11 maggio 2012 -  La definizione dice che è madre la femmina che si è riprodotta. Per me si tratta invece di un concetto più ricco, più completo (e certamente più complesso!), che va oltre il semplice fatto biologico.

Diventare mamma è un evento nella vita di molte donne. È la conseguenza di avere un figlio, ma la maternità è anche quell'insieme di processi emozionali e psicologici che integrano le donne in questo nuovo ruolo: è mamma chi esercita dall'interno —con affetto— il ruolo della madre, è chi è in grado di fornire cure amorevoli come sostanza primaria, è chi dà al proprio bambino il nutrimento affettivo necessario per debuttare nel mondo ...

Tutti abbiamo presenti nella nostra storia scene che sottolineano l'importanza della figura materna nella nostra vita. Io ne ricordo in particolare una piuttosto pittoresca successa quando avevo solo 7 anni.

Stavamo commemorando il Giorno della Bandiera in un evento della scuola e dovevo recitare una poesia che alludeva all'occasione, e che evidentemente avevo studiato con "cura e dedizione". Mia madre si era sforzata giorno dopo giorno, tutti i pomeriggi, per aiutarmi a impararla a memoria spiegandomi poco a poco come interpretarla usando l'intonazione giusta. Era poi finalmente arrivato il momento di salire sul palco ed io ero lì: uniforme impeccabile e scarpe lucidissime, in attesa che si alzasse il sipario.

Mentre ripetevo le prime tre righe della poesia, cercavo con occhi inquieti mia madre tra il pubblico, percorrendo vertiginosamente ogni fila e, quando non la potei trovare —spontaneamente e con una certa arroganza infantile—, sospesi la recita e avvisai il pubblico: «torno più tardi, quando ci sarà anche la mia mamma». Salutai e mi ritirai dietro il sipario senza alcun rimorso.

Pochi minuti dopo, quando mi resi conto che mia mamma si trovava già fra il pubblico, uscii disposta a recitare il poema, piena di coraggio. Mi bastò guardarla, vedere il suo sorriso e la mia voce smise di tremare; mi sentii fiduciosa e improvvisamente dal nulla si creò un clima di intimità, come se fossimo da sole a casa; ricordai ciascuna delle linee, i toni di voce suggeriti ... ci misi tutto lo sforzo e la concentrazione possibili e ... mi riuscì benissimo. L'unica persona importante del pubblico per me era la mia mamma.

Molti anni dopo capii l'importanza del ruolo della madre, che ci organizza, ci struttura, ci aiuta a crescere.

Alla nascita la madre è tutto: l'intero universo si concentra in quel seno di latte tiepido, in quelle carezze rassicuranti, nel costante processo di decodificazione del pianto e delle risate.

Le sue braccia mi proteggevano, il suo cuore mi capiva ed era lì, pronto a prendersi cura di me. Mia mamma mi stava vicino nei momenti difficili e si rallegrava ogni volta che imparavo qualcosa di nuovo e poco a poco mi aiutò a diventare parte di ciò che per me era nuovo ... e che mi spaventava tanto. Quando cominciai a crescere a volte si arrabbiava, mi infastidiva con i suoi controlli e con la sua costante necessità di saperne di più. Voleva che fossi responsabile delle mie azioni e che ottenessi buoni risultati. Poi, con parole comprensive, curò le mie prime ferite e delusioni d'amore.

Un giorno, malgrado i suoi timori, mi lasciò andare: mi aiutò a volare con le mie proprie ali e mi spinse a raggiungere posti lontani, rassicurandomi con la sua fiducia. E condivise i risultati ...

Sono sicura che mia figlia l'avrebbe commossa e che sarebbe stata orgogliosa di vedermi e sapermi madre a mia volta. E così, oggi mi ritrovo a seguire le sue orme, la sento vicina, ricordo i suoi consigli, sento ancora il suo dolce profumo, cucino le sue ricette e mi manca la sua presenza.

Un giorno se ne andò lasciando un vuoto incolmabile.

Come nella scena della mia infanzia, ancora oggi —per me— l'unico pubblico importante è lei e, anche se non la cerco più con gli occhi inquieti perché la porto con me nel cuore, le scrivo queste righe e gliele dedico.

Grazie mamma e tanti, tanti auguri per la tua festa!

In memoria di mia madre, Adelicia Frontini, e in onore del suo impulso creatore.

 

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Di Alejandra Daguerre.

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*Alejandra Daguerre è nata a Buenos Aires, dove vive e lavora. Laureatasi in Psicologia nel 1990 all’Università del Salvador nella capitale argentina, ha dapprima lavorato nella Fondazione Argentina per la Lotta contro il Mal di Chagas, nel dipartimento di Psicologia, poi per tre anni presso il Ministero del Lavoro e della Sicurezza sociale (interviste di preselezione, programmi di reinserimento lavorativo e tecniche di selezione del personale), poi dal 1994 al 1999 nella selezione del personale per l’Università di Buenos Aires.

Dal 2003 al 2009 ha lavorato presso l’Istituto di Estetica e Riabilitazione Fisica “Fisiocorp”, dipartimento di Psicologia, nel trattamento psicologico di pazienti con malattie croniche e pazienti in riabilitazione fisica a lungo termine. Dal 1991 opera in attività libero-professionale nel campo della psicologia clínica, per adolescenti e adulti, con metodiche di psicoanalisi e con ricorso all’arte-terapia e terapia occupazionale, utilizzando l'arte come elemento di catarsi terapeutica.

 

(alejandra daguerre / puntodincontro)

 

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11 de mayo de 2012 - La definición dice que “madre” es esa hembra que ha tenido descendencia. Para mí es un concepto mas rico, más completo (y por cierto mas complejo!), que supera el mero hecho biológico.

La maternidad es un acontecimiento en la vida de toda mujer, es tener un hijo; pero el “maternaje” es ese conjunto de procesos afectivos y psicológicos que integran a la mujer en este nuevo papel: MADRE es quién ejerce desde adentro -entrañablemente- EL ROL de madre, es quién puede dar amorosamente ese cuidado tan primario y sustancial, es la que da a su hijo la nutrición emocional necesaria para salir al mundo…

Todos tenemos en nuestra historia escenas que nos hacen referencia a la importancia del rol de la madre en nuestras vidas. Yo recuerdo especialmente una muy pintoresca de cuando tenía apenas 7 años.

Estábamos conmemorando el Día de la Bandera en un acto escolar, y me tocaba recitar una poesía alusiva, que obviamente había estudiado con “esmero y dedicación”. Mi mamá se había encargado día a día, tarde a tarde de ayudarme a memorizarla y que de a poco pudiera darle la entonación correcta. Había llegado el momento de salir a escena y ahí estaba yo: de uniforme impecable y zapatos lustrados, esperando que se levante el telón.

Mientras dije los primeros tres renglones de la poesía buscaba con mi inquieta mirada a mi mamá entre el público, repasé vertiginosamente cada fila, y no la encontré … así que espontáneamente y con cierta impunidad infantil, corté mi actuación avisando al público “vuelvo más tarde, cuando llegue mi mamá”, saludé y me retiré de las tablas sin ningún tipo de remordimiento.

Minutos después cuando advertí que mi mamá ya estaba ubicada en el salón, salí dispuesta y envalentonada a recitar mi poesía … y con solo mirarla y percibir su sonrisa, dejó de temblar mi voz; sentí confianza, se generó un clima de intimidad como si estuviéramos solas en casa; recordé cada uno de los renglones, los tonos de voz sugeridos, le puse alma corazón y vida, y salió genial…parece que mi único público importante era MI MAMÁ.

Muchos años después comprendí la importancia de ese rol de madre, el que nos organiza, el que nos estructura, el que nos ayuda a crecer.

Al nacer nuestra madre es todo, el universo entero está concentrado en esa teta de tibia leche, en esa caricia que calma, en esa constante decodificación de llantos…y sonrisas!

Esos brazos me cobijaron, ese corazón me comprendió, estaba ahí…cuidando de mí. Mamá me acompañó en los momentos difíciles, y celebró cada nuevo aprendizaje, y de a poco fue integrándome a lo nuevo...a eso que tanto me asustaba. Al crecer a veces se ponía molesta, acosaba con sus controles, y quería saber más; exigirá responsabilidad sobre mis actos y alcanzar buenos resultados…y también con su cálida palabra curó mis primeras heridas de amor y desengaños.

Un día a pesar de sus miedos, dejó partir a su cría; me ayudó a volar con mis propias alas, me estimuló a alcanzar lugares lejanos, y dio sus votos de confianza. Ella compartió mis logros…

Estoy segura que se hubiese conmovido con mi descendencia, y estaría orgullosa de que yo también fui madre…y me descubro siguiendo sus pasos porque la siento cerca; recuerdo sus consejos, huelo su suave perfume, cocino sus recetas, añoro su presencia.

Un día partió…dejando una imborrable huella…

Al igual que en mi escena infantil, hoy mi único público importante es ella…ya no la busco con mi inquieta mirada porque está en mi corazón, ya no la espero… hoy, simplemente escribo esto y se lo dedico.

Gracias Mamá y Feliz día!

A la memoria de mi mamá ADELICIA FRONTINI

Y en honor a su espíritu hacedor.

 

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*Alejandra Daguerre Nació en Buenos Aires, donde vive y trabaja. Se graduó en Psicología en 1990 en la Universidad del Salvador de Ciudad de Buenos Aires (Argentina).

Trabajó en la Fundación Argentina de Lucha contra el Mal de Chagas, en el Departamento de Psicología y durante tres años en el Ministerio del Trabajo y Seguridad Social (entrevistas de preselección, programas de reinserción laboral y selección del personal), Desde 1994 hasta 1999 se desempeño en el Departamento de Graduados de la Universidad de Buenos Aires, en areas de RRHH y Capacitación.

De 2003 a 2009 trabajó en el Instituto de Estética y Rehabilitación Física "Fisiocorp", en el tratamiento psicológico de pacientes con enfermedades crónicas y en pacientes de rehabilitación física a largo plazo. Desde 1991 trabaja por cuenta propia en el campo de la psicología clínica para adolescentes y adultos, con métodos psicoanalíticos, y de arte-terapia.

 

(alejandra daguerre / puntodincontro)