Quando sulla Majella
dominavano gli squali
Oltre trentacinque milioni di anni fa, il massiccio montano abruzzese era una lunga barriera corallina che emergeva da un mare tropicale

17 ottobre 2006. - Squali sulla Majella. Scoperti denti fossili dei predatori del mare sul massiccio abruzzese, quando la montagna era una distesa di mare azzurro e tropicale. Milioni e milioni di anni fa, infatti, la vetta al centro dell'Italia era una immensa barriera corallina abitata da squali. Osservando oggi la montagna, alta 2.745 metri, è difficile immaginare che, proprio lì, nuotavano i predatori del mare. Eppure, prima che la grande montagna si innalzasse, portando completamente al di fuori dalle acque la grande barriera corallina, lo scenario era quello di un acquario vivente, come può essere quello attuale della grande barriera australiana nel Queensland.

A scoprire i preziosi reperti, una ricercatrice italiana e grande conoscitrice della zona, Paola Ottino, che ha ricostruito il passato "marino" del massiccio abruzzese. Denti fossili di squalo che rappresentano una testimonianza unica di questi animali. ''Quell'area - racconta Paola Ottino - era popolata da pesci di ogni tipo, da squali e addirittura da coccodrilli. A testimoniare tale vita scomparsa sono oggi i resti di quegli animali, fossili di interesse particolare dai quali è possibile ricavare dati preziosi per lo studio paleoambientale e paleozoologico dell'area compresa nell'attuale Parco Nazionale della Majella".

Nel contesto delle conoscenze paleozoologiche, lo studio delle associazioni a ittiodontoliti (denti fossili di pesci) provenienti dalla Majella costituisce dunque, sottolinea l'esperta nel sito montagna.org, ''un importante elemento per conoscere la fauna che popolava i bacini miocenici di queste aree. Accanto ai resti fossili di una fauna tipica del fondo marino (costituita da molluschi, coralli, echinodermi e brachiopodi), sulla Majella - prosegue l'esperta - sono stati rinvenuti denti di pesci appartenenti agli Elasmobranchi Squaloidei (squali) e agli Osteitti (orate), oltre a quelli del genere Tomystoma, coccodrilli di ambiente deltizio come gli odierni gaviali del Gange, che testimoniano come la zona era caratterizzata nel Miocene da un clima tropicale con mari non molto profondi e abbastanza vicino alla costa".

L'importanza dei denti fossili, per quanto riguarda gli squali, sottolinea ancora Paola Ottino, ''risiede nel fatto che essi costituiscono l'unico residuo pervenutoci di questi animali". A differenza dello scheletro cartilagineo che tendeva a decomporsi rapidamente e a dissolversi dopo la morte, i denti mantengono infatti la loro integrità essendo formati da cristalli di fosfato di calcio ben consolidato. Dal periodo della comparsa degli Elasmobranchi (Devoniano, da 359 a 345 milioni di anni fa) ad oggi poche sono le variazioni avvenute. Quindi, conclude l'esperta, ''è facile immaginare la vita e l'aspetto degli squali della Majella, essendo sostanzialmente simili agli attuali".

Quanti anni ha la Majella? Ripercorrendo rapidamente le fasi che hanno originato il massiccio, si può dire che la nascita del massiccio può essere datata, con notevole approssimazione, a partire da 150 milioni di anni fa, prosegue Paola Ottino, ed è nel Giurassico che cominciano a depositarsi i sedimenti calcarei che costituiscono l'attuale struttura della montagna. Poi gli altifondi marini cominciano a emergere localmente e a più riprese. Alla fine del Cretacico la Majella vede accrescere lo spessore dei depositi a causa di una lenta immersione per subsidenza. Soltanto nell'Oligocene, circa 35 milioni di anni fa, la Majella si solleva dal mare.

 

Dalla rivista NEWTON.