"Forza Italia". Si può dire?
Stasera gli azzurri cercano contro gli Usa una vittoria per rendere più sicura la qualificazione agli ottavi.
A loro l'augurio più semplice e immediato cha da tempo è stato "vietato".

 

KAISERSLAUTERN (Ger), 17 giugno 2006 - Ben s’intende, uno può pensarla politicamente come vuole e non sarà certo la Gazzetta a prendere partito. Ma c’è una cosa che in giornate come queste proprio non riesco a perdonare al cavalier Berlusconi. Per carità, è una cosa piccola, apparentemente senza importanza. Eppure, in giornate come queste, mi rode un po’. La cosa in questione è che oggi, domani, e per tutta la durata del Mondiale, non potremo mai scrivere l’incitamento più semplice e più immediato alla nostra nazionale, Forza Italia. Sul perché non spendo righe, tanta è l’evidenza.

Qualcuno dirà: meglio così, il sequestro a fini politici di uno slogan tanto semplice e in fondo banale spinge gioco forza giornali e tifosi a sbrigliare il cervello e inventarsi formule ugualmente efficaci e magari più fantasiose. Vero, anche se non credo che lo scopo del titolare del primo partito italiano, all’atto del deposito del marchio, fosse proprio questo. Ma tant’è: vietato scriverlo, Forza Italia, vietato pensarlo, vietato persino provare a cantarlo, che subito ti scatta in mente l’aria maestosa del «siamo bellissimi».

Ce ne siamo fatti una ragione da più di dieci anni, continueremo a farcela. E quando gli azzurri, intesi come calciatori, stasera canteranno l’inno, e quando si saranno dissolte come i fumogeni molesti le sventate dichiarazioni di qualche americano sul fatto che la partita con l’Italia è come una guerra, e quando, pieni di brividi, vedremo i nostri schierarsi nella loro metà campo pronti a darci un’altra dose di antiveleno da Moggiopoli, strozzeremo in gola quel che fin da bambini ci è stato naturale urlare in casi come questi. Che la forza sia con voi, ragazzi. Il resto, per pudore, per par condicio, per l'astuzia di un grande comunicatore, ce lo teniamo anche questa volta dentro. O no?