Firenze

L'arbitro e il gladiatore

1800 anni fa in un arena di Amiso, sul Mar Nero,
il primo errore documentato di un giudice di gara.

L'epitaffio sulla tomba di Diodoro: «Dopo aver distrutto il mio avversario Demetrio non lo finii immediatamente.
Il destino e lo scaltro imbroglio del summa rudis mi hanno ucciso».
 

27 giugno 2011. - «Fallo!» Il primo errore arbitrale della storia? Risale a ben 1800 anni fa e sarebbe stato commesso in un incontro tra gladiatori nell’arena. Un enigmatico messaggio inciso sulla lapide di un lottatore romano e stato ora decifrato da un professore dell’università del Canada. Diodoro avrebbe perso il combattimento per un «fallo» non concesso dal giudice di gara, un errore che il gladiatore ha pagato con la vita.

LA LAPIDE RIVELATRICE - Dev’essere stata una lotta drammatica e senza esclusione di colpi quella combattuta 1800 anni fa nell’arena di Amiso, sul Mar Nero, nell'attuale Turchia: gladiatore contro gladiatore, Diodoro contro Demetrio. Demetrio era stato messo a terra e il suo avversario si sentiva già vincitore, quando è intervenuto l’arbitro con una decisione che ha cambiato radicalmente la situazione e ha permesso a Demetrio di sferrare un attacco mortale al suo oppositore. A decifrare l'epitaffio e il bassorilievo sulla lapide è stato il professore canadese Michael Carter della Brock University di St. Catharines, nell’Ontario. I risultati della ricerca verranno pubblicati nella rivista tedesca di papirologia e epigrafia, la «Zeitschrift für Papyrologie und Epigraphik».

LA STORIA - La pietra tombale di Diodoro, trovata a Amiso (oggi Samsun), dopo la Grande guerra donata al Musée du Cinquantenaire di Bruxelles, in Belgio, risale ai tempi dell'Impero romano: i suoi confini si estendevano allora dal Vallo di Adriano fino al fiume Eufrate, in Siria. Oltre all’iscrizione in greco - la lingua franca nella parte orientale dell'Impero - si riconosce un gladiatore che tiene in mano due pugnali o due spade; il suo avversario è a terra e sta facendo segno di volersi arrendere, chiede misericordia. Per Carter questo bassorilievo è assai differente dagli altri, perchè «racconta una storia».
 

IL SUMMA RUDIS - Tradotto, il messaggio lasciato sulla lapide recita: «Dopo aver sconfitto e atterrato il mio avversario Demetrio, non l'ho ucciso immediatamente. Il fato e un tradimento del summa rudis mi hanno ucciso». Il summa rudis era il capo arbitro, che forse in passato aveva avuto esperienze da gladiatore nella stessa arena. Quasi tutte le lotte erano seguite da questi giudici; sul campo erano presenti di solito in due. «Sono convinto che c'era un numero ben preciso di regole dettagliate che governavano il duello tra gladiatori -, spiega Carter -, anche se le regole esatte non sono ben comprese». È nota, tuttavia, quella regola secondo la quale il gladiatore sconfitto poteva chiedere la grazia. Se questa veniva concessa dal munerarius (colui che sponsorizzava lo spettacolo), spesso il lottatore poteva uscire incolume dall'arena. Un'altra stabiliva invece che se il gladiatore cadeva a terra accidentalmente (dunque senza esser stato spinto dall'avversario) era permesso di rialzarsi, riprendere le sue armi e continuare il combattimento. Proprio quest’ultima regola, racconta Carter, sarebbe stata fatale per Diodoro.

LA «MOVIOLA» - Per lo storico l'illustrazione sulla lapide cattura infatti esattamente il momento nel quale Demetrio viene sconfitto e Diodoro gli sottrae l’arma: Demetrio fa segno di arrendersi. Diodoro non lo uccide, indietreggia aspettandosi di esser proclamato vincitore. A questo punto sembra che il duello debba terminare, ma il summa rudis, forse interpretando la caduta di Demetrio come accidentale, interrompe il combattimento e gli permette di rialzarsi, riprendere le armi e tornare a combattere. Diodoro viene infine colpito a morte dal suo avversario. Parenti o amici, forse indignati dalla vittoria (rubata) che è costata la vita al gladiatore Diodoro hanno poi inciso sulla lapide l’intera vicenda.

 

(corriere.it / puntodincontro)

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27 de junio de 2011. - "¡Falta!" ¿El primer error arbitral de la historia? Aparentemente sucedió hace 1800 años durante una pelea entre gladiadores. Un enigmático mensaje grabado en la lápida de un luchador romano ha sido descifrado por un profesor de universidad en Canadá. Diodoro parece haber perdido la lucha por una "falta" no concedida por el juez del encuentro, un error que el gladiador pagó con la vida.

Debe haber sido una lucha dramática y sin exclusión de golpes la de hace 1800 años en Amis, a la orilla del Mar Negro, en la actual Turquía: gladiador contra gladiador, Diodoro contra Demetrio. Demetrio había sido derribado, y su oponente ya se sentía ganador, cuando el árbitro intervino con una decisión que cambió radicalmente la situación y permitió a Demetrio lanzar un ataque mortal. La inscripción en placa y el bajo relieve fueron descifrados por el profesor canadiense Michael Carter de la Brock University de St. Catharines, Ontario. Los resultados de la investigación serán publicados en la revista alemana de papirología y epigrafía «Zeitschrift für Papyrologie und Epigraphik».

La lápida de Diodoro, que se encuentra en Amis (hoy Samsun), fue donada después de la primera guerra mundial al Museo del Cincuentenario de Bruselas, Bélgica, y se remonta al Imperio Romano: sus fronteras se extendían entonces desde la muralla de Adriano hasta el río Éufrates, en Siria. Además de la inscripción en griego - el idioma oficial de la parte oriental del Imperio - se puede observar a un gladiador con dos cuchillos (o dos espadas), su oponente está en el suelo y hace la señal de querer rendirse, pidiendo misericordia. Para Carter, este bajorrelieve es muy diferente de los demás, porque "cuenta una historia".

Traducido, el mensaje de la lápida dice: «Después de derrotar y derribar a mi rival Demetrio no lo maté de inmediato. El destino y una traición de Summa Rudis me mataron». Summa Rudis fue el arbitro principal, que tal vez anteriormente había sido gladiador en la misma arena. Casi todas las peleas eran dirigidas por dos jueces. "Estoy convencido de que había un número determinado de normas que regían el duelo entre gladiadores -, explica Carter - a pesar de que las reglas exactas no se conocen bien". Se sabe, sin embargo, que un gladiador derrotado podía solicitar el indulto. Si este era concedido por el munerarius (la persona que patrocinaba el evento), el combatiente podía salir indemne de la arena. Otra regla establecía que si un gladiador caía accidentalmente al suelo (sin ser empujado por el oponente) se le permitía levantarse, retomar las armas y continuar la lucha. Esta última regla, según Carter, parece haber resultado fatal para Diodoro.

 

(corriere.it / puntodincontro)

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