Tutta un'altra Jingle Bells
l'ultimo album di Enrico Ruggeri: dodici canzoni della tradizione rielaborate in stile rock,
più un vecchio brano dimenticato e quattro inediti

La copertina del nuovo album di Enrico Ruggeri.24 dicembre 2007. - Non mi era mai capitato di ascoltare le classiche canzoni di Natale, tipo White Christmas o Jingle Bells, in versione rock.

Invece Enrico Ruggeri, con la sua compagna Andrea Mirò e "Quei bravi ragazzi", il gruppo che abitualmente lo accompagna, ha deciso di percorrere la strada della "diversità" ma con rispetto, non certo per rompere tradizioni che ormai appartengono alla vita di tutti, né tantomeno per stupire o tentare uno smantellamento trasgressivo delle tradizioni delle Feste. È nato così Il regalo di Natale, inconsueto album di Ruggeri che propone 12 canzoni natalizie, più quattro pezzi scritti per l’occasione e la riproposta di Piccola lettera di Natale, che Enrico aveva composto negli anni ’80 e dimenticata. Nonostante questa dovuta premessa, la prima domanda è d’obbligo.

 

Enrico, perché?

La risposta arriva subito: «Avevo in mente questo progetto da almeno 15 anni, ma continuavo a rinviarlo perché mi rendevo conto del rischio dell’operazione e perciò non mi sentivo ancora pronto e non trovavo la giusta predisposizione. Ma prima o poi dovevo farlo. Il Natale è l’unica festa capace ancora di commuovermi. Mi riporta all’infanzia, a persone, colori e sapori che non ci sono più, con la voglia di riproporre ai miei figli quello scenario che per me fu così importante e formativo».

Quindi non sei di quelli che accusano il Natale di oggi di essere una festa trasformata ad arte per incrementare il consumismo, con la tradizione dei regali e della tredicesima che se ne va in fumo?

«C’è chi lo interpreta così, ma di feste nate per far spendere soldi ce ne sono anche troppe: la festa della mamma, del papà, del nonno, san Valentino, la festa della segretaria, Halloween e chissà quante me ne dimentico. No, ripeto, per me il Natale è quello dell’infanzia che ogni anno, da adulto, ripropongo ai miei parenti. Sono di origine siciliana, quindi per me le tradizioni sono sacre: pesce e un’interminabile tavolata la sera della vigilia e poi, il mattino dopo, apertura dei pacchetti vicino al presepe e all’albero di Natale, che non mancano mai in casa mia, e pranzo esagerato, sino a quando fa sera».

 

Con chi festeggi quest’anno?

«Ci saranno Andrea, la mia compagna, che è piemontese e ha un forte senso religioso di questa festa (ha appena fatto una tournée nelle chiese), i miei figli, Pico di 17 anni e Ugo che ne ha solo due: da lui l’operazione Natale è ripartita alla grande, perché aspetta Gesù Bambino con un’impazienza fantastica. E ci trasmette l’atmosfera d’un tempo».

 

I doni li porta Gesù Bambino?

«Ci mancherebbe, Santa Klaus, Babbo Natale, le renne sono personaggi pittoreschi, come gli eroi dei fumetti di Walt Disney, ma sono laici, mentre, almeno per la mia famiglia, Natale resta tuttora una festa religiosa».

Dì la verità, al di là degli arrangiamenti di certe canzoni, ti sei anche divertito a trasformare il tuo gruppo in "Quei bravi ragazzi" che, in un film di Scorsese, erano pericolosi gangster, simpatici quanto spietati. Basta guardare la copertina per sentirsi seduti in un ristorante di Little Italy...
Ride: «E pensare che è stata scattata alla cascina Monluè, che è proprio qui dietro la mia sala di registrazione».

Qualche pensiero sul disco, che propone altri classici come Have yourself a Merry Little Christmas, anche quello in bilico tra rock e tradizione, e gli inediti: Stella, ispirata alla tradizione («stella che illumini il sole, riempi di luce il mio mondo»), e C’era una volta Natale, che stigmatizza il lato consumistico («orologi, catenine, cellulari e telecamere dalle vetrine, occasioni di vacanze che non hanno fine, e la vittima sei tu»), danno una svolta alla successione di motivi, così come Il regalo di Natale fa tornare subito alla melodia con la splendida voce di Mirò, che sembra raccontare una fiaba al mondo; mentre Il Natale dei ricordi attinge alle memorie dell’infanzia, «dolci di torrone, popolati da persone amate che purtroppo non ci sono più».

Nel panorama musicale di questo Natale affollato da tanti dischi "recuperati" dai magazzini con il pretesto del "meglio di" , quello di Enrico Ruggeri è davvero un momento musicale che può anche lasciare per un attimo perplessi, ma gronda di buona fede.

 

Enrico, lo sai che White Christmas è il disco più venduto del pianeta?

«Lo immaginavo; so che l’hanno inciso un po’ tutti, da Elvis Presley a Nat King Cole, che l’ha scritta Irving Berlin nel 1940 e fu lanciata da Bing Crosby, che ne ha vendute 50 milioni di copie. E so anche che si contano quasi 2.000 incisioni diverse».

Però forse non sai perché Irving Berlin, ebreo russo emigrato negli Usa che in tutto ha firmato 800 canzoni, ha scritto il suo più grande successo...

Al suo cenno negativo gli racconto la storia vera della canzone, che sembra una leggenda. Il primo verso della canzone è I’m dreaming of a white Christmas ("Sogno un bianco Natale"): Berlin "copiò" la frase dalle lamentele degli amici che, trasferitisi in California, non potevano più godersi un Natale con la neve...

«Beh, se non è vera è ben trovata...».

No, Enrico è la pura verità. Le leggende nascono anche così.

Gigi Vesigna