Berlusconi in mutande alla Scala  
Niente censura per il discusso “Candide” rivisto da Carsen:
in scena cinque ex potenti del mondo

MILANO, 14 giugno 2007. - Non è ufficiale ma, salvo sorprese o censure «last minute », alla Scala Silvio Berlusconi ci sarà. Sul palcoscenico, in slip e sbronzo come il resto della compagnia cantante: Blair, Bush, Putin e Chirac. Tutto finto, ovviamente: è il Candide del regista Robert Carsen (e anche un po’ di Voltaire e molto di Leonard Bernstein), a Milano da mercoledì. Resta da spiegare che ci faccia un cantante con la maschera di Berlusconi in una «comic operetta», genere che è un po’ meno di un’opera e in po’ più di un musical, scritta nel ‘56, quando Silvio era uno sconosciuto che cantava non alla Scala ma sulle navi da crociera. Il punto è che Voltaire, nel suo celeberrimo «conte philosophique» del 1759, si divertì a mettere in scena i molti sovrani spodestati che infestavano le corti europee all’epoca delle guerre di Successione. Bernstein rifece Voltaire ma aggiornandolo come satira del maccartismo.

Carsen ha rifatto Bernstein aggiornando l’aggiornamento a oggi. E, a domanda, rispondendo che Berlusconi, Chirac e Blair sono appunto degli ex potenti e Bush e Putin lo saranno presto, a mandato concluso (il che spiega, fra l’altro, perché in scena ci sia Berlusconi e non Prodi). Ora, lo spettacolo di Carsen, peraltro efficacissimo e assai divertente, ha debuttato l’11 dicembre scorso al Théâtre du Châtelet di Parigi. Il giornale che state tenendo in mano in questo momento raccontò che un’opera prossima ventura alla Scala avrebbe messo in scena Berlusconi in mutande tricolori, il che è sicuramente legittimo ma, altrettanto sicuramente, fa notizia. E infatti seguirono giorni di passione e di telefonini roventi: mentre la stampa di parte berlusconiana tempestava, la Scala prima annunciò, con un secchissimo comunicato di 5-righe-5, che la produzione era annullata in quanto «non in linea con la programmazione artistica», poi ci ripensò e il sovrintendente Stéphane Lissner rilasciò abili interviste per dire che il Candide si sarebbe fatto ma, appunto, previe modifiche. Il problema, beninteso, non erano i cinque minuti di Berlusconi (che peraltro non ha mai commentato e tantomeno protestato), ma «l’impianto generale dello spettacolo», eccetera.

Quindi, approssimandosi il debutto milanese, alla Scala e nelle redazioni dei giornali non si parlava d’altro. Tanto da indurre il teatro a indirizzare «ai signori giornalisti» un’ironica mail in cui informava che, contrariamente a tutti gli usi e costumi scaligeri, l’abituale conferenza- stampa sullo spettacolo non si sarebbe svolta prima della «prima», ma il giorno dopo, poiché, come scrive Voltaire, «il segreto di essere noioso è raccontare tutto» (l’inconveniente della mancata pubblicità può essere qualche posto vuoto: su Internet, ieri pomeriggio, ancora disponibili per la prima ce n’erano ancora 121). Ma, si sa, è difficile blindare completamente uno spettacolo d’opera, prodotto collettivo cui contribuiscono troppe competenze e, di conseguenza, troppe persone. Quindi si può annunciare che, almeno fino a ieri, la scena incriminata c’era.

Il quintetto dei leader, ognuno con indosso le mutande con i colori nazionali, a mollo in un mare inquinatissimo da naufragio della petroliera, è la satira certamente feroce ma non gratuita dell’ottimismo obbligato dei vari G8, versione moderna della cieca certezza del dottor Pangloss di vivere nel migliore dei mondi possibili. Resta allora da capire se modifiche in effetti ci saranno e, se sì, quali. Molto più che Silvio & Co. in versione «er mutanda », nel frattempo passato sul satellite e cliccatissimo su Youtube, potrebbero scatenare polemiche le battute sullo scandalo dei preti pedofili, assai sentito sull’altra sponda dell’Atlantico. E, a dire il vero, dopo Santoro anche su questa. Ma, per sapere, basta aspettare mercoledì...

 

Da La Stampa.it