Frontespizio della prima edizione (1843) di A Christmas Carol (Canto di Natale in Prosa)
con le illustrazioni di John Leech.
 

21 dicembre 2012 - Lo scorso 6 febbraio si sono celebrati i 200 anni dalla nascita di Charles Dickens, il fondatore (con Victor Hugo) del romanzo sociale, genere che tratteggia la vita dei ceti economicamente svantaggiati e denuncia le situazioni di sopruso e pregiudizio e che influenzò in Inghilterra Henry Fielding e Daniel Defoe e, per alcuni versi, Laurence Sterne, mentre in Italia si affermò come una nuova forma di realismo, privo di ogni valenza magica, come voleva Bontempelli, con Bilenchi, Silone e Bernani.

Dal momento che la pausa di Natale invita alla lettura, vi propongo due titoli come regalo a voi stessi, per sentirvi più in sintonia con uno spirito che i fatti contrastano o ritardano nel suo aleggiare.

In primo luogo il libro che secondo Booksblog è il più venduto al mondo: “Canto di Natale in prosa” e poi il meno noto (ma non meno bello) “L’invasato”.

Il primo è una fiaba da raccontare ai bambini e da rileggere da grandi, una storia di paura, di morte ma anche di solidarietà umana, di fantasmi grotteschi che si sfumano e si frammentano nel sogno e nell’incubo privato, un grande ritratto di solitudine e di vecchiaia e di una città degradata, e soprattutto un magico regalo di Natale che trasforma il gelo e il buio dell’egoismo e dell’avarizia nel calore di un sorriso e di una festa per tutti. L’edizione recente di Marsilio è speciale e vuole aiutarci a ritrovare in noi il senso di appartenenza, con la presenza del testo originale inglese, che ci restituisce il dono impagabile di una scrittura che tocca i registri più svariati del grottesco e del comico, del tragico e del sentimentale, in una scansione rapidissima (lo spazio è quello di una notte) di tempi e di modi. E “speciale” è la passione della curatrice e traduttrice (Marisa Sestito) che, nella sua lunga e profonda consuetudine con Dickens e con i suoi molteplici registri e generi, ci guida a riconoscervi la familiarità di temi e figure e al tempo stesso a scoprirne la specificità e l'unicità.

Quanto a “L’invasato”, è sempre una storia di Natale, un magico sconcertante racconto, su un dono stregato e crudele, e su uno sventurato patto che il protagonista, il chimico Redlaw, sancisce con il proprio Doppio fantasmatico. Il dono - che egli è condannato a trasmettere a tutti coloro che gli si accostano - è quello di poter dimenticare, poiché è soprattutto "torto, dolore e affanno" che la memoria del passato sembra portare con sé. Ma non comprende, il severo scienziato, che insieme a tutto questo se ne andranno ricordi, emozioni e desideri, e tutto ciò che va a costruire, nel tempo, lo spessore della natura umana. In una cupa discesa verso la solitudine e l’indifferenza, vediamo lui stesso, e via via tutte le figure che incrociano il suo percorso in una Londra povera e degradata ma vitale, perdere i tratti della solidarietà, della benevolenza e dell’allegria e chiudersi nell’egoismo, nell’ingordigia e nel sospetto. Indenne dal dono resta la figura femminile e materna di Milly, semplice e pura di cuore, ed è a lei che Redlaw finisce per affidarsi, per recuperare, insieme alla memoria e ai nodi dolorosi che col patto aveva cercato di sciogliere, la propria umanità e la gioia del Natale. Ritornano tutti i caratteri e i temi del grande Dickens: l’alternanza di comico e tragico, di momenti di cupa introspezione e di incontenibile allegria, delle figure dell’ombra e di quelle della benevolenza; e l’infanzia, nelle sue componenti più inquietanti e in quelle più tenere; e la prosa magnifica, costruita su vertiginosi scarti di ritmo e incantatorie ripetizioni.

 

(carlo di stanislao / puntodincontro)

 

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Frontispicio de la primera edición (1843) de Un cuento de Navidad (A Christams Carol)
con ilustraciones de John Leech.
 

21 dicembre de 2012 - El pasado 6 de febrero se celebró el aniversario número 200 del nacimiento de Charles Dickens, fundador (junto con con Víctor Hugo) de la novela social, género que retrata la vida de las clases menos favorecidas y denuncia situaciones de abuso y prejuicio. Este género influyó en Inglaterra en los escritos de Henry Fielding y Daniel Defoe Daniel y, en cierto modo, también en el trabajo de Laurence Sterne, mientras que en Italia surgió como una nueva forma de realismo, desprovisto de cualquier valor mágico, al estilo de Bontempelli, Bilenchi, Silone y Bernani.

En primer lugar, el libro que según Booksblog es el más vendido en el mundo: “Un cuento de Navidad” (A Christmas Carol) y después el menos conocido (pero magnifico) “El hechizado” (The haunted man).

La primera es una historia que hay contarle a los niños y volver a leer entre adultos, una historia de miedo, de muerte, pero también de la solidaridad humana, de fantasmas grotescos que se desvanecen y se despadazan entre sueños y pesadillas, un gran retrato de la soledad y de la vejez en una ciudad degradada y, sobre todo, un mágico regalo de Navidad que transforma el frío y la oscuridad del egoísmo y de la codicia en el calor de una sonrisa y una fiesta para todos.

El “Hechizado”, por otro lado, es también un cuento de Navidad, un cuento mágico y desconcertante acerca de un regalo embrujado y cruel y el lamentable pacto que el protagonista, el químico Redlaw, lleva a cabo con su propio doble fantasmal. El regalo —que él es condenado a transmitir a todos los que se le acercan— es ser capaz de olvidar, dado que las memorias del pasado parecen llevar consigo sobre todo “rencor, dolor y angustia”.

Sin embargo, el científico no entiende que junto con todo esto desaparecerán también los recuerdos, las emociones y los deseos, así como todo los elementos que construyen, con el tiempo, la esencia misma de la naturaleza humana. En un oscuro descenso hacia la soledad y la indiferencia, lo vemos —junto con todos los personajes que se cruzan en su camino en una Londres pobre y degradada— perder los rasgos de la solidaridad, la bondad y la alegría, para encerrarse en el egoísmo y la sospecha.

No resulta, sin embergo, dañada por este “don” la figura femenina y maternal de Milly —sencilla y pura de corazón— y Redlaw termina por refugiarse en ella para recuperar, junto con la memoria y los nudos dolorosos que con el pacto había tratado de disolver, su propia naturaleza humana y la alegría de la Navidad.

 

(carlo di stanislao / puntodincontro)