Noi,
italiani nel mondo

Di Pietro Parrinello.


11 agosto 2011. - Gli Italiani sono stati i protagonisti del più ingente esodo migratorio della storia moderna che toccò a tutte le regioni settentrionali, verso la fine del XIX secolo e, che si capovolse nei successivi due decenni, quando il primato migratorio passò alle regioni meridionali, attraverso emigrazioni sul vecchio continente prima ed emigrazioni transoceaniche dopo, quando il Bel Paese tra penurie e guerre non era in grado di investire in sviluppo, ricerca e crescita economica.

Sono passati pressappoco due secoli e al giorno d'oggi, come ieri, giovani italiani si incappano nella eguale condizione di trapiantarsi in altri luoghi, esclusivamente, per la inevitabile necessità di trovare una occupazione, e non per una opportunità di progredire la propria posizione.

La cosiddetta “fuga dei cervelli” e le emigrazioni del passato sono, dunque, il destino che accomuna gli italiani di innumerevoli generazioni, dove la sorte è quella di disertare e di costruirsi una vita professionale altrove.

Dopo aver investito nella loro formazione, l’Italia li fa dileguare, perché non è in grado di offrire loro né percorsi di carriera né insegnamenti consoni.

Ciononostante, non è affatto fattibile descrivere un fenomeno che, pur essendo obsoleto, è emerso nel dibattito solo modici decenni fa: la fuga dei cervelli è una delle più complesse ed ardue questioni ancora da trattare.

La mancanza di fondi, la precarietà, le divergenze burocratiche e il baronaggio sono alcuni moventi di un sistema che sta andando alla deriva e che molto spesso non si riesce ad affrontare nella maniera più adeguata o semplicemente, non si da peso al problema, tanto da ignorarlo, sottovalutarlo o interpretarlo ambiguamente.

In queste condizioni i giovani più validi non incontrano lo spazio che uno stato moderno dovrebbe offrire loro e prima o poi si troveranno a decidere se rimanere e sopravvivere oppure mutare paese. La fuga dei cervelli è una delle tante problematiche dell’Italia, la visione di come un paese si stia smarrendo, di come un paese non stia pensando e progettando un futuro, il nostro futuro.

L' “Altra Italia” è la realtà che fa comprendere maggiormente il presente che attraversa la nostra penisola ma che è inoltre, l'impeto fautore che ci fa conoscere in tutto il mondo. Se pur con malinconia e rabbia, noi siamo fieri di essere italiani ed orgogliosi di tramandare la nostra cultura, il nostro spirito di iniziativa e la nostra creatività, la nostra tenacia e la nostra dedizione al lavoro, il nostro buon vivere e il nostro stare insieme intorno ad una buona tavola, la nostra difesa di valori come la famiglia e le amicizie.

D’altronde se il “Made in Italy” - che indica qualità nella tecnologia e nella scienza, oltre nei settori tradizionali - è conosciuto in tutto il mondo è grazie anzitutto a noi.

Noi, italiani nel mondo.

 

Pietro Parrinello

 

(pietro parrinello / puntodincontro)

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11 de agosto de 2011. - Los italianos fueron los protagonistas del éxodo migratorio más importante en la historia moderna, que tocó todas las regiones del norte, en el siglo XIX, y que se invirtió durante las siguientes dos décadas, dejando el primer lugar en migración a las regiones del sur, primero hacia el viejo continente y más tarde hacia destinos transoceánicos, cuando Italia —entre la escasez y las guerras— no fue capaz de invertir para el desarrollo, la investigación y el crecimiento económico.

Han pasado casi dos siglos y hoy, como ayer, los jóvenes italianos se encuentran en las mismas condiciones de tener que trasplantarse a otros lugares, sólo por la inevitable necesidad de encontrar un trabajo, y no una oportunidad para mejorar su posición.

La llamada "fuga de cerebros" y la migración del pasado son, por tanto, el común denominador de innumerables generaciones de italianos, donde el destino es el abandonar su lugar de origen y construirse una vida profesional en otros lugares.

Después de invertir en su formación, Italia hace que desaparezcan, porque no les puede ofrecer ni las carreras profesionales ni la educación adecuada.

Sin embargo, no es posible describir un fenómeno que, aunque obsoleto, ha empezado a formar parte del debate nacional hace apenas unas cuantas décadas: la fuga de cerebros es uno de los temas más complejos y difíciles que aún deben ser enfrentados.

La falta de fondos, la inseguridad y los desacuerdos burocráticos son algunas de las causas de un sistema que no funciona, causas que muchas veces no son analizadas adecuadamente o son, simplemente, ignoradas, subestimadas o interpretadas erróneamente.

En estas condiciones, los jóvenes más brillantes no encuentran el espacio que un Estado moderno debería ofrecerles y tarde o temprano tienen que decidir si desean permanecer y tratar de sobrevivir, o cambiar de país. La fuga de cerebros es uno de los muchos problemas de Italia, la visión de un país que se está extraviando, que no está planeando un futuro, nuestro futuro.

La "Otra Italia" es un factor que permite comprender más a fondo la realidad de nuestro País, pero también es el impulso que provoca que nos conozcan en todo el mundo. Aunque con tristeza y rabia, nos sentimos orgullosos de ser italianos y orgullosos de transmitir nuestra cultura, nuestro espíritu de iniciativa y nuestra creatividad, nuestra determinación y nuestra dedicación al trabajo, nuestra buena vida y nuestro placer de compartir juntos una buena comida, nuestra defensa de valores como la familia y los amigos.

Por otra parte, si el "Made in Italy" - que representa calidad tecnológica y científica, así como en los sectores tradicionales - es conocido en todo el mundo se debe principalmente a nosotros.

Nosotros, los italianos en el mundo.

 

(pietro parrinello / puntodincontro)

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