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12 novembre 2011. - La scena di una coppia vicino al mare è normalmente l'immagine stereotipata del romanticismo. Camminano a braccetto mentre i loro piedi lasciano impronte sulla sabbia. Una coppia che quella sera sogna il futuro e, tra baci appassionati, si giura amore eterno ...

Il mare trasmette vita nella sua dinamica meravigliosa. Con il ruggito delle onde ci trasporta, sembra che porti migliaia di possibilità ... lasciandole ai nostri piedi ... e si porta via con il ritiro della marea ciò di cui non abbiamo più bisogno, le cose a cui possiamo rinunciare ... se ne va con le nostre sofferenze affondandole nell'infinito ...

Un giorno anche noi ci siamo immersi in coppia in questa grande ondata del mare della vita e a volte, quasi senza preavviso, le situazioni quotidiane ci trascinano fino a dove ci ritroviamo senza appoggio, come marionette del destino. Arriva la disperazione, la situazione ci sfugge di mano, si risvegliano gli istinti di sopravvivenza e si comincia a combattere con segnalazioni goffe e disperate per cercare di essere salvati ...

Alcune persone sognano di essere salvate da bagnini tipo Baywatch e di svegliarsi tra le braccia di un "redentore soccorritore". Tutte le loro speranze di sopravvivenza si concentrano nella figura di qualcun altro che li possa soccorrere e riportare a galla. La maggior parte delle volte anche questo salvataggio fallisce, perché è irregolare il rapporto che esiste tra "salvatore" e "salvato".

Come in un sogno, ci sono quelli che nella stessa manovra hanno inghiottito troppa acqua cercando di far tacere le voci disperate, e sono entrati in un "profondo soffocamento." Non possono emettere nemmeno un suono, né possono gridare la loro delusione ... neanche per trasmettere un avvertimento. Affondano, catturati in una situazione che non possono scoprire ... ma ... usciranno soli da una situazione in cui erano entrati in due?

A volte anche in mezzo alla tensione, si cercano, si sentono, riescono a stringersi la mano, ad aiutarsi, a riposare un secondo nell'altro e a preparare insieme il "salvataggio". Sono poco frequenti ... ma esistono!

Essere in una relazione è un'esperienza complessa e ricca allo stesso tempo; e la routine è spesso il nemico che si insinua in silenzio e ci spinge verso posti dove dobbiamo rapidamente preparare un'azione di soccorso. Proprio così come il nostro corpo non può rimanere sott'acqua per troppo tempo, perché i polmoni collassano e non riescono più a riempire il sangue di ossigeno, rimanere impigliati nella quotidianità e ignorare i segni della routine finirà per annegarci.

Vivere in coppia è una scelta volontaria, quindi dobbiamo scegliere saggiamente. Se lavoriamo con amore, con comunicazione, cercando opzioni per mantenere vivo il legame, godendoci ogni momento insieme possiamo imparare a stare a galla sulle onde della vita.

Dicono che la stragrande maggioranza delle persone che sono state salvate da un incidente in mare, non tornano più a nuotare con la stessa facilità e sicurezza con la quale lo facevano prima. Molti di loro dicono: "Il mare deve essere rispettato” e, a mio parere ... anche l'amore!

 

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Di Alejandra Daguerre.

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*Alejandra Daguerre è nata a Buenos Aires, dove vive e lavora. Laureatasi in Psicologia nel 1990 all’Università del Salvador nella capitale argentina, ha dapprima lavorato nella Fondazione Argentina per la Lotta contro il Mal di Chagas, nel dipartimento di Psicologia, poi per tre anni presso il Ministero del Lavoro e della Sicurezza sociale (interviste di preselezione, programmi di reinserimento lavorativo e tecniche di selezione del personale), poi dal 1994 al 1999 nella selezione del personale per l’Università di Buenos Aires.

Dal 2003 al 2009 ha lavorato presso l’Istituto di Estetica e Riabilitazione Fisica “Fisiocorp”, dipartimento di Psicologia, nel trattamento psicologico di pazienti con malattie croniche e pazienti in riabilitazione fisica a lungo termine. Dal 1991 opera in attività libero-professionale nel campo della psicologia clínica, per adolescenti e adulti, con metodiche di psicoanalisi e con ricorso all’arte-terapia e terapia occupazionale, utilizzando l'arte come elemento di catarsi terapeutica.

 

(alejandra daguerre / puntodincontro)


 

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12 de noviembre de 2011. - La escena de una pareja caminando a la orilla del mar suele ser el estereotipo de la imagen del romanticismo. Una pareja que camina de la mano mientras sus pies dejan huellas en la arena. Una pareja que sueña con un futuro en ese atardecer y entre apasionados besos se jura amor eterno…

El mar nos transmite vida en su maravillosa dinámica. Con el rugir de las olas nos acerca, parece que nos trae miles de posibilidades…dejándolas a nuestros pies; y se lleva en la retirada de su marea aquello que ya no necesitamos, aquello de lo que podemos prescindir; se lleva nuestras penas hundiéndolas en el infinito.

Un día las parejas también nos sumergimos en esa gran ola del mar de la vida, y hay momentos en los que casi sin advertirlo, las situaciones cotidianas nos arrastran hasta ese lugar donde no hacemos pie, convirtiéndonos en títeres del destino. Viene la desesperación, la situación se nos fue de las manos, se despiertan los instintos de supervivencia, cada uno luchará por sobrevivir, dando señales torpes y desesperadas para ser rescatado…

Hay quienes sueñan con ser rescatados por bañeros al estilo Baywatch, y de repente despertar en los brazos de un “redentor rescatista”. Ponen todas sus expectativas de salir de la emergencia en un tercero que los salve, y los saque a flote. La gran mayoría de las veces este rescate también sucumbe porque no es pareja la relación que se da entre “salvador y salvado”.

Como en un sueño, hay quienes en la misma maniobra tragaron mucha agua acallando las voces desesperadas, entrando así en un “ahogo profundo”. No pueden emitir sonido ni gritar el desencanto…ni siquiera para dar una señal de alerta. Se hunden en la profundidad, atrapados por una situación a la que no le encuentran salida…se sale solo de una situación de a dos?

Otras veces aún en medio de la gran conmoción se buscan, se perciben, logran darse la mano, auxiliarse, descansar un segundo en el otro y preparar juntos el “salvataje”. Son los menos…pero los hay!

Estar en pareja es una experiencia compleja y riquísima al mismo tiempo; y la rutina suele ser ese enemigo que se filtra sigilosamente y empujándonos a ese lugar donde deberemos plantear rápidamente un rescate. Así como nuestro cuerpo no puede permanecer bajo el agua por mucho tiempo, porque los pulmones colapsan y no podrán llevar oxigeno a la sangre; enredarnos en la cotidianidad y hacer caso omiso a las señales de la rutina nos va ahogando.

Estar en pareja es una elección, un hecho voluntario, y no obligatorio, por lo tanto seamos sensatos con nuestras elecciones, trabajemos con amor, con comunicación, y busquemos opciones de mantener vivo el vínculo; disfrutando del día a día, y aprendiendo juntos a flotar en el oleaje de la vida.

Dicen que la gran mayoría de la gente que fue rescatada de un accidente en el mar, no volvió a nadar con la misma tranquilidad y confianza con la que anteriormente lo hacía. Varios de ellos en distintos reportajes dijeron “al mar hay que tenerle respeto”, y a mi entender… al amor también!!!.
 

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De Alejandra Daguerre.

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*Alejandra Daguerre Nació en Buenos Aires, donde vive y trabaja. Se graduó en Psicología en 1990 en la Universidad del Salvador de Ciudad de Buenos Aires (Argentina).

Trabajó en la Fundación Argentina de Lucha contra el Mal de Chagas, en el Departamento de Psicología y durante tres años en el Ministerio del Trabajo y Seguridad Social (entrevistas de preselección, programas de reinserción laboral y selección del personal), Desde 1994 hasta 1999 se desempeño en el Departamento de Graduados de la Universidad de Buenos Aires, en areas de RRHH y Capacitación.

De 2003 a 2009 trabajó en el Instituto de Estética y Rehabilitación Física "Fisiocorp", en el tratamiento psicológico de pacientes con enfermedades crónicas y en pacientes de rehabilitación física a largo plazo. Desde 1991 trabaja por cuenta propia en el campo de la psicología clínica para adolescentes y adultos, con métodos psicoanalíticos, y de arte-terapia.

 

(alejandra daguerre / puntodincontro)