"Toy Story 3", tra cinema e gadget

Calorosa accoglienza in Italia e in Messico per il bellissimo film d'animazione in 3D
targato Pixar, che in America è già da record.

3 luglio 2010. - Non è semplicemente il film d'animazione che sta polverizzando ogni record, Toy Story 3 - La Grande fuga. E non è nemmeno solo il terzo capitolo di un marchio amatissimo dal pubblico di ogni età, i cui eroi sono entrati nell'immaginario collettivo delle famiglie di mezzo mondo. Questa nuova pellicola targata Disney/Pixar, dal 7 luglio nelle nostre sale, è soprattutto una grandissima avventura cinematografica, una storia per tutte le età che lascia il segno. Perché contiene tutte le corde capaci di toccano lo spettatore: azione, avventura, legami familiari, amicizia, azione, emozioni. Un mix che i giornalisti italiani, riuniti al cinema Adriano per l'anteprima stampa, hanno mostrato di apprezzare molto.

E quindi, almeno in casa nostra, la sfida è chiara: vedere se Toy Story 3, malgrado l'uscita nel pieno dell'estate e con le città che si svuotano per i weekend, otterrà risultati paragonabili a quelli d'oltreoceano. Dove è stato già campione d'incassi nei primi due fine settimana di programmazione, con quasi 227 milioni di dollari incassati, stracciando concorrenti agguerriti come Knight and Day con Tom Cruise e Cameron Diaz, The Karate Kid e A-Team. Del resto parliamo di un marchio che ha già dimostrato un enorme appeal al botteghino: in tutto gli altri due episodi - diretti entrambi dal boss della Pixar John Lasseter, e usciti rispettivamente nel 1995 e nel 1999 - hanno guadagnato 878 milioni di dollari. Con 8 miliardi di dollari di vendite di merchandising collegato. Il primo Toy Story, poi, è stato anche inserito nella lista dei cento principali film della storia del cinema dal prestigioso American Film Institute.

La scommessa, di fronte a tanto planetario successo, non è però solo sugli incassi. Perché l'altra sfida di Lasseter e dei suoi compagni d'avventura, in quel concentrato di creatività e di innovazione tecnologica che è la Pixar, era sulla qualità: sfornare un prodotto all'altezza dei due precedenti, due veri gioiellini. Ma anche in questo ambito, la partita è stata vinta. Non tanto per la decisione di girare il film - diretto questa volta da Lee Unkrich - in 3D (è la prima volta, per la società di animazione): la visione tridimensionale, in questo caso, non fa particolarmente la differenza. A farla invece sono i personaggi, anche minori, tratteggiati con efficacia, e una sceneggiatura scoppiettante che tiene avvinto lo spettatore. Piccolo e grande. Certo, per il pubblico baby, il discorso è più complesso. Perché, come già nei capitoli precedenti, la pellicola è accompagnata da un'invasione di merchandising che come ovvio non risparmia il nostro Paese: dai pupazzi alle figurine al rilancio dei film già in homevideo, la toystorymania dilaga.

Quanto alla trama, già ampiamente svelata negli ultimi mesi, parte dal fatto che Andy, il proprietario dei giocattoli protagonisti Woody (doppiato in Italia da Fabrizio Frizzi) e Buzz (Massimo Dapporto), è cresciuto e sta per andare al college. Per una serie di circostanze, i suoi balocchi preferiti finiscono in un asilo che si rivela una sorta di lager, governato da un orso cattivo e dispotico. Da qui la decisione di intraprendere quella grande fuga citata dal titolo. Ma oltre agli eroi che già conosciamo ci sono i nuovi personaggi: i più cult, con tante citazioni fatte per far ridere il publico adulto, sono Barbie (già presente, con un ruolo minore, in Toy Story 2) e Ken, a cui prestano la voce Claudio Gerini e Fabio De Luigi.

E proprio Ken è stato lo spunto per l'immancabile polemica negli Usa, patria mondiale del politicamente corretto: alcune hanno criticato infatti la caratterizzazione del fidanzato di Barbie, giudicato troppo stile gay-fashionista. Da qui le accuse alla pellicola di essere "sessista e omofobica". Ma francamente, vista da questo lato dell'oceano, le accuse appaiono più stucchevoli che mai.

 

(repubblica.it)

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