Italiano il più antico orologio da torre originale al 100%
Il meccanismo è stato realizzato oltre cinque secoli fa ed era basato su un dispositivo di regolazione precursore del pendolo di Galileo

31 ottobre 2006. - E' italiano il più antico orologio ancora esistente al mondo interamente originale, con il sistema di regolazione in uso prima dell'introduzione del pendolo. L'orologio, che risale ai primi del '500 (ma potrebbe essere anche della fine del '400) è una delle ultime acquisizioni in mostra al Museo degli orologi da torre di San Marco dei Cavoti, in provincia di Benevento.

Prima che il principio di isocronia del pendolo venisse impiegato negli orologi, questi utilizzavano un particolare dispositivo regolatore denominato "foliot". In questo dispositivo, una ruota motrice dentata, ad asse orizzontale, incontra le "palette" dell'albero di regolazione. Questo porta un'asta orizzontale, detta "bilancia" perché munita di pesi alle estremità, sospesa ad un elemento flessibile, spesso una stringa di seta. A ogni scatto, il sistema compie oscillazioni elastiche avanti e indietro e il loro periodo si può variare spostando i pesi. E’ stato accertato che i primi foliot comparvero intorno al decimo secolo negli "svegliarini monastici", considerati i prototipi degli orologi meccanici e che di questi avevano tutti gli organi fondamentali: il motore (un contrappeso di pietra), il distributore (lo "scappamento" a palette), il regolatore (il foliot). Poiché il foliot governa la velocità del movimento del tempo, gli antichi scrittori e poeti lo indicavano anche come "the mistress" (la padrona).

Il foliot fu sostituito dal più preciso pendolo solo dopo che Galileo Galilei formulò nel 1641 la legge dell'isocronismo del pendolo, cioé l'uguale durata delle oscillazioni, sia ampie che brevi.

La pratica applicazione del pendolo come regolatore di orologi avvenne però solo il 1656 a opera dell'astronomo Christian Huygens. In ogni caso, lo scappamento a verga e foliot fu usato con successo per circa 350 anni. Fino ad oggi, il più antico orologio conosciuto con regolazione a foliot era ritenuto quello che per secoli ha scandito il tempo dal campanile della cattedrale di Salisbury.

In questo meccanismo, oggi non più in funzione ma esposto in una navata della cattedrale, il foliot non è però quello originale del 1386, anno della sua costruzione. Venuti a conoscenza della maggiore presisione consentita dal pendolo rispetto al foliot, successivamente al 1680 gli orologiai inglesi apportarono tale modifica all'orologio di Salisbury, che in tal modo rimase in funzione fino al 1884, quando fu sostituito da un esemplare più moderno. Infine, nel 1956, fu restaurato nella sua forma originale e rimesso in funzione con un foliot ricostruito secondo i canoni originali.

Il meccanismo che è possibile ammirare nel museo di San Marco dei Cavoti dispone invece di tutti gli organi originali, compreso il foliot ed è quindi il più antico esemplare conosciuto esistente al mondo. Anche questo meccanismo, così come l'orologio di Salisbury e tutti gli altri dei borghi medievali, non dispone di quadrante e lancette in quanto gli orologi dell'epoca erano solo sonori e indicavano le ore con i rintocchi delle campane.

L'orologio meccanico medievale era una macchina asservita alla scansione del tempo naturale. Le sonate (nella sequenza 1-12, 1-12 nell'arco delle 24 ore) dovevano piegarsi al ciclo naturale. Il tempo dell'orologio cominciava al tramonto con l'inizio della conta delle 12 ore notturne, proseguiva con la conta delle 12 ore diurne, terminando al tramonto del giorno successivo. Poiché il tramonto anticipa man mano che si va dal solstizio d estate fino al solstizio d inverno e ritarda passando dal solstizio d'inverno al solstizio estivo, dopo alcuni giorni bisognava regolare l'orologio, anticipando o ritardando la sonata delle prima ora notturna. Alla regolazione, alla ricarica e alla manutenzione era destinato un addetto, chiamato "temperatore" dell'orologio.

Il museo di San Marco dei Cavoti espone una collezione di meccanismi per orologi da torre raccolti dal maestro artigiano Salvatore Ricci, che ha vi ha dedicato una vita di passione e di lavoro; collezione che qualche anno fa è stata acquisita dal Consiglio Nazionale delle Ricerche. Si tratta di una settantina di meccanismi ai quali Ricci ha ridato vita partendo spesso di ammassi di ferraglia, grandi ruote dentate coperte di ruggine, assi storti, pesi in pietra, pendoli e campane.

 

Dalla rivista NEWTON