Il baule
dell'esperienza

Di Alejandra Daguerre.
Illustrazioni di Martín Lopeztovar.

 

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Martín Lopeztovar. Il baule dell'esperienza. © 2011.
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23 luglio 2011. - Ho sentito dire che la vita è come un grosso baule in cui mettiamo, a poco a poco, le nostre esperienze, le ricchezze di ognuna di loro, i nostri dolori, le nostre gioie, insomma un posto dove instancabilmente continuiamo ad immagazzinare ...

Quando pensiamo ad un baule è inevitabile il collegamento mentale con un mobile progettato per l'archivio di oggetti. È comune l'immagine del vecchio cofano in cantina pieno di giocattoli fuori uso,finché un bel giorno un bambino entra in casa e li scopre.

Penso al portabagagli della macchina dove teniamo tutto ciò che consideriamo necessario per risolvere una possibile emergenza (e tutte le cose inutili che si accumulano e che non sappiamo dove mettere). Immagino siti che forse non hanno forma di mobili, ma fungono come un grande "deposito": il sottotetto, l´attico, il seminterrato, il granaio, il salva tutti, una lavandería piena di mensole per archiviare e mettere de parte...

Ma, un bel giorno, fra i pezzi di questa grande "collezione" comincia ad apparire il disordine.

Ed allora inizia la battaglia: proviamo a tirar fuori qualcosa che è appeso sotto qualcosa d’altro. Tentiamo di disporre liberamente dei nostri ricordi e non ci riusciamo, ci sforziamo per nascondere il caos che diventa sempre più evidente, poi cerchiamo di estrarre esperienze che vengono fuori attaccate al dolore ... e cominciano gli sforzi ... chi di noi può sentirsi comodo lungo la strada portandosi appresso tanta confusione?

È arrivata la crisi, e con lei i nostri primi tentativi per "riordinare".

Appaiono rapidamente soluzioni di emergenza: chi di noi non ha preso in considerazione sedersi sul coperchio del baule —che ovviamente non si chiude più— e da quella posizione cominciare a recuperare l'ordine perduto? Chi di noi non ha pensato alla chiusura definitiva della porta della soffitta, se possibile con una chiave, per non vedere mai più il disordine e mantenere immacolato il resto della casa?

Mi accorgo lentamente che la soluzione si può raggiungere per mezzo di altre vie.

Chiaramente non vogliamo vedere passar la vita come "osservatori non partecipanti ", seduti sul baule statici e contemplativi, vedendo accadere gli eventi uno dopo l'altro, in una situazione in cui il minimo movimento potrebbe provocare l´apertura del coperchio, il che lascerebbe venir fuori dal baule cose inverosimili.... Potremmo rimanere lì, ma sembrerebbe "UNO SFORZO ENORME PER NIENTE”.

Per l'altra bossibilità ho bisogno di un forte impegno: HO BISOGNO DELLA MIA FORZA PIÙ CHE DEL MIO SFORZO. Verificare il contenuto del baule non è semplice, e meno ancora è fare pulizia e mettere in ordine. Solo allora sarò in grado di vedermi oltre l'immagine riflessa dallo specchio. Potrò scoprirmi completamente con tutti i miei aspetti positivi e quelli che provocano le sofferenze più grandi. Mi sentirò più libera, più leggera e più decisa contro i nuovi attacchi. Mi sentirò piú importante, unica …

Io e il mio baule siamo una sola persona e resteremo insieme per tutta la vita.

Tanto vale rendere più facile la convivenza, no?

 

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Di Alejandra Daguerre.

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*Alejandra Daguerre è nata a Buenos Aires, dove vive e lavora. Laureatasi in Psicologia nel 1990 all’Università del Salvador nella capitale argentina, ha dapprima lavorato nella Fondazione Argentina per la Lotta contro il Mal di Chagas, nel dipartimento di Psicologia, poi per tre anni presso il Ministero del Lavoro e della Sicurezza sociale (interviste di preselezione, programmi di reinserimento lavorativo e tecniche di selezione del personale), poi dal 1994 al 1999 nella selezione del personale per l’Università di Buenos Aires.

Dal 2003 al 2009 ha lavorato presso l’Istituto di Estetica e Riabilitazione Fisica “Fisiocorp”, dipartimento di Psicologia, nel trattamento psicologico di pazienti con malattie croniche e pazienti in riabilitazione fisica a lungo termine. Dal 1991 opera in attività libero-professionale nel campo della psicologia clínica, per adolescenti e adulti, con metodiche di psicoanalisi e con ricorso all’arte-terapia e terapia occupazionale, utilizzando l'arte come elemento di catarsi terapeutica.


**Martín Lopeztovar ha studiato disegno di comunicazione grafica ed è co-fondatore dello studio Corvo Art Design di Città del Messico.

Dal 2011 è impegnato nella realizzazione di progetti personali, per i quali si concentra su soggetti artistici, dipinti ed oggetti. È stato invitato a partecipare a diversi progetti di design, illustrazione e animazione. La sua opera dal titolo "Serenata” è stata selezionata per essere pubblicata nell’8° catalogo di illustratori per l'infanzia e la gioventù (FILIJ), organizzato in Messico dalla CONACULTA.

Ha collaborato alla serie di cartoni animati per la MVS dal titolo "La Vita Animata" (1996) come character designer, animatore e regista di animazione. Alcune delle sue illustrazioni sono state pubblicate sulle seguenti riviste: ELLE (Messico), Marieclaire (Messico), Buenhogar (Messico), Literal / Latin American Voices, Enviva. Collabora, inoltre con diverse aziende messicane e di altri paesi per la produzione di materiale pubblicitario.

 

(alejandra daguerre / martin lopeztovar / puntodincontro)

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23 de julio de 2011. - Alguna vez escuché que la vida es como un gran baúl donde vamos atesorando nuestras vivencias, nuestras experiencias, donde quedan registrados nuestros dolores, donde se imprimen nuestras alegrías, donde incansablemente guardamos y guardamos…

Cuando pensamos en un baúl hacemos conexión con un mueble destinado para guardar objetos; la imagen del viejo baúl en el sótano lleno de juguetes en desuso, hasta que un día llega un niño a la casa y los descubre. Pienso en el baúl del auto donde se guarda todo lo necesario para resolver una posible emergencia (y todo lo innecesario que quedó por ahí…o no se sabe dónde poner).

Imagino sitios que tal vez no tengan formato de mueble, pero actúan como un gran “trastero”: el desván, el depósito, el galponcito, el guarda tutti, el lavadero lleno de estantes para guardar y guardar…

Pero un día, en este gran “acopio”, aparecen aspectos desordenados.

Ahí empezamos a luchar: queremos traer algo y viene enganchado con otra cosa; queremos disponer libremente de nuestros recuerdos y no podemos; queremos disimular el caos y se torna más presente; queremos rescatar vivencias y vienen pegadas a las dolencias…empezaron los esfuerzos…quién de nosotros puede sentirse cómodo en su propio andar con tanta cosa revuelta?

Llego la crisis, y con ella nuestros primeros intentos de “ordenar”.

Aparecen rápidamente las soluciones de emergencia: quién no pensó en sentarse sobre la tapa del baúl -que obviamente ya no cierra- y desde ahí recuperar el orden perdido? Quién no pensó en cerrar la puerta del desván -si es posible con llave- para que no se vea el desorden, y mantener el resto de la casa impecable?

Advierto lentamente que la solución es a través de otros procesos.

Claramente no queremos ver la vida como “observadores no participantes”, sentados sobre el baúl estáticos y contemplativos; viendo pasar una tras otra las situaciones, donde el más mínimo movimiento haría que la tapa se abra, y de mi baúl salgan cosas inverosímiles…….podría quedarme ahí, pero parece ser “UN GRAN ESFUERZO PARA NADA”.

Para la otra opción necesito un fuerte compromiso, NECESITO MI FUERZA MAS QUE MI ESFUERZO. Revisar el baúl no es tarea sencilla, y mucho menos hacer una gran limpieza y reordenamiento. Solo ahí podré ser capaz de mirarme más allá de la imagen que me devuelve el espejo, podré descubrirme íntegramente, con mis aspectos positivos y con los más sufrientes; sentirme más suelto, más liviano y más resolutivo frente a los nuevos embates; sentirme más valioso, sentirme único…

“Mi baúl y yo somos uno, y estaremos juntos toda la vida”.

¿Qué tal si optimizamos la convivencia?

 

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*Alejandra Daguerre Nació en Buenos Aires, donde vive y trabaja. Se graduó en Psicología en 1990 en la Universidad del Salvador de Ciudad de Buenos Aires (Argentina).

Trabajó en la Fundación Argentina de Lucha contra el Mal de Chagas, en el Departamento de Psicología y durante tres años en el Ministerio del Trabajo y Seguridad Social (entrevistas de preselección, programas de reinserción laboral y selección del personal), Desde 1994 hasta 1999 se desempeño en el Departamento de Graduados de la Universidad de Buenos Aires, en areas de RRHH y Capacitación.

De 2003 a 2009 trabajó en el Instituto de Estética y Rehabilitación Física "Fisiocorp", en el tratamiento psicológico de pacientes con enfermedades crónicas y en pacientes de rehabilitación física a largo plazo. Desde 1991 trabaja por cuenta propia en el campo de la psicología clínica para adolescentes y adultos, con métodos psicoanalíticos, y de arte-terapia.


**Martín Lopeztovar Estudió diseño de comunicación gráfica y es co-fundador de corvo art design studio en la Ciudad de México.

A partir de 2011 está trabajando en proyectos personales, para los cual se centra en temas artísticos, objetos y pinturas. Ha sido invitado a participar en diversos proyectos de diseño, ilustración y animación. Sus ilustraciones tituladas “Serenata” fueron seleccionadas para publicarse en el 8° Catálogo de Ilustradores de Publicaciones Infantiles y Juveniles FILIJ, convocado por el CONACULTA. Colaboró en la serie de dibujos animados para MVS titulada “La Vida Animada” (1996) como diseñador de personajes, animador y director de animación.

Algunas de sus ilustraciones han sido publicadas en las revistas: Elle (México), MarieClaire (México), Buenhogar (México), Literal / Latin American Voices, Enviva. También colabora con varias compañías en México y otros países para la producción de material publicitario.

 

(alejandra daguerre / martin lopeztovar / puntodincontro)