Bruxelles: a rischio la delegazione
della Dante Alighieri

«TRASCURARE UNA LINGUA SIGNIFICA CORRERE IL RISCHIO
CHE I SUOI LOCUTORI VOLTINO LE SPALLE ALL’IDEA EUROPEA».

 

4 novembre 2010. - Probabilmente da oggi l’Europa sarà culturalmente più povera. I recenti tagli apportati dalla Legge Finanziaria, che hanno decurtato del 64% in due anni il bilancio della più antica Istituzione italiana preposta allo studio e alla diffusione della nostra lingua e della nostra cultura nel mondo, mettono a rischio l’operato della Società Dante Alighieri in sede di Commissione Europea.

Le azioni intraprese per la recente battaglia sul Brevetto Europeo, per l’affermazione del diritto paritetico dell’uso dell’italiano nel sito Internet ufficiale dell’UE, http://europa.eu/index_it.htm, e per la ferma opposizione alle decisioni del Presidente Barroso a favore del trilinguismo anglo-franco-tedesco, non avranno più quell’efficacia che negli ultimi anni ha consentito di registrare più di una vittoria da parte italiana.

Secondo i dati Eurobarometro del 2006, l’italiano - insieme all’inglese - è la lingua che nell’UE ha il numero più alto di parlanti madrelingua (13%), dopo il tedesco (18%) e prima di francese (12%), spagnolo e polacco (9%). L’indagine Italiano 2000, diretta dal linguista Tullio De Mauro, riporta che la lingua italiana è la quarta più studiata nel mondo: nel Canada anglofono è la seconda lingua più studiata dopo il francese, mentre negli Stati Uniti e nel Regno Unito è la quarta dopo francese, spagnolo e tedesco; nell’Europa dell’Est le percentuali di studio sono molto alte; in Ungheria è la seconda lingua più richiesta dopo l’inglese; in Russia contende il secondo posto a francese e tedesco, mentre in Ucraina una ricerca dell’Accademia delle Scienze di Kiev colloca la nostra lingua al primo posto tra le lingue straniere più studiate; a Vienna, infine, l’italiano è secondo solo all’inglese.

Si legge nel “Rapporto Maalouf” redatto nel 2008 e contenente le proposte del Gruppo degli intellettuali per il dialogo interculturale costituito su iniziativa della Commissione Europea: «Trascurare una lingua significa correre il rischio che i suoi locutori voltino le spalle all’idea europea. Non può aderire pienamente alla costruzione europea chi non ha la sensazione che la propria cultura, e in primo luogo la propria lingua, sia pienamente rispettata e che l’integrazione del suo Paese nell’Unione Europea contribuisce a dare maggiore prestigio alla propria lingua e alla propria cultura e non a renderle marginali». E ancora: «Ogni lingua è il prodotto di un’esperienza storica unica, è portatrice di una memoria, di un patrimonio letterario, di un’abilità specifica, e costituisce il fondamento legittimo di un’identità culturale. Le lingue non sono intercambiabili, di nessuna si può fare a meno, nessuna è superflua».

 

(La Dante.it)

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