Lucio Atzeni, appassionato della cultura etnica Barbaricina,
ha girato un video nella Barbagia di Ovodda, in Sardegna, che tratta di una giornata
dedicata a "sa tundidura", un vero e proprio rito che si tramanda da secoli
e che termina sempre con un luculliano banchetto collettivo...

 

16 aprile 2012 [1]. - È stata una giornata memorabile. Siamo arrivati nella tenuta di Salvatore (noto Badori) a pochi chilometri da Ovodda, in piena Barbagia, al centro della Sardegna, con gli amici allevatori, la moglie di uno di loro con figli e nipoti al seguito. È stata subito allestita una piccola tavolata dove, tutti in piedi, alcuni si si sono adoperati per preparare la colazione del mattino, che consisteva in tagli di abbondanti fette di prosciutto crudo, salumi vari, pancetta, formaggi stagionati e freschi —come il tipico casizzolu, una grande pera di formaggio— il tutto squisito e, ovviamente, annaffiato da un buon vino con l'immancabile fileferru, acquavite di vinacce.

Dopo il giusto tempo, saliti nell'area di lavoro, è arrivato il fuoristrada con le pecore, che sono state liberate.

Ogni allevatore ne ha presa una, le ha legato con maestria le zampe e, dopo averla distesa, ha iniziato il taglio della lana con i forbicioni ben affilati, mentre i bambini seguivano attentamente tutte le fasi, pronti ad usare un disinfettante spray che portavano con loro e che assicurava un rimedio accurato in caso di qualche taglio della pecora.

La mia prima impressione è stata di compiacimento per l'attenzione dedicata alle pecore, il grande rispetto per gli animali e la delicatezza nell'uso dei forbicioni, mentre gli allevatori spiegavano ai bambini come usare l'attrezzo.

È stato un impatto veramente notevole per i miei sensi, poter vedere e filmare tutte queste sequenze, in modo naturale, senza che ci fosse alcuna indicazione da parte di noi operatori (il sottoscritto e l'amico fotografo Mario Sollai). Si tratta di un evento che si tramanda da secoli, e si svolge sempre allo stesso modo.

Nel frattempo, alcuni si adoperavano per fare il fuoco che successivamente doveva arrostire alla brace il maialetto e l'agnello con le interiora preparate ad arte e il tutto infilato negli spiedi.

All'ombra dei ginepri e degli ulivi secolari l'evento si svolgeva in un'atmosfera piena di magia e ogni tanto un gruppo di quattro elementi si appartava e cominciava a intonare canti a tenore con grande maestria e talento, un'atmosfera quasi irreale di un tempo senza tempo che mi coinvolgeva emozionalmente facendomi sprofondare in un passato arcaico pieno di incanto e mistero. Dovevo sforzarmi per mantenere la lucidità ed evitare di entrare in trance...

 

 

Alla fine dei lavori, tutti insieme, siamo scesi nuovamente a valle, nel punto dove era iniziata la giornata. Una volta lì, non ho potuto resistere la tentazione di andare a curiosare, con la fidata telecamera HD, dentro una stanza da dove proveniva un profumo di buon mangiare. All'interno trovai Badori (l'anfitrione) che con un grosso mestolo in legno rimestava in un enorme pentolone di alluminio. Si trattava di quanto avevo già intuito: la pecora in cappotto, cioè, la pecora bollita insieme alle patate novelle, piatto tradizionale che alla fine si è rivelato una vera delizia, insieme all'arrosto e gli insaccati, il tutto prodotto in loco.

Dopo l'abbondante abbuffata, accompagnata da un ottimo vino rosso, non poteva mancare il dessert con dolci tipici della zona, preparati con maestria dalle donne di Ovodda. Il tutto è stato poi chiuso con il tipico filuferru, e o mirto e limoncello (a base di un infuso di bacche di mirto e buccia di limone).

Subito dopo si sono cominciate a sentire le grida gutturali di un gioco antico, come tutto quello che si stava svolgendo durante quella memorabile giornata, chiamato sa murra, la morra Sarda, con una goliardica esibizione dei partecipanti. Il video finisce con la figura più carismatica della giornata: Tziu Peppi, un personaggio leggendario nell'ambiente, oltre che ottantenne e con ai piedi gli immancabili gambali. Il filmato lo ritrae riportando le pecore tosate nel recinto chiamato su cuili.
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[1] La giornata di lavoro descritta in questo articolo ebbe luogo il 28 giugno 2010.

 

(lucio atzeni / puntodincontro)

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16 de abril de 2012 [2]. - Fue un día memorable. Llegamos a la finca de Salvatore Badori a pocos kilómetros de Ovodda —un poblado que se encuentra en el centro de Barbagia, una de las zonas más recónditas y antiguas de la isla italiana de Cerdeña— con los amigos criadores, uno de ellos acompañado por su esposa, hijos y nietos. Se acondicionó de inmediato una pequeña mesa donde, todas de pie, algunas personas prepararon el desayuno, que consistía en abundantes rebanadas ​​de jamón serrano, embutidos de varios tipos, tocino, quesos frescos y añejados —como el casizzolu, una gran "pera" de queso— todo estaba delicioso y, por supuesto, acompañado con un buen vino y con el siempre presente fileferru, un aguardiente de orujo.

Después de un tiempo adecuado dedicado a la primera comida del día, nos trasladamos al área de trabajo, donde llegó el camión con las ovejas, que fueron de inmediato puestas en libertad.

Cada criador tomó una, le ató con maestría las patas y, después de acostarla, comenzó a cortarle la lana utilizando unas tijeras muy afiladas, mientras que los niños seguían todas las fases del procedimiento, listos para usar un aerosol desinfectante que llevaban consigo y que aseguraba un remedio apropiado en caso de que se hubiese producido algún corte o rasguño involuntario en la piel de las ovejas.

Mi primera impresión fue de satisfacción por la atención prestada a las ovejas, el gran respeto hacia los animales y el uso delicado de las tijeras, mientras que los criadores explicaban a los niños cómo utilizar la herramienta.

Fue un impacto verdaderamente notable para mis sentidos el poder ver y filmar estas secuencias de una manera natural, sin que existiese ninguna indicación para nosotros los operadores (mi colega fotógrafo Mario Sollai y yo). Este es un evento que se ha transmitido durante siglos, y se lleva a cabo hasta el día de hoy de la misma manera.

Mientras tanto, algunas personas estaban ocupadas con la fogata en la que más tarde se asarían el lechón y el cordero, cuyas entrañas estaban siendo cuidadosamente preparadas en brochetas.

A la sombra de los enebros y de los olivos el evento se llevó a cabo en un ambiente mágico en el que de vez en cuando un grupo de cuatro elementos se apartaba y comenzaba a cantar canciones a través de la voz de un tenor hábil y talentoso, una atmosfera casi irreal de un tiempo sin tiempo que me involucraba emocionalmente hundiéndome en un pasado antiguo lleno de encanto y misterio. Tuve que esforzarme para mantener la cabeza fría y evitar entrar en un trance ...

Una vez terminada la tarea, todos juntos, volvimos al lugar donde se inició el día. Una vez allí, no pude resistir la tentación de husmear, llevando conmigo la fiel cámara de alta definición, dentro de una habitación de la que llegaba un olor delicioso a buena comida. Dentro deella encontré a Badori (el anfitrión) que con una cuchara grande de madera agitaba el contenido de una enorme olla de aluminio. Se trataba de lo que ya había intuido: oveja "en abrigo", es decir, un platillo preparado con carne de borrego cocida con patatas, un plato tradicional que a la larga resultó ser un verdadero manjar, junto con los demás guisados y salchichas, todo hecho aquí.

Después del atracón, acompañado de un excelente vino tinto, no podía faltar el postre con los dulces típicos de la zona, preparados por las manos expertas de las mujeres de Ovodda. La comida finalizó con el tradicional filuferru y "o mirto e limoncello" (una infusión de bayas de mirto y cáscara de limón).

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[2] Lo descrito en este artículo tuvo lugar el 28 de junio de 2010.

 

(lucio atzeni / puntodincontro)