Storia e cronache del Novecento
i manifesti raccontano la politica
La collezione dell'Istituto Gramsci Emilia Romagna ne raccoglie oltre 10mila.
Sui muri lo specchio della società che cambia

ROMA, 1 marzo 2007 - Catturano atmosfere e battaglie di un'epoca meglio di tante descrizioni o racconti: i manifesti politici, oltre a riportarci alle intense campagne elettorali, sono soprattutto specchio della società e del suo divenire. L'istituto Gramsci Emilia-Romagna ne ha raccolti più di 10mila (la metà dei quali da enti, collezioni e archivi sia pubblici che privati), consultabili sul sito manifestipolitici.it.

Una banca dati continuamente aggiornata ed un patrimonio enorme, che documenta la storia della propaganda e della comunicazione politica italiana ed estera dai primi del Novecento ad oggi, ma anche un'era in continua evoluzione.

Si va dai toni cupi imposti dalla lotta al terrorismo, come nei manifesti del Pci con Aldo Moro rapito e il monito "Non si cede al ricatto dei terroristi", a quelli più ironici, come quelli usati dal Pds nelle locandine che ritraggono un giovanissimo Andreotti davanti ai microfoni: "Da quarant'anni la solita musica". O da una campagna anni '50 puntata sulla famiglia e sulla donna, che per la Democrazia Cristiana, col suo voto deve "salvare l'Italia", alle battaglie femministe dei Radicali con la sessualità da liberare, in primo piano. Evidente è poi l'influsso della pubblicita: ed ecco gli slogan in sitle Dash per i comunisti che con il voto sotto forma di panetto di sapone vogliono "togliere le macchie della corruzione clericale". Per arrivare infine ai giorni nostri, con un Silvio Berlusconi prima maniera, sorridente in maglioncino blu e "presidente operaio" per cambiare l'Italia, alla Lega, che richiama al voto con un manifesto pieno zeppo di frasi, su cui spicca l'appello in maiuscolo al "dovere morale" degli elettori.

E non mancano le testimonianze dall'estero: da un rassicurante Lula in campagna elettorale per la presidenza in Brasile, al serio Jospin, su sfondo rosso, "per una Francia più giusta"; passando però per le originali provocazioni dei Verdi europei, che si dicono contro la clonazione - con la faccia di Bush replicata all'infinito - e per la colorata allegria degli studenti latino-americani e caraibici, che pubblicizzano il loro congresso quasi fosse un festival musicale.

 

Da Repubblica.it