Andrea Camilleri
all'Aquila

Di Emanuela Medoro.


6 luglio 2011. - Quest’incontro era stato programmato dall’associazione “Volta la Carta” per il festival dell’editoria indipendente, tenutosi all'Aquila alla fine di maggio. Andrea Camilleri annullò allora il suo incontro, promettendo di venire in seguito. Ha mantenuto la promessa, ed ha incontrato gli aquilani presso l’auditorium della Guardia di Finanza, gremita per lui, accolto da una ovazione in piedi, sentita e prolungata. Interlocutrice Tiziana Pasetti.

Per motivi di lavoro A. Camilleri frequentò L’Aquila prima del sisma, lavorò nel teatro ed ebbe rapporti di amicizia con molti aquilani, oggi non ha voluto rivedere il centro semidistrutto, preferisce ricordarla come era, e neppure ha voluto manifestare i suoi ricordi della città che fu, lasciandoli agli aquilani.

 

 

Aprendo squarci della sua vasta cultura e raffinata competenza letteraria, con spirito caustico e lucidità di pensiero ci ha illuminati su parecchi punti. Efficacissimo il suo modo di esprimersi, usa delle metafore ed immagini dense di significato, sintetiche ed esaurienti al contempo, un prezioso distillato di altissime capacità di rielaborazione, fantasia e saggezza. Esistono registrazioni e trascrizioni integrali della conversazione, tuttavia cerco di riportare per sommi capi i concetti espressi.

I temi emersi nell’incontro riguardano la specificità della cultura di provincia, da lui spiegata come un condensato non dispersivo delle caratteristiche di una popolazione che consente una migliore comprensione della natura umana, fenomeno simile in tutto il mondo, in Francia come in Sicilia. Da questo argomento il passo verso il rapporto lingua dialetti è breve, i dialetti la linfa che concorre a nutrire l’albero grande della lingua madre in un continuo movimento verso il centro. A. Camilleri, un autorità in materia, se pensiamo al luogo di nascita, vita, lavoro e modo di esprimersi del nostro amatissimo commissario, riporta a questo proposito un pensiero di Pirandello: di una data cosa il dialetto esprime il sentimento, della medesima la lingua esprime il concetto.

Il dialetto, ovvero la lingua che esprime i sentimenti, a questo proposito è bene riportare una osservazione di T. Pasetti, circa una notevole ripresa dell’uso del dialetto dopo il terremoto a L’Aquila, come un tentativo disperato di conservare con il solo mezzo a disposizione di tutti una identità culturale ed affettiva minacciata, semidistrutta da un avvenimento incontrollabile.

Entrando nella letteratura, A. Camilleri spiega che i testi fondamentali della sua formazione sono due: La Condizione Umana di A. Malreaux, un libro passato fra le maglie della censura fascista che lui lesse a 17 anni e gli consentì di scoprire che i comunisti erano gente come noi, scoperta fondamentale per il figlio di uno squadrista che aveva partecipato alla marcia su Roma. E La Storia della colonna Infame di A. Manzoni, che gli consentì di capire i nessi fra giustizia e potere politico, testo profondamente formativo.

Cita poi con molto spirito la lettera di scuse che lui scrisse ad A. Manzoni, quando un consiglio di classe di una scuola siciliana decise di sostituire la lettura de I Promessi Sposi con Il Birraio di Preston. La figura preferita de I Promessi Sposi? Cita alcuni personaggi, ma di don Abbondio precisa che rappresenta tre quarti d’Italia.

Bellissimo e veramente illuminante il suo modo di vedere la differenza fra scrittura in prosa e quella in poesia. La prima si muove in orizzontale, la seconda va come un razzo spaziale, raggiunge un’altitudine astrale in pochi secondi. Scrittura privilegio di pochissimi. Grazie per questo raggio di luce.
Una prolungata ovazione ha salutato lo scrittore al termine dell’incontro, tutti veramente grati ad uomo che ci dà tanta gioia ed un sorriso.

 

(emedoro@gmail.com / puntodincontro)

***

6 de julio de 2011. - Este encuentro había sido programado por la asociación "Volta la Carta" para el festival de editores independientes, que se celebró en L'Aquila a finales de mayo. Andrea Camilleri canceló en aquel entonces su participación, con la promesa de venir más tarde. Mantuvo su promesa y se reunió con los habitantes de L'Aquila en el auditorio de la Guardia di Finanza, que registró un lleno total para él, recibido por una ovación de pie, sincera y prolongada. Tiziana Pasetti fue moderadora del evento.

Por razones de trabajo Camilleri visitaba a menudo L'Aquila antes del terremoto, trabajó en teatro y tenía muchos amigos locales. Hoy no quiso volver a ver el centro semi-destruido, prefirió recordarlo como era, y tampoco quiso expresar sus recuerdos de la ciudad, tarea que dejó a los habitantes y originarios del lugar.

A través de su vasta cultura y competencia literaria, con ingenio cáustico y lucidez de pensamiento nos iluminó acerca de varios puntos. Para lograr su eficaz forma de expresarse utiliza metáforas e imágenes llenas de significado, sintéticas pero al mismo tiempo integrales, un valioso destilado de muy alta capacidad de elaboración, imaginación y sabiduría. Hay grabaciones y transcripciones integrales de la conversación, pero trato de resumir los conceptos brevemente.

Los temas que surgieron en la reunión tienen que ver con la especificidad de la cultura de la provincia, que explicó como una condensación no dispersiva de las características de una población que permite una mejor comprensión de la naturaleza humana, fenómeno similar en todo el mundo, tanto en Francia como en Sicilia. A partir de este argumento se pasó, casi naturalmente, a la relación entre los dialectos y los idiomas, tema en el que definió a los dialectos como los canales linfáticos que nutren al árbol de la lengua en un movimiento continuo hacia el centro. A. Camilleri es una autoridad en esta materia, si tenemos en cuenta su lugar de nacimiento, vida, trabajo y forma de hablar, y retomó —a este propósito— una idea de Pirandello: de una misma cosa el dialecto expresa el sentimiento, mientras que la lengua la define como concepto.

El dialecto, o sea, la lengua que expresa los sentimientos. A este respecto existe una observación de T. Pasetti acerca de un fuerte resurgimiento de la utilización del dialecto después del terremoto de L'Aquila, como un intento desesperado por mantener —a través del único medio disponible para todos— la identidad cultural y emocional amenazada, parcialmente destruida por un suceso incontrolable.

Entrando en la literatura, A. Camilleri dice que los textos clave de su formación son dos: La condición humana de A. Malreaux, un libro que pasó entre los retenes de la censura fascista que leyó a los 17 años y le permitió descubrir que los comunistas eran personas como nosotros, gran avance para el hijo de un miembro de un escuadrón que había participado en la marcha sobre Roma. Y "La historia de la columna infame", de A. Manzoni, que le permitió comprender la relación entre la justicia y el poder político, un texto profundamente educativo.

 

(emedoro@gmail.com / puntodincontro)

Share