21 settembre 2009. -
È noto, e recentemente constatato da tante parti, che l'unità
d' Italia, messa più o meno in discussione in tempi recenti per motivi di
tasse in primis, poi per cultura, identità etnica e quant'altro possa
caratterizzare le differenze fra le popolazioni che abitano le 20 regioni
d'Italia, si manifesta ed emerge in forma di solidarietà nei momenti di
tragedia nazionale. Posso dare una testimonianza diretta del “buon cuore”,
questo sì, visto in modo positivo, dalle scritte e disegnini vari trovati
nelle pareti di cabine di legno, containers e roulotte del campo base della
Croce Rossa Italiana situato negli spazi dell'ex Italtel de L'Aquila, a
testimonianza del passaggio e dell'opera di solidarietà di migliaia di
uomini e donne, giovani e meno giovani che hanno trascorso in questo campo
periodi nel corso dei mesi estivi, spesso usando le ferie.
“Megghiu pessu ca depressu”, ci fa sapere un siciliano, ove “pessu” sta per
perso, insomma un po' matto, termine qui usato con un significato positivo.
Un ringraziamento di un/a volontario/a diretto a quelli con cui ha vissuto
l'esperienza dell'Aquila è per: la pazienza, la condivisione, la dolcezza,
la disponibilità, le chiacchierate, i gossip...non dimenticherò. Ci abbiamo
provato!.. altri scrivono sulla stessa parete più in basso. Grazie per
quello che mi avete insegnato. Non pensate al passato, ma vivete il
presente. Un aiuto che dal cuore è dovuto. Un pezzo del nostro cuore ve lo
lasciamo. Non so cosa ci avete fatto ma...so di certo che siete entrati nel
nostro cuore. Riporto, in ordine sparso, i luoghi di provenienza degli
autori di questi messaggi ed altri simili (chiedendo scusa per l'omissione
di quanti mi sono sfuggiti): Reggio Calabria, Padova, Mazara del Vallo,
Palermo, Lodi, Novara, Biella, Bergamo, Lecco, Ferrara, Bolzano, Andria,
Casalmaggiore, Pizzighettone, Taranto, Diano Marina, Fasano, Frattamaggiore,
Cesena, Milano, Trento. Insomma presenze da tutta, ma proprio tutta l'Italia,
attratti a L'Aquila dal bisogno di fare, dare, e contribuire con i propri
mezzi al sostegno delle popolazioni locali. Questa partecipazione fatta di
opere, sentimenti e sacrifici personali (dormire sotto una tenda con altre
sei o sette persone sconosciute non sempre è bello e divertente) è una
conseguenza della misura della tragedia che ha colpito la città e zone
circostanti, e le emozioni vissute a l'Aquila creano un tipo singolare di
unità d'Italia, profonda, viva, sentita, che va ben oltre le chiacchiere di
superficie e le operazioni più o meno comprensibili dei politici.
Badando adesso anche alla situazione generale della città, è opportuno citare una notizia di cronaca dal quotidiano Il Centro de L'Aquila dell' 8 settembre. C'è un titolo che dice: La Regione acquista 14 treni. Tra le svariate dichiarazioni sugli obiettivi di questa operazione ce n'è una che riveste importanza strategica per la città, quella che parla della realizzazione di una vera e propria metropolitana di superficie, con fermate nei punti di grande spostamento, nelle aree del Progetto C.A.S.E, tratta Sassa-Paganica. E così la frase “metropolitana di superficie” che, comparsa a L'Aquila parecchi anni fa in relazione ad un dispendioso progetto criticatissimo e mai realizzato, sembrava definitivamente seppellita dal terremoto, rispunta fuori per un qualcosa di più necessario e fattibile.
Passando dalla Regione allo Stato, segnaliamo la presenza del Presidente
della Repubblica e di Sua moglie, al concerto diretto da Riccardo Muti nel
cortile delle Caserme della Guardia di Finanza, il 6 settembre, alla
presenza di 6.000 spettatori. Per questa occasione il sito de La Repubblica
online riporta una lettera aperta al Presidente della Repubblica, firmato da
Vittorio Alvino del comitato AQ, lettera sottoscritta e condivisa da tutti
gli altri gruppi che sostengono la ricostruzione vera della città e degli
altri comuni. Cito testualmente:
Caro Presidente....Noi crediamo molto nelle istituzioni, anzi moltissimo...questo
lei lo sa, lo ha visto. Ha visto la distruzione immensa. Sa, come tutti noi,
che da un evento del genere non ci si riprende se non attraverso sforzi
collettivi eccezionali e soprattutto attraverso le scelte giuste...Il piano
C.A.S.E. è la storia di una devastazione annunciata. Lo smembramento delle
comunità, praticato all'indomani del terremoto, viene perseguito dopo cinque
mesi e perpetuato in quelli avvenire. Perchè non si è saputo e non si è
voluto dare priorità alla ricostruzione ma alla costruzione del nuovo...Con
tutte le nostre forze abbiamo chiesto alle istituzioni che venissero
risparmiate sofferenze, denaro pubblico e le bellezze del territorio,
ricorrendo a case di legno, prefabbricati e simili...che permettono di
restare vicini al proprio territorio da ricostruire e che possono essere
rimosse quando non servono più. Ma non c'è stato nulla da fare...
Se fosse possibile da questo modesto pulpito scriverei: quanto sopra all'attenzione dei potenti di turno, compreso, ovviamente, il geniale Presidente del Consiglio. Unico al mondo padrone di tutta l'informazione pubblica e privata del paese che gestisce come cosa propria, autodefinitosi il più bravo politico d' Italia da 150 anni a questa parte. Ma che modestia! Sono molti di più, solo nella Roma imperiale si può trovare qualcuno alla sua altezza. Da brava cittadina, ligia al dovere ed alle istituzioni,mi sono commossa quando R. Muti ha dato inizio all'Inno di Mameli, umilmente riverisco, ringrazio ed ossequio. Bacio le mani!