L'Hard Rock Café diventa indiano
Il marchio comprato dai Seminole

La celebre catena mondiale acquistata per 965 milioni di dollari dai nativi americani
Conta 124 locali in oltre 45 Paesi e la più grande collezione di cimeli musicali originali

ROMA, 7 dicembre 2006. - L'Hard Rock Cafè diventa indiano. La celebre catena di ristoranti a tema musicale, uno dei marchi più noti e immediatamente riconoscibili in tutto il mondo, passa in mano alla tribù dei Seminole. Con un accordo da 965 milioni di dollari, il brand verrà ceduto dalla britannica Rank ai nativi americani.

Un'operazione colossale e la più grande acquisizione di un gruppo internazionale da parte di una tribù di indiani d'America.

L'accordo, annunciato questa mattina sul Financial Times verrà finalizzato a marzo. Parte del ricavato sarà restituito da Rank Group (che è la seconda catena di casinò in Gran Bretagna) agli azionisti sotto forma di dividendo straordinario.

Un sodalizio non proprio inaspettato: i Seminole già gestiscono a Hollywood e Tampa due Hard Rock Hotel e Casino, resort paradisiaci a cinque stelle con mega sale da gioco. Ma per accaparrarsi il marchio in esclusiva - che campeggia oggi su 124 locali sparsi in 45 diversi Paesi del mondo e vanta la più grande collezione mondiale di cimeli musicali autentici - i Seminole hanno fatto un'offerta che ha sbaragliato in partenza gli altri potenziali acquirenti di grosso calibro, tra cui il gruppo britannico Permira, la TDR Capital e Apollo Management.

L'accordo prevede anche la licenza per altri 56 ristoranti e cinque alberghi oltre ai locali Hard Rock Live dove si svolgono concerti e rappresentazioni dal vivo. "E' un momento di grande orgoglio per la tribù dei Seminole della Florida e per le altre tribù indiane", commenta Mitchell Cypress, il capo della tribù, che presiede il Consiglio eletto dai membri. "E' una grande opportunità per diversificare il nostro business", aggiunge. Business che, per la verità, dipende al 90% dal fatturato del settore del gioco d'azzardo.

La tribù indiana acquista, quindi, una leggenda, che dal 1971, quando aprì il primo locale a Londra, è diventata sempre più popolare e ha visto crescere le proprie entrate in maniera solida. Nel 2005 il giro d'affari del gruppo è stato di oltre 250 milioni di sterline (quasi 370 milioni di euro).

Un bel salto di qualità per i nativi americani, che nel 1979 aprirono negli Stati Uniti la prima sala bingo e casinò in terra indiana, dando il via a quella che sarebbe diventata un'industria multimilionaria per le tribù sul suolo statunitense.

La loro è stata un'ascesa rapida. Vent'anni fa vivevano ancora nelle tipiche abitazioni di legno e paglia e producevano oggetti d'artigianato. Oggi, grazie a slot machine, roulette e un notevole fiuto per gli affari, sono diventati milionari.

I casinò negli Stati Uniti sono ormai praticamente esclusiva delle tribù indiane. Il gioco d'azzardo è vietato in molti Stati, ma non nelle riserve, che hanno il permesso di gestire i casinò nei loro territori. Un boom iniziato negli anni '80 e proseguito grazie a una pronuncia della Corte Suprema di Washington, che nel 1987 diede il diritto a ogni nazione indiana di aprire sale per il gioco, purché lo Stato che li ospita sia d'accordo.

Oggi la tribù originaria della Florida, che ha sede vicino a Fort Lauderdale, conta 3.300 membri dentro e fuori le riserve, discendenti di una manciata di nativi che scapparono nelle Everglades a metà dell'800 quando il governo americano cercò di spostare tutti gli indiani in Oklahoma.

Oltre ai due Seminole Hard Rock Hotel e Casinos, la tribù dalle spiccate capacità imprenditoriali possiede e gestisce altri cinque casinò non a marchio Hard Rock, in Florida, a Coconut Creek e Hollywood, a Immokalee, e nella Brighton Reservation e nella Big Cypress Reservation. Ma promette di non fermarsi qui e di ampliare, con questa mossa, le proprie attività. Gli analisti le danno ragione: le imprese nel settore del "gaming" gestite dai Seminole sono considerate fra le più fiorenti al mondo.

 

Da Repubblica.it