In quel vecchio meteorite
il segreto della vita sulla Terra

Si è formato quando il Sole ancora non era nato
Per gli studiosi si tratta di una vera "macchina del tempo"

MILANO, 3 dicembre 2006. - E' arrivato dallo spazio con un tesoro per la scienza. E' il meteorite che cadde nel gennaio del 2000 sul lago ghiacciato Tagish, in Canada. Poiché venne immediatamente recuperato da un gruppo di ricercaori, fin da subito si ebbe la certezza che tutto quello che si sarebbe trovato al suo interno non sarebbe stato frutto di contaminazione terrestre. Le ricerche, ad opera di un gruppo di scienziati della Nasa, sono durate sei anni ed ora i risultati sono stati pubblicati sulla rivista Science.

Le scoperte più importanti sono essenzialmente due: da un lato il fatto che il meteorite contiene al suo interno piccolissime sfere di materiale organico, composto cioè, oltre che da idrogeno e azoto, anche da carbonio, che è l'elemento fondamentale su cui si è costruita la vita. Inoltre esse possiedono una struttura tale che al loro interno avrebbero permesso la concentrazione di molecole organiche ancora più complesse e che, in condizioni particolari, avrebbero potuto innescare la vita così come la conosciamo sulla Terra.

Il secondo elemento importante è il fatto che il meteorite si è formato ai confini più esterni del sistema solare, quando il Sole non era ancora nato e dunque è davvero un embrione del sistema solare stesso. Di più: una vera macchina del tempo.

Spiega Keiko Nakamura, una delle ricercatrici Nasa: "All'interno del meteorite sono presenti numerose cavità submillimetriche le cui pareti sono composte da materiale organico. Simili oggetti vennero già osservati in altre meteoriti, ma si era sempre pensato che si fosse in pesenza di contaminazioni terrestri. Ora, poiché abbiamo raccolto i frammenti di meteorite subito dopo la caduta, abbiamo la certezza che essi provengono dallo spazio".

Fino ad oggi risultava difficile studiare quelle piccole sfere di materiale organico perché sono estremamente piccole, hanno infatti, un diametro inferiore ad un 250 millesimo di millimetro. Solo nel 2005, grazie a due potenti strumenti e ad un microscopio elettronico installati al Johnson Space Center fu possibile scardinare i segreti contenuti in quei microscopici oggetti. Così si scoprì che le sferule organiche possiedono inusuali concentrazioni di particolari atomi di idrogeno e azoto, un elemento che attesta inequivocabilmente l'origine extraterrestre.

Spiega Mike Zolensky, coautore della ricerca: "La composizione permette di sostenere che essi si formarono a circa 260 gradi centigradi sottozero. Per questo motivo tali globuli si devono essere formati nella fredda nube di polveri e gas che vi era prima della nascita del Sole". Il meteorite canadese, classificato come "condrite carbonacea", era estremamente fragile, tant'è che durante l'entrata nell'atmosfera e l'impatto con il lago ghiacciato canadese si è rotto in decine di frammenti.

"Se, come ipotizziamo, questo genere di meteoriti precipitò sulla Terra durante l'intero arco della storia, il nostro pianeta è stato seminato ovunque con simili sostanze organiche ed è assai probabile che la vita quaggiù si innescò proprio grazie ad essi", spiega Vincenzo Zappalà, esperto di meteoriti dell'Osservatorio astronomico di Torino.

L'origine della vita sulla Terra è uno dei problemi scientifici più importanti ancora irrisolti. Dice Nakamura: "Con la scoperta di ciò che vi è all'interno del meteorite del Lago Tagish, forse siamo più vicini a comprendere da dove sono arrivati i nostri predecessori".

 

Da Repubblica.it