Arrivano gli "italiani di ritorno"
Boom di domande di cittadinanza
Almeno un milione di domande dai discendenti dei vecchi emigranti
su 4 milioni di connazionali residenti all'estero.

Arrivano gli "italiani di ritorno".E i numeri del Messico quali sono? Quante domande di cittadinanza sono state presentate dai discendenti di italiani che vivono in Messico e non hanno ancora ricevuto una risposta? Quanti saranno gli italiani chiamati a votare in occasione del prossimo Referendum?

Sono domande che ci rivolgono spesso i nostri lettori e noi le giriamo alle Istituzioni che dovrebbero essere in grado di offrire risposte precise.

Ci sembra importantissimo, inoltre, sapere quanti plichi sono stati spediti per corrispondenza e quanti ne sono stati restituiti e quanti sono stati finalmente gli italiani che hanno votato in occasione delle ultime elezioni del 2008.

L'Ambasciata d'Italia e il Comites hanno il compito di farci conoscere questi dati che sono molto importanti. Importantissimo anche sapere quanti saranno gli italiani residenti in Messico ai quali sarà inviato il plico in occasione del Referendum per sapere quanti dati sono stati aggiornati dopo le ultime elezioni.

Giovanni Capirossi

 

11 maggio 2009 . - Quattro milioni di italiani residenti all'estero e almeno un milione di domande di cittadinanza dai discendenti dei vecchi emigranti. Secondo i dati di una ricerca appena pubblicata dall'Ires e dall'Inca Cgil, i cittadini italiani che vivono e lavorano nel mondo sono 3.853.614, più o meno quanti sono gli immigrati regolari nel nostro paese. A questi italiani, però, potrebbero aggiungersene molti altri se si considerano le domande di cittadinanza da parte dei discendenti. Solo dall'America Latina l'anno scorso le richieste sfioravano il milione.

I discendenti. È difficile fare stime precise in base alle informazioni disponibili al ministero degli Esteri, tuttavia, attraverso i dati dei consolati italiani risultano oltre 996 mila domande di cittadinanza provenienti dal Brasile, dall'Argentina, dal Venezuela e dall'Uruguay, già all'inizio del 2008. Con le nuove norme sulla cittadinanza del 1992, infatti, si è esteso il diritto a chi ha rapporti di parentela fino al secondo grado con italiani emigrati. "Si tratta di discendenti che non hanno ricevuto la cittadinanza dai padri o dai nonni, spesso a causa della persecuzione durante la guerra", spiega Giulio Mattiazzi, ricercatore dell'università di Padova che ha raccolto e studiato i dati.

"La legge del '92 nasce come una sorta di riparazione storica rispetto agli effetti che il fascismo ha avuto per le comunità all'estero - aggiunge - , in ogni caso la cittadinanza non è automatica, queste pratiche dovranno essere valutate singolarmente e con attenzione". Il milione di richieste dell'America Latina sarà sicuramente aumentato dal 2008 e non si può prevedere che cosa i nuovi, potenziali cittadini italiani faranno una volta in possesso del passaporto, ma di sicuro questo rappresenterà un vantaggio per l'ingresso e la libera circolazione in Europa.

I nuovi emigranti. La ricerca presentata dall'Inca mette in rilievo altri aspetti importanti della migrazione italiana riguardo al lavoro. Dei quasi quattro milioni di italiani all'estero, oltre la metà si trova in paesi europei, ha meno di 35 anni, e in larga misura si tratta di figli di italiani nati in questi paesi ma che conservano la cittadinanza. Tuttavia, una parte è rappresentata da emigranti "nuovi", che continuano a partire nella speranza di un lavoro stabile e adeguato al titolo di studio, quasi sempre medio-alto. I paesi di destinazione presi in esame sono Germania, Francia e Svizzera.

Qui si sono trasferite circa 20 mila persone negli ultimi dieci anni, equamente divisi tra donne e uomini, dai 25 ai 34 anni e soprattutto da Campania, Calabria, Sicilia e Puglia. "L'equivalente di tutti i laureati che ogni anno escono dall'Università La Sapienza di Roma emigra per trovare lavoro", commenta Sergio Sinchetto, della presidenza Inca nazionale. "Una cosa così - aggiunge - se non viene inserita in un ragionamento serio sul mercato del lavoro e la mobilità può produrre solo una perdita secca per il paese". Questa fuga di cervelli è particolarmente evidente verso la Germania e la Francia, dove vanno per lavorare rispettivamente il 71 e il 48 per cento degli intervistati.

Meno, invece, quelli che partono per ricongiungimento famigliare: 6 per cento in Francia e 11 in Germania. In particolare, in Francia, è alta la quota di italiani che studiano e perfezionano competenze. In generale, secondo lo studio, quasi tutti gli intervistati hanno trovato all'estero lavori migliori, di livello medio-altro e soprattutto più stabili, a dimostrazione che le competenze vengono valorizzate molto più che in Italia. I contratti a tempo indeterminato passano infatti da un 8 per centro in Italia a un 50 per cento in Germania e il numero delle persone che qui lavorava senza contratto diminuisce sensibilmente tra chi oggi sta in Francia e sparisce completamente tra chi lavora in Germania.

 

Dati Aire (Archivio Italiani Residenti all'Estero)

    Italiani residenti all'estero (al 31 /12/2008)

    Europa: 2.157.537

    America Meridionale: 1.118.338

    America Settentrionale e Centrale: 370.009

    Africa, Asia, Oceania e Antartide: 207.730

 

(La Repubblica)

3 febbraio