Oggi Scozia-Italia: dentro o fuori

Donadoni: "Se pensiamo al pari siamo spacciati".
La diretta TV alle 11,00 su ESPN (ora di Città del Messico).

17 novembre 2007. - Mentre usciva dall’Hampden Park, alla fine dell’allenamento, Roberto Donadoni ha incrociato lo sguardo di Zambrotta, che come lui si gioca il futuro in Nazionale. Tra i due ci sono 14 anni di differenza però hanno fatto in tempo ad affrontarsi in campo e quando si è stati avversari la pellicola che separa i ruoli si fa più sottile. «Gli ho chiesto se pensava davvero che contro la Scozia potessimo giocare per il pareggio - ha confidato il ct -. Gli ho detto che se l’avessimo fatto saremmo finiti fuori». La storia non dice cosa abbia obiettato Zambrotta, nè se la coscienza del gruppo che ha vinto il Mondiale batta per una scelta prudente o per mantenere l’identità orientata all’attacco che le ha dato Donadoni.

Lo capiremo stasera, quando i giochi si compiranno e l’Italia sarà conficcata dentro all’Europeo o irrimediabilmente fuori, già squassata dalle voci su cosa accadrà, con il ritorno di Lippi in panchina e un cambiamento robusto, perchè l’obiettivo si sposterebbe sui Mondiali del 2010 e tre anni sono tanti quando si è oltre la trentina. In un anno e mezzo qualcosa è già cambiato. Una generazione importante è finita dietro il sipario. Totti, Nesta, Inzaghi, Del Piero. Nomi che pesano. Sulla linea di confine disegnata da questo match, oltre a Donadoni, ci sono adesso Cannavaro, Camoranesi, forse Zambrotta: campioni del mondo che diventerebbe difficile trascinare in un’altra avventura. Sarà un pensiero breve questa sera, quando gli azzurri varcheranno il portone di questo stadio, nella maniera bella e sana in cui lo sanno fare gli scozzesi.

Ma è un pensiero difficile da respingere. «Sarò uno sprovveduto però non mi sento condizionato dal futuro - dice Donadoni -. Non penso a cosa accadrà perché il calcio riserva sempre sorprese. Prima che giocassero, nessuno credeva che gli scozzesi perdessero in Georgia, invece è successo. Dobbiamo trarne una lezione. Il pareggio? Non ci credo. Dovremo giocare con intelligenza, pazienza e non prendere rischi assurdi ma il nostro atteggiamento sarà di chi dice agli scozzesi: voi avete grinta però noi non siamo da meno e non aspettatevi un aiuto nel fare la vostra partita». El Dunadùn è davanti alla prima partita decisiva da ct. Perse in Francia ma quella era una sfida emotiva, ìmpari per chi aveva preso in mano la squadra da pochi giorni. Pareggiò con i francesi ma anche lì tutto restava in gioco.

Ora è dentro o fuori. La sconfitta è la condanna, la vittoria è andare oltre, il pareggio è un rinvio della festa perché nessuno può pensare che mercoledì contro le Far Oer l’Italia non vincerà. A Glasgow dove la Nazionale non ha mai vinto giocherà una squadra esposta ma con giudizio: c’è Camoranesi più di Iaquinta nel tridente d’attacco e la differenza è palpabile. In difesa rimane il dubbio su chi affiancherà Cannavaro: il ct vorrebbe rischiare Chiellini perché è in forma e ne riceverebbe più forza, Barzagli però ha disputato il Mondiale e se non gioca quando c’è l’emergenza in difesa cosa ci sta a fare? Sono dubbi per una squadra disegnata. «Non c’è una partita nella mia storia di calciatore che avvicinerei a questa - spiega il ct -. Ho voglia di lasciare la mia impronta, è giusto che lo faccia senza parlare troppo, nè caricare i giocatori con un atteggiamento speciale. A loro l’ho detto: mi sentirei finto se sprecassi più parole di quanto ne uso di solito perché a un appuntamento così ciascuno si presenta sapendo che deve dare il massimo». Anche per far dimenticare i problemi del calcio in Italia? «No, a quello non pensiamo. Ognuno ha il suo ruolo, il nostro è giocare e rendere orgogliosi gli italiani per quello che facciamo».

 

(La Stampa.it)