Italiano maltrattato,
ma lo difende la Dante Alighieri

Parla Alessandro Masi, Segretario Generale della Società
che da più di un secolo tutela la nostra lingua

28 febbraio 2007. - "La nostra non è una Società letteraria né politica, ma qualcosa di più nobile e di più alto, una Società Nazionale, sorta col proposito, non di aggredire alcuno, ma di difendere ciò che è il nostro patrimonio e la nostra speranza: la lingua e la nazionalità italiana". Così parlava Giosuè Carducci nel lontano 1890, durante la seduta inaugurale del Comitato di Bologna della Società Dante Alighieri, che annoverò tra i fondatori proprio il grande poeta toscano del quale in questi giorni ricorrono i cento anni dalla morte, avvenuta il 16 febbraio 1907 a Bologna.

Da centodiciotto anni, nel nome di Carducci, tra i massimi allori della nostra lingua, la Società Dante Alighieri prosegue nella sua opera di difesa e diffusione dell'italiano. Al suo attivo ogni anno vi sono numerose iniziative tra le quali un premio di cultura riservato agli studenti, quindi una splendida Lectura Dantis affidata, mese per mese, alle corone più luminescenti nello studio dell'opera del Sommo Poeta e molti altri appuntamenti, talora prese di posizione che vanno ad incunearsi fin nelle pieghe dell'attualità, in quanto attuali sono i problemi legati a una lingua come l'italiano che, di generazione in generazione, anche svicolando tra il linguaggio giovanile e striminzito degli sms, dovrà continuare a camminare, cercando al tempo stesso di guardare avanti non dimenticando mai la caratura morale e culturale di quelli che, appunto, ne sono stati i padri.

Con questo spirito al tempo stesso altero e vivace, nobile e brillante, tra le mura del palazzo mediceo di piazza Firenze a Roma, sede della Dante, e quelle dell'ottocentesco palazzo Wedekind di piazza Colonna, storica redazione del quotidiano Il Tempo, è nato L'italiano delle Parole, un libro dalla copertina rosso antico, entro la quale si sparge lieve e preziosa una succosa raccolta di articoli del professor Alessandro Masi, dal 1999 Segretario Generale della Società Dante Alighieri.

I pezzi non sono inediti ma sono stati scelti, curati e trascritti con dovizia e passione, durante l'anno appena trascorso, traendo spunto dalla rubrica che Masi tiene settimanalmente sui fogli culturali del quotidiano romano che fu diretto da Gianni Letta, autore della prefazione al volume.

Complici di Masi nel cucire quelle che potrebbero essere le ideali tappe di un viaggio tra il passato e il presente della nostra lingua, sono stati i ragazzi dell'editrice Anemone Purpurea, guidati sapientemente dal direttore della giovane edizione, Aldo Onorati, scrittore nominato ambasciatore della cultura dei Castelli Romani, pugno di cittadine medio-piccole che insistono tra i venti e i cinquanta chilometri a sud della capitale. Terre, queste, che hanno dato i natali anche al professor Masi, rimasto sempre profondamente legato alla sua Marino.

Radici, identità. Concetti certamente cari dalle parti della Società Dante Alighieri, meno, però, in posti quali il Parlamento se è vero che, non più tardi di due mesi orsono, si leggeva sui giornali che in virtù di una stranissima alleanza tra l'internazionalismo utopistico e anacronistico di due partiti neocomunisti e quello localistico della Lega Nord, la proposta di inserire l'italiano nella Costituzione veniva bocciata dalla Camera dei Deputati, provocando pochissime polemiche se si considera la portata del problema. Ai politici, però, evidentemente, interessano ben altre questioni rispetto a quella linguistica. E poco importa se il nostro Paese, da oltre un secolo e mezzo, si esprime, di fatto, per consuetudine. Dice Masi a L'Indipendente proprio commentando il maltrattamento parlamentare subito dall'italiano: «Probabilmente ciò che manca è la consapevolezza di avere non solo una lingua di grande cultura e di straordinaria tradizione, ma anche una lingua che permette a chi giunge in Italia di integrarsi più facilmente con il nostro modo di pensare e di vivere, una lingua integrante. Per non parlare del valore dell'italiano riconosciuto all'estero, dove soprattutto in questi ultimi anni ha assunto un ruolo veicolare in grado di aprire importanti spazi nel mondo professionale. Alla proposta di legge che recita L'italiano è la lingua ufficiale della Repubblica nel rispetto delle garanzie previste dalla Costituzione e dalle leggi costituzionali andrebbe dunque affiancato un impegno concreto ancora maggiore delle Istituzioni, soprattutto scolastiche».

In questo senso la Dante recita al top il suo ruolo nello scacchiere. Proprio Masi dal 1996 è coordinatore del progetto PLIDA (Progetto Lingua Italiana Dante Alighieri) attraverso il quale si accede ad una certificazione riconosciuta con convenzione del Ministero degli Affari Esteri e convalidata scientificamente dall'Università La Sapienza di Roma, che ha valore anche nell'ambito delle politiche migratorie per il decreto legislativo del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali.

Una collaborazione con le istituzioni, dunque, che a dispetto della situazione generale, almeno per la Dante e la sua rete di contatti metaculturali, è soddisfacente.

«Devo dire - riferisce ancora Masi a L'Indipendente - che le istituzioni collaborano in maniera attiva e disponibile con la Dante, soprattutto nel campo dell'attività didattica con il riconoscimento da parte dei Ministeri degli Affari Esteri e dell'Università e della Ricerca, della certificazione PLIDA, che la Società Dante Alighieri offre ai propri studenti in conformità ai sei livelli di apprendimento della lingua italiana riconosciuti dal Consiglio d'Europa. Tale riconoscimento ha costituito per noi un grande attestato di stima e di sostegno».

Detto ciò - chiediamo - quali sono i rischi maggiori che corre oggi una lingua come la nostra e quali gli strumenti per continuare giorno dopo giorno a tenerla in vita?

«Il rischio maggiore - risponde il Segretario Generale della Dante - è dato da un fatto: l'Italia in Europa è uno dei Paesi che investe meno nella promozione del proprio patrimonio culturale e linguistico. La stessa Dante deve operare con molta attenzione alle ristrettezze del proprio bilancio, mentre in altri Paesi europei gli enti corrispondenti godono di un contributo governativo rilevante. A livello quotidiano l'impoverimento linguistico si può combattere accostando i giovani alla lettura e potenziando il sistema delle biblioteche scolastiche. Dando per scontato il ruolo negativo assunto dalla televisione, i libri rappresentano l'unica risorsa per arricchire il proprio vocabolario».

Ma un ente autorevole come la Dante riesce davvero, nei fatti, a calarsi nella quotidianità confusa e spesso rinchiusa su se stessa che è la vita dei ragazzi di oggi?

«Il segreto del dialogo con i giovani - risponde concludendo il colloquio il professor Masi - sta nel non presentare loro una concezione troppo pesante di cultura, proponendo anche aspetti che li coinvolgano in prima persona, dalla moda al cinema, dalla letteratura alla poesia, dalla narrativa al teatro fino al design, e ritagliando per loro un ruolo attivo e concreto. Nel nostro annuale Premio di Cultura, per esempio, gli studenti sono quest'anno chiamati ad interpretare con una forma d'arte espressiva a loro scelta Giosue Carducci 100 anni dopo. Qualche anno fa Manuel Vazquez Montalban iniziò un racconto lasciando loro il compito di terminarlo. Insomma: coinvolgimento stimolando fantasia e creatività».

 

Da L'INDIPENDENTE DELLE IDEE
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