30 gennaio 2012 - È ora di cambiare! È ora di trovare il coraggio di abbandonare alcuni atteggiamenti aggressivi e imparare ad essere più responsabili delle nostre azioni, più responsabili con noi stessi e con il nostro ambiente, con i nostri colleghi, con la società. Avete visto come ci piace dare la colpa agli altri? Vi siete resi conto di quanto è difficile dire: «Mi sono sbagliato»? Avete visto come ci arrabbiamo quando dobbiamo riconoscere i nostri errori e ricominciare?

Pensavo alle volte che compriamo un libro perché ha un titolo promettente e un’edizione impeccabile, ma —appena finito il prologo— ci rendiamo conto che non corrisponde esattamente a ciò che stavamo cercando.

Generalmente diamo la colpa agli altri: preferiamo pensare che l’autore ci ha ingannato, che la libreria non ci ha avvertito dell’imbroglio e che se lo avessimo saputo prima non avremmo perso tempo e denaro. Non sarebbe più facile accettare il nostro errore?

Pensavo alle volte che in un ristorante chiediamo il piatto del giorno —forse perché è in offerta o perché è il più economico del menù e abbiamo poco tempo—, ma quando lo assaggiamo cambia tutto: non ci sembra buono come speravamo. Accusiamo il cameriere di non avercelo detto e ce ne andiamo furiosi minacciando di non tornare né di mandare nuovi clienti.

Non sarebbe meglio ammettere che siamo stati noi a decidere?

Pensavo alle nostre storie d’amore, quando ci innamoriamo ciecamente, pieni d’illusioni.

Pensavo a quando trasformiamo la persona amata in un eroe o eroina del cuore, immaginando il nostro futuro (casa, magia, seduzione, figli...) assieme a lui/lei fino a quando, un bel giorno, non ci risponde come avevamo sperato, oppure —semplicemente— sceglie il suo spazio. Quel giorno —ovviamente in nome dell’amore— diventiamo improvvisamente despoti, esigiamo risposte che evitino la distruzione dei nostri ideali e ammortizzino velocemente l’investimento affettivo che —senza chiedere niente in cambio— abbiamo realizzato.

Cerchiamo di mettere la persona amata contro le corde, esigendo rispetto a un regolamento amoroso fatto su misura per noi, sperando che il giuramento sulla Bibbia abbia effetto, sicuri che l’altro/altra cambierà per farci felici e rinuncerà (contro la sua volontà) ai suoi spazi.

Non sarebbe meglio, —invece di pensare in questa maniera— giurarci a vicenda di essere assolutamente sensati, liberi e amorosi al momento della scelta?

Sono convinta che non è necessario tornare in libreria a fare una vera e propria scenata perché il libro che mi hanno ​​venduto non mi piace e tanto meno denunciarne l'autore. Sono sicura che scaricare la nostra rabbia contro il cameriere non farà migliorare il prossimo menù né la nostra giornata. Anzi, la riempie di rancore. E seguendo la stessa logica sto arrivando alla conclusione che anch'io sono responsabile della scelta del mio compagno (o della mia compagna) e se qualcosa non mi dovesse piacere del nostro rapporto non devo accusare né esigere discipline assurde. Devo solo parlare con me stessa, riconoscere la mia scelta e decidere se è conveniente o no per i miei programmi futuri.

È ora di cambiare! Smettiamola di dare la colpa agli altri di ciò che non ci piace o non siamo in grado di controllare. Dobbiamo imparare a masticare e digerire ciò che scegliamo.

Io riconosco le mie responsabilità e vi invito a fare lo stesso e così potremo imparare insieme l'arte della consapevolezza.

 

bullet

Clicca qui per leggere gli altri articoli della sezione Le storie che mi racconto,
Di Alejandra Daguerre.

_____________________________________

*Alejandra Daguerre è nata a Buenos Aires, dove vive e lavora. Laureatasi in Psicologia nel 1990 all’Università del Salvador nella capitale argentina, ha dapprima lavorato nella Fondazione Argentina per la Lotta contro il Mal di Chagas, nel dipartimento di Psicologia, poi per tre anni presso il Ministero del Lavoro e della Sicurezza sociale (interviste di preselezione, programmi di reinserimento lavorativo e tecniche di selezione del personale), poi dal 1994 al 1999 nella selezione del personale per l’Università di Buenos Aires.

Dal 2003 al 2009 ha lavorato presso l’Istituto di Estetica e Riabilitazione Fisica “Fisiocorp”, dipartimento di Psicologia, nel trattamento psicologico di pazienti con malattie croniche e pazienti in riabilitazione fisica a lungo termine. Dal 1991 opera in attività libero-professionale nel campo della psicologia clínica, per adolescenti e adulti, con metodiche di psicoanalisi e con ricorso all’arte-terapia e terapia occupazionale, utilizzando l'arte come elemento di catarsi terapeutica.

 

(alejandra daguerre / puntodincontro)

 

***

30 de enero de 2011 - ¡Es tiempo de cambiar! Es tiempo de animarse a dejar de lado algunas conductas agresivas y aprender a manejarnos con mayor responsabilidad: ya sea de nuestros propios actos, con nosotros mismos, con nuestro entorno más próximo, con nuestros compañeros de rutina laboral, con la sociedad…

¿Notaron cómo nos gusta responsabilizar al otro?

¿Notaron cuánto nos cuesta decir me equivoqué?

¿Notaron qué furia nos agarra cuando tenemos que reconocer nuestros errores y barajar las cartas nuevamente?

Pensaba en las veces que compramos un libro porque tiene un título prometedor y una edición impecable; y pasado el prologo ya nos damos cuenta que no es exactamente lo que estábamos buscando.

Por lo general tiramos la responsabilidad afuera; preferimos pensar que ese autor nos estafó, que la librería no nos advirtió del fiasco, y que si hubiéramos sabido de antemano, jamás invertíamos tiempo y dinero en esa lectura.

¿No sería más fácil hacernos cargo de nuestro error?

Pensaba en las veces que en un restaurante pedimos el plato del día, porque es promocional,  económico y tenemos muy poco tiempo; pero al probarlo tal vez nuestras pretensiones cambiaron, no lo encontramos todo lo delicioso que esperábamos, culpamos al mozo no habernos advertido, y nos vamos del lugar ofuscados, amenazando no volver ni recomendar nuevos comensales.

¿No sería más fácil hacernos cargo de nuestra elección?

Pensaba en nuestros romances, cuando nos enamoramos perdidamente del otro, y ponemos en él/ella todas nuestras expectativas. Pensaba en cuando convertimos a ese ser amado en un superhéroe o en una heroína de nuestro corazón, proyectando masivamente todo nuestro futuro (casa, magia, seducción, hijos…); y un día no responde como quisiéramos o elige simplemente tener también sus espacios propios.

Ese día —obviamente en nombre del amor—   nos ponemos déspotas, demandantes e instigadores de buenas respuestas, que calmen la caída de nuestros propios ideales, y amorticen de alguna manera la inversión afectiva que “tan generosamente y sin esperar nada a cambio” hemos realizado. Caramba…

Ahí queremos poner al otro “contra las cuerdas”, estableciendo el cumplimiento de un reglamento amatorio a nuestra medida, y esperando la jura por sobre las escrituras, que cambiará para complacernos, y renunciará (en contra de su voluntad) a tener sus propios espacios. Caramba…

¿No sería mejor que pensemos sobre nuestra visión tan proyectiva?

¿No sería más fácil jurarme a mí misma/o ser absolutamente sensata/o, libre, y amorosa/o a la hora de elegir?

Estoy convencida que no es necesario volver a la librería para hacer un verdadero escándalo porque el libro que me vendieron no me gusta, mucho menos demandar al autor. Estoy segura que descargar nuestra ira con el mozo del restaurante no sazona el próximo menú, ni mucho menos nuestro día; al contrario lo llena de disgusto. En la misma línea estoy llegando a la conclusión que yo también participo en la elección del otro, y si algo de la relación no me gustara no tengo que culpar ni ser instigadora de disciplinas absurdas; solamente me debo conversar conmigo misma para hacerme cargo de mi elección y simplemente decidir si se ajusta a mis perspectivas.

Es tiempo de cambiar! Basta de escupir en la cara a los demás aquello que no nos gusta o simplemente no sabemos manejar. Aprendamos a masticar y digerir nuestras propias actitudes.

Yo me responsabilizo y te invito a RESPONSABILIZ-ARTE … así entre todos podremos aprender con arte a ejercer la responsabilidad.

 

bullet

Haz click aquí para leer los otros artículos de la sección "Los cuentos que yo me cuento"
De Alejandra Daguerre.

_____________________________________

*Alejandra Daguerre Nació en Buenos Aires, donde vive y trabaja. Se graduó en Psicología en 1990 en la Universidad del Salvador de Ciudad de Buenos Aires (Argentina).

Trabajó en la Fundación Argentina de Lucha contra el Mal de Chagas, en el Departamento de Psicología y durante tres años en el Ministerio del Trabajo y Seguridad Social (entrevistas de preselección, programas de reinserción laboral y selección del personal), Desde 1994 hasta 1999 se desempeño en el Departamento de Graduados de la Universidad de Buenos Aires, en areas de RRHH y Capacitación.

De 2003 a 2009 trabajó en el Instituto de Estética y Rehabilitación Física "Fisiocorp", en el tratamiento psicológico de pacientes con enfermedades crónicas y en pacientes de rehabilitación física a largo plazo. Desde 1991 trabaja por cuenta propia en el campo de la psicología clínica para adolescentes y adultos, con métodos psicoanalíticos, y de arte-terapia.

 

(alejandra daguerre / puntodincontro)