ROMA, 22 gennaio 2007. - Il Dipartimento Emigrazione/Immigrazione del Patronato INAS della Cisl, ha diffuso una nota sulle agevolazioni dalle Regioni per gli italiani all'estero che rientrano in Italia, argomento che era stato trattato da Gianluca Lodetti, Responsabile del Coordinamento sedi estere e Politiche internazionali dell'INAS Cisl, in un suo intervento a Rai International.

Tutte le Regioni italiane prevedono agevolazioni a favore dei corregionali all'estero che intendono rientrare in Italia. E' alle Regioni quindi che è necessario fare riferimento, così come agli enti locali e soprattutto ai Comuni, ai quali vanno, il più delle volte, presentate le domande. Vivendo all'estero, si può anche sollecitare una delle tante associazioni della propria regione di origine, o il consultore di quella regione, se presente nel proprio Stato di residenza, e ovviamente è possibile rivolgersi anche ai Patronati, esordisce INAS.

"L'analisi delle legislazioni regionali conferma anzitutto quanto le diverse normative possano essere, da un lato, fonte di grandi vantaggi e opportunità, e di quanto si debba dare atto alle Regioni di aver sviluppato un grande sistema di tutela dell'emigrazione; dall'altro, come tali normative possano essere fonte di grandi discriminazioni tra cittadini italiani con origini regionali diverse, tanto diverso è il trattamento che le singole regioni riservano agli emigrati" afferma Lodetti.

L'intervento, illustra Lodetti, è finalizzato a sostenere ed agevolare l'emigrato rientrato nella fase della prima sistemazione che, normalmente, è anche quella più complicata. Per quanto riguarda il viaggio, si tratta il più delle volte di un contributo al pagamento di un biglietto aereo in classe economica per i viaggi intercontinentali (fino al 50%) e su un biglietto ferroviario di seconda classe per i viaggi in Europa (fino al 75%-80%). Sono previsti contributi per il trasporto delle cosiddette "masserizie", che comprendono sia i bagagli che tutto il mobilio, ma possono anche riguardare i macchinari o gli strumenti da lavoro utili alla propria professione e il contributo può variare dal 40% al 60% del costo del trasporto.

Una esigenza primaria è ovviamente quella della casa, per la quale sono previsti contributi per mutui agevolati per la costruzione o la ristrutturazione di alloggi. Può essere erogato un contributo percentuale rispetto alla spesa complessiva -ad es. il 15% per la Puglia, il 30% per l'Abruzzo e la Calabria- con un minimale e un massimale, o un contributo sul pagamento degli interessi per il mutuo contratto, oppure gli emigrati rientrati possono usufruire di particolari agevolazioni per l'assegnazione di alloggi di edilizia popolare al pari di altre categorie "svantaggiate" o da sostenere, come le giovani coppie, i disabili ecc; Alcune regioni, come la Puglia, erogano un contributo ad integrazione del canone d'affitto.

Alcune leggi regionali prevedono che a godere delle agevolazioni per i rientrati possano essere solo i cittadini italiani originari della Regione, per nascita o residenza; altre comprendono tra i destinatari degli interventi tutti i cittadini emigrati che eleggano residenza nella Regione, indipendentemente dall'origine regionale.

La regione Sardegna, per esempio, considera in generale, destinatari degli interventi anche i discendenti da sardi che abbiano conservato la nazionalità. Questo accade anche in Umbria e nel Lazio, mentre ad esempio in Trentino o in Basilicata vale solo per i figli di emigrati o per il coniuge.

Le domande per ottenere le agevolazioni devono, in linea di massima, essere rivolte agli uffici dei Comuni presso cui si va a risiedere, ovvero negli uffici regionali degli assessorati competenti per l'emigrazione.

La documentazione è differente da prestazione a prestazione e con alcune diversità anche da Regione a Regione. Per chi rientra ed intende acquistare una casa, le agevolazioni sono generalmente subordinate al fatto di avere trascorso un minimo di residenza all'estero: spesso tre anni nell'ultimo quinquennio (Calabria) o due anni (Lazio, Emilia Romagna). La residenza all'estero deve essere comprovata da un atto ufficiale: iscrizione all'AIRE, o all'anagrafe consolare o agli enti previdenziali ecc. Resta ferma la necessità, per alcune Regioni, di dimostrare le proprie origini autoctone o di aver risieduto in quella Regione per un certo numero di anni prima di emigrare. Per quanto riguarda i contributi per il reinserimento abitativo, viene sempre richiesta anche la presentazione della documentazione attestante il reddito del richiedente e della sua famiglia, quella riguardante le caratteristiche dell'immobile acquistato o ristrutturato, una dichiarazione attestante il fatto di non godere di altri contributi regionali allo stesso titolo.

Per quanto riguarda le provvidenze che alcune Regioni prevedono specificatamente per gli emigrati rientrati in particolare situazione di disagio, è generalmente necessario presentare anche un attestato rilasciato dal Comune di nuova residenza in cui si attestano le ridotte capacità economiche del richiedente, il suo stato di disoccupazione e la propria condizione di unico soggetto sostenente la famiglia.

Quanto ai termini di presentazione della richiesta, esso dipende anche dal tipo di prestazione: il tempo utile può essere di alcuni anni per il reinserimento abitativo, mentre i contributi per persone in stato di bisogno vanno richiesti entro uno o due mesi dal rientro in Italia. È chiaro che, ferme restando le normative in merito, tutte le agevolazioni regionali dipendono dalle somme effettivamente stanziate nei bilanci annuali.

Un consiglio valido per tutti, conclude Lodetti "è quello di informarsi prima di rientrare in Italia sulla situazione che si incontrerà laddove si è deciso di stabilirsi e delle opportunità che vi sono. Lo si può fare presso gli uffici delle Regioni e dei Comuni, presso gli sportelli del Patronato, o presso alcune associazioni regionali presenti all'estero. Questo potrà garantire maggiore serenità e maggiore tranquillità al cittadino che rientra".
 

Da News Italia Press