Controcorrente, cinico, "scorretto"
il film contro le crociate anti-fumo


"Thank you for smoking" (il titolo è già un programma) nelle sale da settembre
Le avventure tragicomiche dell'uomo immagine delle multinazionali del tabacco.

ROMA, 24 agosto 2006. - Il titolo è già di per sé una sfida, almeno nella proibizionista America: Thank you for smoking. Una sequenza di quattro parole politicamente scorrettissima, per un film indipendente - interpretato da uno sfacciato, affascinante e bravissimo Aaron Eckhart - che fa comunque discutere. Perché l'(anti)eroe della pellicola, di mestiere, fa l'uomo immagine delle multinazionali del tabacco. Capace di mettere in discussione tutte le nostre certezze salutiste. Di mostrare che chi demonizza le sigarette non è migliore di chi le produce. E che, alla fine, conta solo la libertà di scelta: "Negli Usa milioni di persone fumano - spiega Eckhart ai cronisti italiani - e hanno diritto di essere difese".

Biondissimo, disponibile, una carriera ricca di film non banali - da Nella società degli uomini di Neil LaBute fino a Black Dhalia di Brian De Palma, che inaugurerà mercoledì prossimo la Mostra di Venezia - l'attore, oggi a Roma, racconta volentieri la sua esperienza sul set del film (diretto dall'esordiente Jason Reitman, figlio del regista Ivan Reitman). Centrato sul portavoce di Big Tobacco Nick Naylor e sulle sue tragicomiche avventure. In un mondo fatto di senatori ambiziosi che tentano di distruggerlo (William H. Macy), belle reporter che vanno a letto con lui per carpirgli i segreti (la Katie Holmes di Tom Cruise), gente malata di cancro da corrompere (Sam Elliot), cinici boss del settore (Robert Duvall), agenti hollywoodiani (Rob Lowe) disposti a vendere qualsiasi cosa, purché a prezzi astronomici. E perfino fanatici che tentano di ucciderlo.

Alla fine, chi esce dal cinema (il film arriva nelle sale il primo settembre, con distribuzione Lucky Red) può avere due reazioni: o buttare al vento il pacchetto di sigarette, visto che i danni del fumo vengono più volte menzionati nonché mostrati; o invece accendersi una bella sigaretta, perché in questo mondo impazzito e corrotto ognuno ha diritto di godere liberamente delle sue scelte. Una doppia interpretazione, questa, che Eckhart, chiacchierando con i cronisti, avalla con decisione.

Aaron, quando Thank you for smoking è uscito negli Stati Uniti, che tipo di accoglienza ha avuto?
"Ho avuto due sensazioni diverse. Ad esempio, il mio medico mi ha raccontato che sua figlia, che è una fumatrice, dopo averlo visto ha smesso. Invece, all'opposto, un giorno - mentre passeggiavo per una strada semideserta di New York - un ragazzino incrociandomi mi ha mostrato il suo pacchetto di sigarette: come a dire 'sei il mio eroe'".

La domanda successiva è d'obbligo: lei è un fumatore?
"No. Prima fumavo, ma ho smesso completamente da quattro anni. Quando ho incontrato Jason (il regista, ndr) lui mi ha subito detto che questo non è un film sul fumo. E infatti sullo schermo non vediamo persone che fumano".

E allora qual è il cuore del film?
"Io credo che il mio personaggio, Nick Naylor, non fa quel lavoro solo per il mutuo da pagare, ma anche per difendere la nostra libertà di scegliere. Fumare è legale, Big Tobacco è legale: i fumatori hanno il diritto di avere qualcuno che li difende".

Insomma, il suo è un ruolo positivo?
"No: il mio è solo un personaggio che ama parlare, che ama convincere le persone dibattendo, argomentando. Qualsiasi sia il tema. Come si vede alla fine del film, quando lui cambia settore e passa a difendere i produttori di telefonini cellulari. Certo, il personaggio ha una morale flessibile..."

Cosa distingue, a suo giudizio, ciò che è morale da ciò che è immorale?
"Credo che l'immoralità sia nel manipolare le persone. Io personalmente non sono d'accordo con tante cose che Nick fa: ad esempio corrompere il 'Marlboro Man' malato di cancro, o insegnare al figlio a barare a scuola. Ma interpretarlo è stata una sfida, ha richiesto tanta energia: ed è vero che, come insegnano anche alcuni politici, chi ha carisma e un bel sorriso può convicercerci di qualsiasi cosa".

Un altro aspetto della pellicola è la satira su Hollywood: l'agente (Rob Lowe) chiede 25 milioni di dollari, per inserire in un film una scena di sesso in cui Brad Pitt e Catherine Zeta-Jones fumano una sigaretta post-coito...
"Recentemente ho girato una pellicola con la Zeta-Jones: le ho raccontato questo episodio di Thank you for smoking, lei si è molto divertita. Al di là di questo, Hollywood è un mondo incredibile, eccentrico, in cui cose come quelle mostrate dal film possono davvero accadere. Un posto in cui si hanno conversazioni ai limiti del ridicolo, e in cui ci sono tanti agenti come Rob Lowe (non il mio)... E non dico di più, altrimenti non mi fanno lavorare! In ogni caso, pensiamo se ci fosse stata una foto in cui Brad Pitt e Angelina Jolie fumavano insieme una sigaretta, nel loro rifugio in Africa... non era un'immagine che valeva milioni di dollari?".

Al di là delle diverse interpretazioni, è soddisfatto del prodotto finale?
"Sì, questo è un piccolo film divertente, pericoloso. E per fortuna siamo riusciti a mantenerlo indipendente: altrimenti credo che avremmo dovuto cambiare perfino il titolo. Se pensate che qualche anno fa avrebbe dovuto interpretarlo Mel Gibson... Poi però le cose sono andate diversamente".

Lei tra qualche giorno sbarcherà alla Mostra di Venezia, con Black Dahlia: che differenza c'è tra questi suoi due film?
"Sono diversissimi. E poi Thank you for smoking è diretto da un esordiente, mentre De Palma è un professionista che sa perfettamente cosa vuole, e come ottenerlo. Diciamo che lavorare con lui è stato più facile: meno stressante".

 

Da Repubblica.it