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Leonardo da Vinci. Ritratto di
Cecilia Gallerani (Dama con l'Ermellino), 1489-90 ca
Property of the Czartoryski Foundation in Cracow on deposit at the National
Museum in Cracow
© Princes Czartoryski Foundation
9 novembre 2011. - Nella sala uno il grande maestro ti accoglie con il
disegno di una testa, il profilo di un uomo con il bulbo oculare in evidenza
collegato a «tre camere» interne al cervello: la prima immagazzina i dati,
la seconda è la sede dell'anima, dell'immaginazione, dell'intelletto, la
terza è la memoria. Per il genio «l'osservazione, la creatività artistica e
la divina scintilla della psiche sono collegate in modo inestricabile»,
spiega Luke Syson, uno dei curatori del «big show», il grande evento
culturale, il più atteso, il più importante, l'unico al mondo.
Quando
mai era capitato e quando mai capiterà di vedere radunati nove dipinti di
Leonardo da Vinci? Ne realizzò in vita una ventina e solo quindici ne sono
rimasti. Ed eccoli qui i nove capolavori sui 15 messi in cantiere (alcuni
terminati, altri abbozzati) durante la sua lunga permanenza alla corte
milanese di Ludovico Sforza, diciotto anni dal 1492 al 1508. In esposizione
alla National Gallery, assieme a una cinquantina di disegni, di schizzi, di
opere degli allievi. C'è una mostra che può pareggiare la sontuosità di ciò
che l'istituzione museale londinese propone oggi? Forse, i critici avranno
da fare le loro giuste osservazioni ma resta abbagliato e sorpreso chi entra
nelle sale della National per vedere così tanti tesori vinciani, insieme, in
un percorso che ricostruisce la «carriera» dell'artista-scienziato al
servizio del Moro.
Non è casuale imbattersi subito in quel profilo che è uno studio di anatomia
e un manifesto filosofico del pensiero leonardesco: dietro c'è «Il Musico»,
prestato dalla Veneranda Biblioteca Ambrosiana, il volto (si ritiene) di
Atalante Migliorotti al quale lo stesso Leonardo avrebbe insegnato musica,
lui Leonardo suonatore di liuto e secondo alcuni autori chiamato da Ludovico
«il Moro» proprio per la sua eccellenza con tale strumento. È uno strappo, è
una rivoluzione silenziosa che Leonardo compie con la tradizione del tempo
secondo la quale il ritratto doveva essere un profilo, quasi a mantenere la
distanza con l'osservatore. Invece, nel «Musico» il grande maestro dà forza
allo sguardo, agli occhi con le pupille dilatate, perché gli occhi sono lo
specchio dell'anima. È un tema che ricorre, l'intensità, la forza, l'incanto
degli occhi che ti inseguono e ti seguono, che parlano e raccontano la
storia di un uomo, di una donna, la nobiltà del loro spirito e del loro
amore conservati nella «camera» dell'anima. O i loro drammi. È la bellezza
interiore che diviene la grazia esteriore nella «Dama con Ermellino» (che
arriva da Cracovia), il viso, il busto e ancora e soprattutto lo sguardo di
Cecilia Gallerani sedicenne amante di Ludovico Sforza, l'inno alla purezza,
l'ermellino che simboleggia questa purezza, e nel «Ritratto di una Donna» (dal
Louvre), Beatrice d'Este, la moglie del Moro, geometricamente perfetta. Ma è
pure la tragedia del «San Gerolamo» (dal Vaticano), l'eremita penitente che
si colpisce con un sasso.
Leonardo da Vinci.
Cinque studi di volti (Un uomo ingannato dagli zingari), 1493 ca
Prestato da Sua Maestà la Regina
© The Royal Collection 2011, Her Majesty Queen Elizabeth II
E la profondità del Cristo «Salvator Mundi», un'opera «sconosciuta», mai
attribuita a Leonardo fino a che, dopo essere scomparsa per più di due
secoli, ha concluso nella mani di privati il suo misterioso viaggio per
appena 58 sterline e solo da poco attribuita con certezza al genio, a lui
probabilmente commissionata dal re francese Luigi XII al suo arrivo a
Milano. Gli occhi che sono anche espressione di fede, di religiosità, di
protezione, di adorazione, di dolcezza, di rispetto nella «Vergine con
bambino» (da San Pietroburgo) e nella «Vergine delle Rocce», la Vergine
Maria che tiene San Giovanni Battista il quale osserva il Cristo Bambino
affiancato dall'angelo.
Due versioni ne dipinse Leonardo. Una è del Louvre, l'altra di casa qui a
Londra, proprio alla National. Nessuno era riuscito a riunirle, per marcarne
le differenze, i particolari che si trasformano (i colori, la croce che
compare, la mano dell'angelo nascosta). La National Gallery ha compiuto il
miracolo. Neppure Leonardo aveva avuto la gioia e il privilegio di ammirare
questi due suoi capolavori uno di fronte all'altro. E chissà quale avrebbe
scelto.
(fabio cavalera / corriere.it / puntodincontro)
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9 de noviembre de 2011. - En la sala número uno, el gran maestro te da la
bienvenida con el dibujo de una cabeza, el perfil de un hombre con el globo
ocular en evidencia conectado con "tres espacios" en el interior del
cerebro: el primero almacena los datos, el segundo es la sede del alma, de
la imaginación y del intelecto, mientras que en el tercero reside la
memoria. Según el genio toscano, la observación, la creatividad artística y
la chispa divina de la mente están íntimamente conectadas", explica Luke
Syson, uno de los organizadores del «big show», el gran evento cultural, el
más esperado, el más importante, único en el mundo.
¿Cuándo había sucedido (y cuando volverá a suceder) que se reunieron
nueve pinturas de Leonardo da Vinci? Durante su vida pintó alrededor de
veinte y sólo quedan quince. Y aquí están las nueve obras maestras de las 15
que se iniciaron durante su larga estancia en la corte milanesa de Ludovico
Sforza —dieciocho años— 1492 a 1508. En exhibición en la National Gallery de
Londres, junto con alrededor de cincuenta dibujos, bocetos y trabajos varios
de sus discípulos. ¿Existe alguna otra exposición que pueda alcanzar la
magnificencia de lo que ofrece la institución Londinense hoy? Tal vez los
críticos tendrán que hacer sus justos comentarios, pero quedan deslumbrados
y sorprendidos todos los que entran a los pasillos de la Galería al ver a
tantos tesoros de da Vinci, en conjunto, en un camino que traza la "carrera"
del artista-científico al servicio del Moro.
(fabio cavalera / corriere.it / puntodincontro) |
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