Harry e la religione

Un nuovo libro per difendere il messaggio fondamentale
della serie di J.K. Rowling
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4 luglio 2011. - Per la «generazione Harry Potter» quest’estate si consuma un autentico lutto. Il 13 luglio finisce cinematograficamente, come già è finita letterariamente, la saga che ha accompagnato i nati negli Anni 90 e 2000 fin da quando hanno imparato a leggere. Per loro Harry Potter è un simbolo, un magico amico, che nei sette capitoli e sette anni della sua adolescenza (il primo libro è stato pubblicato in Gran Bretagna nel 1997) ha insegnato a crescere e combattere il male. Un romanzo di formazione, ma anche una mappa esistenziale, che ha creato una fortissima identificazione. Una metafora dello sviluppo psicologico ed esistenziale dall’infanzia all’età adulta.

Eppure Harry Potter fin dall’esordio ha avuto non poche critiche, alcune anche di matrice religiosa, a partire dal presupposto che il pensiero cristiano è incompatibile con la magia. Adesso però arriva il saggio di un pastore metodista, Peter Ciaccio, a riscattare la (buona) fede del maghetto. Il Vangelo secondo Harry Potter (ed. Claudiana, prefazione di Dario Viganò) è una puntuale analisi delle tematiche spirituali che affiorano dagli scritti di J.K. Rowling nell’intento di promuovere il dialogo tra teologia e cultura pop. «Il mondo ha bisogno di fantasia per continuare a vivere e a sperare - sostiene Ciaccio -, è questo l’s.o.s. lanciato da J.K. Rowling. E anche la fede ha bisogno di fantasia, per capire che questo mondo pieno di violenza e ingiustizie non è quello sognato da Dio».

Secondo Ciaccio in realtà il messaggio di Harry Potter è profondamente cristiano. La magia, infatti, «nel libro, è parte del creato, non un inganno di Satana»: richiede studio e applicazione, non annulla la fatica e il merito individuali. La magia contro cui si scaglia il testo del Levitico citato dai detrattori di Harry Potter («Non praticherete alcuna forma di divinazione o magia») non è quella dei bambini che giocano con le bacchette, ma quella di chi promette una vita migliore, sfruttando le scorciatoie: «Il Levitico parla contro la cultura del Superenalotto, non contro Harry Potter».

 

(lastampa.it / puntodincontro)

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4 de julio de 2011. - Para la "generación de Harry Potter," este verano representa un verdadero luto. El 13 de julio termina cinematográficamente, como ya ha terminado literariamente, la saga que ha acompañado a los nacidos en los años 90 y 2000 desde que aprendieron a leer. Harry Potter es para ellos un símbolo, un amigo mágico que en los siete capítulos y siete años de su infancia (el primer libro se publicó en Gran Bretaña en 1997) les ha enseñado a crecer y a luchar contra el mal. Una novela formativa, pero también un mapa existencial, que ha creado una identificación muy fuerte. Una metáfora para el desarrollo existencial y psicológico de la niñez a la edad adulta.

Sin embargo, desde el inicio, Harry Potter ha sido objeto de muchas críticas, incluyendo algunas de carácter religioso, a partir de la suposición de que el pensamiento cristiano es incompatible con la magia. Pero ahora el libro de un ministro metodista, Peter Ciaccio, llega a redimir la (buena) fe del joven mago. El Evangelio según Harry Potter (editorial Claudiana, con prólogo de Dario Viganò) es un análisis detallado de los temas espirituales que surgen de los escritos de J.K. Rowling con la intención de promover un acercamiento entre la teología y la cultura pop. "El mundo necesita la fantasía para seguir teniendo vida y esperanza - dice Ciaccio - este es el S.O.S. lanzado por J.K. Rowling. Y también la fe necesita de la imaginación para darse cuenta de que este mundo lleno de violencia e injusticias no es el que Dios quería".

Según Ciaccio el mensaje de Harry Potter es profundamente cristiano. La magia, de hecho, "en el libro forma parte de la creación, no se trata de un engaño de Satanás": se requiere de estudio y esfuerzo y no desvirtúa el trabajo duro y el mérito individual. La magia que se menciona en el texto del Levítico —citada por los críticos de Harry Potter— ("No practiquen adivinación, ni cualquier tipo de magia") no es la de los niños que juegan con varitas, sino la de aquellos que prometen una vida mejor, aprovechando atajos "el Levítico critica la cultura del "sacarse la lotería", y no a Harry Potter"

 

(lastampa.it / puntodincontro)

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