PARIGI, 6 ottobre 2006. - Secondo i dati consolari, aggiornati in occasione delle consultazioni elettorali del 2006, i cittadini italiani in Francia sono oltre 358 mila. Ma sono oltre 4 milioni i cittadini francesi d’origine italiana. La nostra presenza nel Paese transalpino si conta ormai da alcuni secoli. E oggi si può dire composta da tre fasce: quella appartenente alla più antica emigrazione. Una seconda composta da persone giunte di recente: spesso sono quadri qualificati, inclusi rappresentanti di istituzioni, banche, società, nonché professionisti che si fermano in Francia per periodi limitati o che dividono il loro tempo tra i due Paesi. E una terza fascia costituita dai discendenti di seconda, terza e quarta generazione delle vecchie ondate migratorie, oggi ben inseriti nella società francese e in possesso della doppia cittadinanza.

Bettero. Ambasciatore, come possiamo valutare complessivamente gli attuali rapporti tra Italia e Francia?

Ortona. Il bilancio è senz’altro positivo. Anche a livello governativo: è un’intesa che viene da lontano. Prodi conosce bene Chirac. Ci sono visioni strategiche comuni. Basti pensare al Medio Oriente e al Mediterraneo.
Sul piano economico e commerciale, Italia e Francia convengono su numerosi temi di respiro internazionale. Entrambe sono impegnate affinché si rafforzi il multilateralismo negli scambi evitando il ritorno a forme di regionalismo o, peggio ancora, di bilateralismo. Siamo sulle stesse posizioni per dare maggiore impulso al partenariato strategico con i Paesi mediterranei nel quadro di Euromed: un progetto ambizioso e complesso che stenta a decollare ma che sta dando i primi importanti risultati specie nel campo della cooperazione fra piccole e medie industrie. Siamo sulla stessa lunghezza d’onda per tutelare, in Europa e nel mondo, la qualità dei prodotti agroalimentari tramite la tutela delle indicazioni geografiche e combattiamo insieme contro la contraffazione tramite una più accentuata posizione internazionale dei brevetti. Sul piano bilaterale i nostri punti di forza derivano da un interscambio commerciale importante e in crescita pari ad oltre 66,5 milioni di euro. Nel 2005 l’Italia si è posizionata quale secondo Paese esportatore in Francia dopo la Germania mentre la Francia vede nell’Italia il suo terzo mercato di sbocco. Si tratta di un interscambio equilibrato e molto composito dove pesano sensibilmente gli scambi di beni strumentali. Un ulteriore valore è dato dalla presenza di oltre 900 società italiane che operano in modo continuativo in Francia dando lavoro a 96 mila addetti, e dalla presenza di 962 società francesi operanti in Italia.

A questa presenza si affianca lo spirito imprenditoriale della nostra comunità italiana in Francia che negli anni ha saputo perfettamente integrarsi e affermarsi. Un terzo punto di forza sono le cooperazioni industriali, tutte ad alto contenuto tecnologico e finanziariamente sane; tra queste vorrei ricordare STMicroelectronics, Alcatel Alenia Space e Telespazio, le intese industriali tra Fiat e Peugeot PSA, quelle tra Alstom e Ansaldo Breda per i treni ad alta velocità, tra Alenia ed EADS per 1’ATR e le numerose cooperazioni nel settore dell’industria della difesa. La rete dei rapporti commerciali, industriali e finanziari è capillare e spazia in tutti i settori, da quelli più maturi a quelli più avanzati. Sulla cooperazione italo-francese nel settore dell’energia, tema oggi di grande attualità, vorrei spendere alcune parole. Le nostre imprese cooperano nel nucleare civile tramite le intese tra Enel ed Edf per lo sviluppo dei reattori Epr di terza generazione. Francia e Italia parlano con una sola voce per fare del programma Iter la punta di diamante nella ricerca di nuove fonti di energia.

I punti di debolezza vanno individuati nella complementarietà delle nostre produzioni che rischiano spesso di farci trovare in competizione sui mercati internazionali; risiedono inoltre nella diversa struttura industriale, con l’Italia forte nella piccola e media industria e la Francia che, invece, può contare su società globali e maggiormente vocate al mercato internazionale. Italia e Francia devono poi lavorare per modernizzare e mettere in sicurezza i collegamenti transfrontalieri nel rispetto del patrimonio ambientale dell’area alpina e condividendo la realizzazione di tali opere infrastrutturali a carattere prioritario, quali la Torino-Lione, con le Regioni interessate e le comunità locali. Occorre puntare sul trasporto modale e sullo sviluppo dei collegamenti via mare, implementando le cosiddette autostrade del mare.

E in campo culturale?

Le relazioni bilaterali si inseriscono nel quadro giuridico dell’accordo di cooperazione culturale del 4 novembre 1949 e del programma esecutivo firmato a Roma l’11 luglio 1996. Tra gli sviluppi più significativi degli ultimi anni, vanno segnalati, in particolare, l’accordo ratificato nel 2000 per l’istituzione dell’Università Italo-Francese con sede a Torino e a Grenoble, nonché l’insediamento, a Parigi, nel luglio del 2004, del Comitato di Collaborazione Culturale dell’Istituto Italiano di Cultura, al quale partecipa una selezione di personalità del mondo culturale francese interessate a sviluppare la cooperazione culturale con l’Italia.
Importanza nel settore della cooperazione interuniversitaria e dell’armonizzazione dei titoli di studio riveste anche la Dichiarazione Congiunta della Sorbona, firmata nel maggio del 1998 da Francia, Gran Bretagna, Germania e Italia, e aperta all’adesione degli altri Stati europei. Da ricordare anche l’Accordo cinematografico di Parigi firmato dai due governi il 6 novembre 2000 e ratificato da parte italiana nel dicembre 2002.

Le cooperazioni nel campo della scienza e della tecnologia tra l’Italia e la Francia stanno assumendo un ruolo crescente sia mediante lo sviluppo di progetti bilaterali, sia nel contesto di programmi promossi in sede multilaterale. Il quadro di riferimento è costituito dall’accordo di cooperazione scientifica e tecnologica firmato a Torino il 29 gennaio 2001 che mira a favorire la mobilità dei ricercatori, scambi di informazioni, esecuzione di programmi congiunti e l’approfondimento di studi nel campo della ricerca di base e applicata.
Tra gli accordi diretti di cooperazione bilaterale, scientifica e tecnologica, cito quello che ha portato alla creazione di un Gruppo di Ricerca Europeo franco-italiano su energia e sicurezza dell’idrogeno, l’accordo per la creazione di un Gruppo di Ricerca Europeo franco-italiano nel settore della Fisica Matematica, l’accordo di cooperazione nel settore delle Scienze e Tecnologie Marine, e l’accordo quadro di collaborazione tra Commissariat à l’Energie Atomique e l’ENEA nel campo della fusione.

Quali iniziative, sul piano commerciale e culturale, sono state sostenute da questa ambasciata per migliorare i rapporti bilaterali? E quali altre sono in programma per i prossimi mesi?

L’Italia è un Paese che affascina i francesi. Con grande attenzione se ne studia la sua storia, la sua produzione culturale e artistica, le sue bellezze paesaggistiche, la sua creatività e il suo design. Il made in Italy è apprezzato e ricercato, sia esso applicato al settore della moda come a quello del tessile e dei prodotti enogastronomici o dell’interior design. Per i francesi, per esempio, la Vespa e sinonimo di eleganza, originalità e mito intramontabile, la Ducati simbolo di potenza e di società relativamente piccola che rivaleggia con i colossi giapponesi.

Sul piano commerciale, nei prossimi mesi ci prepariamo con l’ICE, l’Istituto per il Commercio Estero, ad organizzare al meglio alcuni importanti appuntamenti promozionali. In questo mese il nostro Paese è tra i protagonisti della 22° Fiera Internazionale dell’Alimentazione SIAL. C’è poi l’avvio di un’iniziativa per la promozione degli investimenti nel settore delle biotecnologie. Seguirà a novembre un’analoga iniziativa nel settore delle telecomunicazioni. Stiamo lavorando per organizzare un seminario italo-francese per la cooperazione in materia di energia; inoltre è in programma un’iniziativa promozionale per presentare il made in Italy presso i principali grandi magazzini francesi.

In che modo le regioni italiane, sul piano istituzionale e privato-imprenditoriale, sono presenti e operative in Francia?

Le Regioni e gli altri enti territoriali italiani hanno acquisito una più vasta autonomia per la promozione dei loro territori. L’Ambasciata ha il compito di valorizzare tale ricchezza offrendosi quale punto di coordinamento al fine di evitare iniziative sparse e di scarsa visibilità. Occorre accompagnare il dinamismo delle Regioni italiane e sviluppare sempre più le cooperazioni transfrontaliere che vedono protagoniste soprattutto le Regioni Piemonte, Liguria e Val d’Aosta. Molto attive sono anche l’Emilia Romagna, la Lombardia, il Lazio, la Campania, il Veneto e la Sicilia che hanno accordi bilaterali, e nel quadro dei programmi co-finanziati dall’Unione Europea.

Come sono i rapporti tra Ambasciata, Comites e Associazioni di italiani in Francia?

I rapporti tra l’Ambasciata d’Italia a Parigi, i Comites (Comitati degli Italiani all’Estero) e le Associazioni Italiane in Francia sono improntati da sempre ad una costruttiva collaborazione. Tali rapporti avvengono per lo più per il tramite dei Consolati Generali e dei Consolati italiani in Francia, che fanno capo all’Ambasciata, e che curano istituzionalmente gli interessi della comunità italiana residente, entrando pertanto in rapporto diretto con Comites e Associazioni.

L’Ambasciata, che ha al proprio interno un Ufficio Sociale, ospita ogni anno una riunione di coordinamento tra i Comites, cui partecipano anche i Capi degli Uffici Consolari. Questa riunione è importante per affrontare questioni di interesse generale per i connazionali – come l’insegnamento dell’italiano nelle scuole francesi – e per discutere di appuntamenti operativi di rilievo per la comunità italiana in Francia, come elezioni e referendum con voto per corrispondenza. Le Associazioni italiane attive in Francia, censite nel 2000, erano quasi 500.