare a lungo”. Cosa significa questa medaglia per l’Italia? “Ne avevamo bisogno, è ossigeno puro per tutto il movimento. Ho visto una squadra più combattiva e con elementi giovani che si sono migliorati. Le vittorie fanno sempre bene, anche vincere la Coppa Europa a squadre è una bella cosa. Siamo tutti ultra trentenni con questo successo speriamo di riuscire a reclutare qualche giovane”.