Informazione italiana all’estero,
“Dobbiamo parlare al mondo”

Il viceministro Danieli ha toccato punti relativi al mondo della comunicazione
di lingua italiana al di fuori dei nostri confini.

Franco Danieli.ROMA, 13 luglio 2007.  - Un intervento a tutto tondo sulla realtà dei media italiani all’estero. Il viceministro per gli italiani all’estero, senatore Franco Danieli, durante la firma alla Farnesina del protocollo d’intesa tra il ministero degli Affari esteri, Direzione generale per gli italiani all’estero e le politiche migratorie, e il Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti, ha toccato molti punti relativi al mondo della comunicazione di lingua italiana al di fuori dei nostri confini, partendo dall’evoluzione dei media in rapporto alla nostra presenza all’estero. “L’informazione italiana nel mondo – ha detto Danieli - nasce essenzialmente al seguito dell’emigrazione. Poi, negli anni ’70, il flusso migratorio italiano di massa è cessato ed è cominciata la mobilità, che ogni anno porta all’estero 25-30 mila nostri cittadini”.

Per affrontare la sfida di una comunicazione al passo con i tempi, Danieli pone “l’obiettivo di realizzare una televisione pubblica italiana, Rai International, capace di parlare al mondo”. “Era importante – aggiunge – che un Paese industriale come il nostro, con una grande cultura, si dotasse di un’emittente all’altezza, e lo stiamo facendo”. Rispetto ai due milioni e 60 mila euro destinati a sostegno della stampa estera, Danieli ha precisato che “c’è bisogno di somme più consistenti se vogliamo sostenere queste attività”.

Ancora, il viceministro ha auspicato la nascita di “strutture più larghe per quel che riguarda le imprese editoriali”, della necessità di un maggiore impegno in favore della “formazione professionale” e in conclusione si è soffermato sul ruolo della agenzie di stampa. “Il lavoro delle agenzie – conclude Danieli - deve essere ancor più sostenuto e c’è bisogno di un salto di qualità: cercheremo di dare un contributo affinché le agenzie svolgano il loro ruolo essenziale rispetto all’intero sistema”.

Nel suo intervento l’ambasciatore Adriano Benedetti, direttore generale per gli Italiani all’estero e le politiche migratorie della Farnesina, ha affermato che il protocollo d’intesa firmato oggi “nasce per la valorizzazione dei media e degli operatori italiani dell’informazione nel mondo”, che “rappresentano per l’Italia un patrimonio culturale di grande valore” in grado di svolgere “un’azione di ponte, sia per quel che riguarda la divulgazione informativa sia per la lingua e cultura italiana all’estero”. Benedetti ha poi sottolineato l’importanza di mettere in rapporto questa iniziativa con la questione delle “giovani generazioni”, dal momento che “le nostre comunità all’estero, nei prossimi anni, conosceranno un salto generazionale forse drammatico, ed è quindi giusto prestare attenzione a questa questione, soprattutto attraverso il profilo dell’informazione”.

Il presidente del consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti, Lorenzo del Boca, ha ricordato i nostri emigranti che “attraverso enormi sacrifici hanno consentito di costruire questo e ‘l’altro’ mondo” e si è augurato “un rapporto paritario” tra tutti gli operatori nei media dal momento che “i giornalisti italiani all’estero possono dare a noi almeno tanto quanto noi possiamo dare a loro”. Boris Biancheri, presidente della Fieg, ha sottolineato come tra operatori dell’informazione e della comunicazione in Italia e all’estero “le tematiche affrontate sono diverse, per cui ci sono delle difficoltà a capirci gli uni con gli altri”, che possono essere superate “attraverso questo tipo di iniziative”, le quali danno luogo “a un ponte attraverso il quale nasce anche la promozione della lingua e della cultura italiana”.

Il senatore eletto all’estero Nino Randazzo, per 28 anni direttore del quotidiano italiano d’Australia “Il Globo”, nel suo intervento ha posto l’accento sulla mancanza di un riconoscimento formale per i giornalisti italiani all’estero. “In questo protocollo d’intesa – ha dichiarato - manca un’istanza che resta disattesa da decenni. I giornalisti professionisti all’estero sono stati ignorati per quel che attiene un riconoscimento  formale della loro professione”. Il deputato Franco Narducci, anch’egli eletto all’estero, ha espresso infine “un sincero apprezzamento per questa iniziativa”, e in riferimento ai media italiani all’estero ha auspicato il supermemento della pur gloriosa storia passata “per guardare a qualcosa di nuovo”. Narducci ha poi ricordato come i poco più di due milioni di euro destinati alla stampa estera” siano meno di quanto prende l’ultimo dei giornaletti di partito in Italia”, e che quindi occorre fare di più “se vogliamo dare un sostegno a questa grande ricchezza”.

 

(9colonne Atg)