Le stanze del sogno

È stata inaugurata oggi la mostra di Antonio Santacroce
nella sede della Società Dante Alighieri di Roma.

ROMA, 13 aprile 2007. - È stata inaugurata oggi alle ore 17.30 in Palazzo Firenze (Piazza Firenze 27, Roma) la mostra personale di Antonio Santacroce, “Le Stanze del Sogno”.

L'esposizione, promossa dalla Sede Centrale della Società Dante Alighieri e dal Comitato di Zurigo, presenta una serie di sculture, pitture e ceramiche dell'artista nato nel 1945 a Rosolini, piccolo Comune della Provincia di Siracusa, e accostatosi al mondo dell'arte grazie ai corsi dell'Istituto d'Arte di Catania, dove apprende i preziosi insegnamenti del neorealista Pippo Giuffrida, del pittore sociale Carmelo Comes e del colorista Francesco Ranno. Negli anni Sessanta Antonio Santacroce si dedica alla scenografia: dalla collaborazione con il Teatro Massimo Bellini e con il Maggio Musicale Fiorentino nascono i suoi primi, malinconici disegni ispirati dal fantastico mondo scoperto dietro le quinte e dai personaggi in costume rappresentati sul palcoscenico.

Poi avviene la scoperta di Roma e del suo ricco patrimonio artistico contemporaneo, dei suoi svariati "moti" artistici, dei linguaggi e delle ricerche, dei circoli culturali e delle riviste d'arte. Nonostante il soggiorno romano, l'approccio all'arte di Santacroce, trasferitosi in Svizzera, rimane pressoché intatto e fedele a un linguaggio intelligibile e ai principi di una figurazione che si manifesta nell'incisione degli anni Settanta, una volta tornato a Catania. A questo punto emerge la vocazione "antiquaria" e "archeologica" dell'artista, che nelle sue tempere ritrae figure di atleti, giocatori, ginnasti, metamorfosi di corpi e di colori riecheggianti le apparenze e i ritmi di un ellenismo passato ma tornato a vivere. Negli anni Novanta Antonio Santacroce trova la sua più alta espressione nella scultura con bronzi e terre cotte in cui si coglie il fuoco intatto della sua terra di Sicilia.

«Mito, mediterraneità, natura. C’è tutto questo nell’arte di Antonio Santacroce - scrive Alessandro Masi, storico dell'arte e Segretario Generale della Società Dante Alighieri, nel catalogo curato dal Gruppo Editoriale Kalós -. Un’idea di materia antica, che migra dall’orizzonte del passato per precipitare nel presente come una folgorazione. Un senso di magia, richiamato dall’artista attraverso misteriose ebollizioni di forme, galleggianti fiotti di energia, macchie di colore e superfici vigorosamente modellate, racchiudenti in sé quella solennità e quella felice libertà d’istinto che costituiscono le due facce, apparentemente contrastanti, di una civiltà remota.

Prima che disegnatore, pittore, scultore, incisore, scenografo e ceramista, perché in tali campi indifferentemente egli opera, si potrebbe definire Santacroce un sincero intellettuale. Se, difatti, l’universo attuale dell’arte soffre dei voli pindarici di lontanissime mani e troppo astratti concetti, la coerenza, l’infallibile capacità di seguire il filo di un pensiero iniziale, rappresenta la dote in grado di distinguerlo e di elevarlo contro un certo scadimento della figura dell’artista di oggi, che ha forse perso di vista il fondamento etico della sua professione».

Per informazioni: Pierpaolo Conti, Ufficio Stampa Società Dante Alighieri, Piazza Firenze 27, 00186 Roma, tel. 066873694/5 o 066865863 (anche fax), fax 066873685, cell. 3346755306.

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