Culatello e lasagne
nel cuore di Bologna
I ristoranti

2 novembre 2006. -  Sono gli americani che ci piacciono; sono gli yankee che amiamo; non sono certo i sorridenti assassini impuniti che al Cermis facevano i top gun puntando sulle funivie; non sono gli sparatori di Calipari né i rapitori di cittadini stranieri in casa nostra, né i guerrafondai che ammantano di pseudodemocrazia le loro guerre del petrolio…no, sono i grandi scrittori americani che vengono in Italia, del nostro paese cercano di conoscere tutto, del nostro Paese si innamorano e ne cantano le lodi…

John Grisham «il maestro del legal thriller» ,ambienta a Bologna il suo ultimo libro Il Broker. La Mondadori ne stampa centinaia di migliaia di copie e milioni di italiani, dopo gli americani, leggono, anche, queste righe: «Ho trovato un nuovo ristorante. Non ci sono mai stato ma dicono si mangi bene. Fu Franco in persona ad accoglierli cordialmente con un bel sorriso. Il ristoratore indossava) un abito scuro di buon taglio che faceva risaltare i suoi folti capelli grigi…antipasti superbi…un boccone di pane toscano in una ciotola d'olio…i tortellini migliori di Bologna…il filetto di vitello con i tartufi…».

Siete nel cuore di Bologna, della bolognesità e della sua gastronomia tradizionale: la centrale via Indipendenza, l'elegante strada che dalla stazione va verso piazza Maggiore, a destra orna i suoi portici con le vetrine ghiottamente tradizionali del mitico e sempre buon Diana; a sinistra si aprono le sale ricche del meglio dell'enologia tricolore con l'Enoteca Nazionale. Pochi passi più in là, nella stretta via Goito, la finestrella illuminata, l'insegna colorata di questo annoso locale vi attira invitante come ha avvinto, attirato, convinto il papà dei best-seller della narrativa americana.

Un gigante, Lino Rossi, manda avanti la cucina; un gigante, il fratello Franco, sovrintende la piccola sala al piano terra e le salette della cantina, l'una e le altre dai tavoli vicini vicini. Sarà anche per questo che ci si sente a casa propria. Sarà anche per questo che la gigioneria, l'estrosità, lo sfarfalleggiare del patron non danno fastidio, anzi, creano quel calore, quell'atmosfera, che rendono unico questo buon locale. Quando poi, mentre Franco Rossi lancia e distribuisce petali di rose rosse, Drago, tenore cinese, intona la Tosca o Salvatore Di Giacomo accanto alle dita di un bravo fisarmonicista bolognese, ad americani tedeschi ed italiani viene il groppo in gola e ci si spella le mani dagli applausi.

Applausi, anche, per la cucina: il grande prosciutto crudo di Lupi dalla lunghissima stagionatura, il culatello di Zibello, l'ineffabile pancetta, e poi le classiche lasagne verdi, le tagliatelle alla bolognese, la sapida costoletta alla petroniana (con formaggio e tartufo bianco), i tortellini in brodo, la zuppa inglese magistrale…Se il Ministro delle Politiche agricole ed alimentari, il bolognese Paolo De Castro, se Buonitalia lanciassero il premio alla cucina italiana,be’ qui sarebbe sacrosanta (e pazienza se qualche vecchio cameriere le bottiglie le apre tenendole ferme tra le gambe). 65-75 euro per discreta cucina ed impagabile atmosfera.

Provato il 2-10-2006

FRANCO ROSSI

Bologna, via Goito 3
TELEFONO 051.238818
FAX 051.238818
POSTA ELETTRONICA amiraemilia@francorossi.it

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VOTO 13.5/20

 

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