Che acqua si beve in Italia?

La concentrazione degli elementi presenti in tracce dell'acqua minerale
non è richiesta dalla legge nel Paese dove di più se ne consuma nel mondo.

3 maggio 2010. - Un gruppo di ricercatori italiani ha analizzato, nell'ambito di un progetto dell'Unione Europea, molte delle acque minerali imbottigliate in vendita sul territorio nazionale. Indagando soprattutto sui cosiddetti elementi presenti in tracce, la cui concentrazione non è indicata sull'etichetta perché la legge non lo richiede. Tra essi, alluminio, arsenico, berillio, uranio e altri potenziali contaminanti nocivi per la salute.

I risultati dell'indagine - particolarmente importante in un paese che è il maggior consumatore mondiale di acqua minerale - hanno evidenziato molte luci e poche ombre. Ma soprattutto hanno fatto emergere la necessità di una profonda revisione delle norme, che spesso in Italia sono più severe per l'acqua del rubinetto che per quella in bottiglia, le cui etichette dovrebbero riportare informazioni più dettagliate riguardo alla composizione. È esemplare il caso del berillio - un cancerogeno di classe A - che nelle acque potabili non può superare una concentrazione di 4 microgrammi per litro mentre non è sottoposto ad alcuna restrizione per quanto concerne le acque minerali.

Sarebbe dunque quanto mai opportuno per la salute dei cittadini che le acque in bottiglia, salvo il caso di specifiche acque con indicazioni terapeutiche, fossero sottoposte almeno agli stessi vincoli dell'acqua di rubinetto.

 

(Le Scienze - Edizione italiana di Scientific American)

Share