La notte degli Oscar

Sette nominations per Babel del messicano González Iñarritu
Molte particolarità, pochi italiani

LOS ANGELES, 25 febbraio 2007. - La 79esima notte degli Oscar è senza dubbio l’edizione delle particolarità: il film che ha ottenuto più nomination (otto) è Dreamgirls, ma ben sei di esse sono in categorie tecniche e quattro relative alle musiche. Seguono Babel (sette nomination), The Queen (sei), The Departed (cinque), Lettere da Iwo-Jima e Little Miss Sunshine (quattro).

Per molti esperti dovrebbe esserre finalmente la serata di Scorsese, giunto alla sesta candidatura per la miglior regia senza aver mai vinto. Il regista newyorchese ha accumualato molti crediti nei confronti dell’Academy of Motion Pictures Arts and Sciences e il premio andrebbe letto anche come una sorta di risarcimento per l’indifferanza mostrata negli anni passati (clamorosa la mancata statuetta per la regia di `Quei bravi ragazzì nel 1991). Tra i concorrenti Clint Eastwood, considerato tra i favoriti, ha forse vinto troppo nelle ultime edizioni per aggiudicarsi un altro Oscar. Piuttosto Scorsese dovrebbe guardarsi dal giovane messicano Iarritu, che con il suo Babel ha sedotto critica e pubblico americani.

Nelle altre categorie, sembra scontata la vittoria di Helen Mirren come miglior attrice nel ruolo della regina Elisabetta in ’The Queen’, per cui ha già trionfato ai ’Golden Globes’. Tradizionalmente, Hollywood ha un debole per gli attori inglesi e per la rappresentazione della regalità. Per Meryl Streep invece la possibilità di salire di nuovo sul podio è smorzata dal fatto che ’Il diavolo veste Pradà sia una commedia, categoria da sempre considerate minore agli Oscar.

Tra gli attori, i grandi favoriti sono Forrest Whitaker, per la sua monumentale interpretazione del general Didi Amin in `The Last King of Scotland, e Peter ÒToole, giunto alla sua ottava nomination con ’Venus’, un altro film inglese, tratto da un racconto di Hanif Kureishi. Un outsider suggestivo, ma con poche probabilità di vittoria, sarebbe Ryan Gosling, protagonista di una prova matura nel ruolo del tormentato professore tossicodipendetne in `Half Nelson’.

Eddie Murphy e Jennifer Huston, nominati rispettivamente miglior attore e attrice non protagonisti in `Dreamgirls’, dovrebbero farcela, anche se i premi in questa categoria sono quelli che regelano le maggiori sorprese. Per `Little Miss Sunshinè, un film indipendente diventato un piccolo culto negli USA, non si prevedono grandi premi. Potrebbe però vincerne uno a sorpresa in una categoria importante. Lo stesso vale per `Little Children’. Da registrare, è la consacrazione di un gruppo di giovani cineasti messicani. Iarritu, Cuarn, Del Toro e lo sceneggiatore Guilelrmo Arriaga sono tutti circa quarantenni che negli ultimi anni si sono guadagnati un successo e un rispetto tali da non essere più considerati esotici registi di film indipendenti ma parte leggittima e integrante del sistema hollywoodiano.

In generale, e senza voler entrare nelle pieghe della `politically correctness’ all’origine di tutto questo, si evidenzia ogni anno un allargamento dell’interesse per gli artisti di lingua spagnola. Oltre a Iarritu, Curn, Arriaga e Del Toro, che hanno tutti ricevuto almeno una nomination in differenti categorie, vi sono ben due attrici nominate per performance in castigliano: Penelope Cruz in Volver, e la sconosciuta Adriana Barraza in Babel. Il premio al miglior film straniero inoltre, andrà quasi sicuramente a `Il labirinto del faunò di Guillermo del Toro.

Un dato curioso è la nomination di Alfonso Cuarn nella categoria del miglior montaggio, dato che raramente un regista prende il credit di montatore, tanto meno in una grossa produzione americana. Per gli italiani, a parte il premio alla trionfale carriera di Ennio Morricone, sarà invece un’edizione piuttosto avara di soddisfazioni. Solo tre le candidature: una per Milena Canonero, un’abbonata agli Oscar, che ha curato i costumi per Marie Antoinette di Sofia Coppola e una doppia per Aldo Signoretti e Vittorio Sodano, scenografi del controverso Apocalypto di Mel Gibson.

Non va dimenticata comunque la candidatura come miglior attore per Will Smith, diretto da Gabriele Muccino ne `La ricerca della felicità’. Se dovesse vincere, parte del merito andrebbe riconosciuta anche al bravo regista romano. Tra i documentari, infine, spicca la nomination per `An Inconvenient Truth’, il film sul riscaldamento globale con protagonista Al Gore. Difficile pensare che non vinca.

 

Da La Stampa.it