"The Black Dahlia", storia nera
condita dalla bellezza di Scarlett


Il film di De Palma accolto con qualche perplessità dai critici
La Johansson: "Il mio ruolo di sex symbol? Non ci penso mai".

VENEZIA, 30 agosto 2006. - Sesso, violenza inaudita, ossessione. Ma anche glamour, bellezza, immagini patinate stile anni Quaranta. Come da copione, "The Black Dahlia" di Brian De Palma - il film in concorso che inaugura, oggi, la Mostra del cinema numero 63 - porta al Lido tutti questi elementi. Grazie alla storia nerissima e passionale che racconta, tratta dal bestseller di James Elloy, a base di omicidi, segreti e dark lady. E con il suo cast di stelle, a cominciare dalla attesissima Scarlett Johansson: "Il mio ruolo di sex symbol? - dichiara subito - non ci penso mai, mentre giro una pellicola... anche se ammetto che qui il regista voleva scene forti, intense, cariche di erotismo, che catturassero lo spettatore".

E questo, in effetti, in "The Black Dahlia" c'è. Anche se il film viene accolto, alla proiezione di questa mattina per addetti ai lavori, con un po' di perplessità, almeno da parte dei critici. Alcuni, ad esempio, non hanno apprezzato l'eccessiva complessità della trama, con troppi passaggi e troppi eventi. Ma va detto che l'impresa di De Palma non era affatto facile: trasformare le 300 densissime, complesse pagine dell'intreccio ellroyano in un film di due ore.

Protagonista assoluto, nel romanzo come nella pellicola, è Bucky (Josh Hartnett, che nella vita è il boyfriend della Johansson): ex pugile finito in polizia, nella Los Angeles di fine anni Quaranta. Qui incontra un altro sbirro ex boxeur, l'ambizioso Lee (Aaron Eckart), fidanzato con l'apparentemente dolce e seducente Kay (Scarlett): i due diventano amici, e formano con la donna una sorta di triangolo platonico. Ma la città è sconvolta dal raccapricciante omicidio - realmente avvenuto - di Betty Short, aspirante attricetta, ribattezzata dai giornali dell'epoca "Dalia nera" per il suo look (Mia Kirshner, celebre negli Usa per la lesbo-serie tv "L Word").

La coppia di agenti finisce così per essere coinvolta nel caso. Con Bucky che, costretto a non mostrare la sua passione per Kay, si butta tra le braccia dell'inquietante e ricca Madeleine (la due volte premio Oscar Hilary Swank). Ed è a questo punto che le cose precipitano, in un mondo dominato dalle torbide passioni e dall'ossessione. Col nostro eroe che alla fine, dolorosamente, riesce a svelare i numerosissimi segreti di chi gli sta intorno.

Un film che vede una bella prova d'attore di Hartnett: "Per renderlo al meglio ho cercato di non caricare troppo il personaggio - racconta Josh, sorridente, davanti a una tazza di caffè, al primo piano dell'hotel Excelsior - non volevo mostrare la sua trasformazione in maniera eccessiva, come se fosse un'escalation. Spero di esserci riuscito, anche perché ho amato molto il libro". Un impegno non solo recitativo, ma anche fisico: lui e il biondo Aaron Eckart, anche lui presente qui al Lido, si sono dovuti allenare per mesi con la boxe.

Eppure, malgrado la bravura di entrambi, oggi a conquistare le maggiori attenzioni - insieme a Brian De Palma e a James Ellroy, entrambi presenti - è lei, la bionda Scarlett. Sullo schermo, una donna che sembra in cerca di protezione e che invece, nel proseguire della vicenda, mostra tempra d'acciaio e modi da dark lady. Nella vita reale, tutt'altra storia: l'attrice è una bella ragazza tranquilla, in apparenza più giovane dei suoi 21 anni. Che spunta per l'intervista di rito in pantaloncini, castigata camicetta e ballerine ai piedi, sedendosi sulla sedia con le gambe tirate su. E intanto, tra una risposta e l'altra, mangia un piatto di frutta e beve una coca cola light.

"Per questo ruolo - racconta - non mi sono ispirata alle dive anni Quaranta e Cinquanta. Volevo che il mio personaggio fosse nuovo: una donna di casa ma molto glamour, alla moda. Non un'innocente, come può sembrare, ma una che vuole sopravvivere. Insomma, una donna straordinariamente forte". Quanto all'ossessione americana (e non solo) per le storie scabrose come quella di Dalia nera, Johansson la liquida così: "Se un paese ha dei problemi, se nel mondo avvengono genocidi, se si è depressi, ci si distrae pensando agli scandali: accadeva allora, accade oggi".

De Palma, da parte sua, ammette il suo debito "col grande cinema americano anni Quaranta e Cinquanta. Oggi fare un noir è difficilissimo: i personaggi sono tragici, vanno tutti all'inferno, e così trovare i finanziamenti è un'impresa". E per il futuro, la visione del grande regista post-hitchcockiano non è allegra: "Se penso che ora il mio Scarface o un film di Sergio Leone la gente può vederli nell'Ipod...". Come a dire: magia da grande schermo, addio.

 

Da Repubblica.it