Eliminare il limite per il servizio sanitario ai residenti all'estero
La Nuova Proposta di Legge Dell'On. Angeli (AN).
 

ROMA, 16 maggio 2007. - Secondo quanto previsto dalla normativa vigente, gli italiani residenti all’estero che tornano in Italia per motivi urgenti di salute possono ricorrere alle prestazioni del Servizio Sanitario Nazionale per 90 giorni continuativi.

Un limite che, secondo Giuseppe Angeli, deputato di Alleanza Nazionale eletto in Sud America, dovrebbe essere eliminato per garantire la massima tutela del diritto alla assistenza sanitaria ai nostri connazionali. Per questo, lo scorso 7 maggio Angeli ha presentato una proposta di legge ("Norme in materia di assistenza sanitaria per i cittadini italiani residenti all’estero") che nelle prossime settimane verrà assegnata alle Commissioni competenti al fine di iniziare l’iter parlamentare.

"Il diritto all’assistenza sanitaria ed a cure appropriate – ha esordito Angeli nel presentare il Pdl ai colleghi - è un diritto primario di ogni connazionale in Italia e all’estero, un obiettivo che deve essere perseguito con ogni energia, in particolare nei confronti dei più deboli, degli anziani e degli indigenti, individuano ed investendo senza risparmio le risorse che risulteranno necessarie".

"I cittadini residenti nei Paesi della Comunità Europea – ha aggiunto - hanno raggiunto livelli di erogazione dei servizi e di integrazione di elevato livello, anche se vi sono talune zone di ombra su cui sarà opportuno dedicare attenzione. Mi preme qui tuttavia sottolineare la particolare situazione dei connazionali residenti nei Paesi dell’area mediterranea che non appartengono alla Comunità europea, per i quali una assistenza sanitaria adeguata, sicura e continuativa è una esigenza vitale. Molti dei residenti storici in queste Nazioni sono anziani, indigenti ed in condizioni di isolamento e di solitudine".

Secondo il deputato di AN, dunque, "appare indispensabile, come d’altra parte è stato auspicato dalla recente Commissione Cgie dell’America Latina, un urgente intervento a protezione della salute di questi nostri concittadini che sono fuori del sistema sanitario locale o che, per le loro condizioni disagiate o di vera indigenza, non possono affrontare le spese ospedaliere e di medicinali".

"È importante a questo riguardo – ha sottolineato Angeli - individuare uno strumento legislativo che consenta di passare dall’assistenzialismo ad una assicurazione della salute a carattere permanente, indirizzato alla tutela degli emigrati poveri o indigenti che risultano privi delle elementari risorse per la tutela della propria salute".

"I connazionali la cui consistenza economica ha raggiunto un livello soddisfacente (per il Paese di accoglienza) – ha spiegato Angeli ai deputati - ricorrono alle strutture sanitarie presenti nel Paese di residenza, in genere a quelle private, più dotate di strutture e personale adeguati. Tuttavia, in occasione di cure urgenti per infermità di particolare gravità anche questi concittadini preferiscono ricorrere all’assistenza fornita dalle strutture del Servizio Sanitario Nazionale, rientrando per l’occasione in Italia".

Proprio su questi ultimi "cala la mannaia della normativa prevista dalla legge 23 dicembre 1978 art.19 e dall’art. 2 comma II del decreto Sanità/Tesoro del 1 febbraio 1996 che limita le prestazioni sanitarie urgenti ad un periodo massimo di novanta (90) giorni continuativi nell’anno solare. Appare quindi opportuno – ha concluso - dare adeguato seguito legislativo a queste richieste sempre più pressanti". Uno solo l’articolo di cui si compone la proposta di legge.

"Art. 1

1. All’art. 2 comma 2 del decreto del Ministero della Salute del 1° febbraio 1996, viene sostituita la frase "di 90 giorni continuativi", con la frase "nei tempi utili per il decorso della malattia, senza limiti temporali"".

 

(aise)