Le pillole abbronzanti:
i rischi dell'eliomania

Di Claudio bosio.

Abbronzate, tutte chiazze,
pellirosse un pò paonazze
son le ragazze che prendono il sol
ma ce n’è una
che prende la luna …

Tintarella di luna: Mina

 

3 agosto 2010. - Un tempo la pelle scura era un segno di volgarità e denunciava origini plebee. Ora, sembra che, d’estate, nessuno … preferisca stare all'om­bra.

Per le “Signore”, ostentare coloriti cerei e carnagioni lunari tipo nobildonne «fin de siècle» è qualcosa di orripilante.

Ma anche per i “Signori” non è più esteticamente proponibile il look del «viso pallido». Per gli tanti “rag. Fantozzi” che ogni estate brulicano sulle spiagge, l'abbronzatura rimane un obbligo ineludibile, un «must»: impensabile ripresentarsi, a settembre, ad amici e colleghi di lavoro senza una tintarella … come Dio comanda! Anzi, il “tipo” di vacanze trascorse lo si può dedurre dal grado d’abbronzatura raggiunto. Una faccia profondamente “nera” è indice di sole tropicale o, meglio ancora, di sole integrale, preso sul ponte di uno yacht sibaritico. Ciò non toglie che, in fatto di tintarella, il cittadino medio si ritrova in un’amletica condizione di incertezza e di confusione. Malato inguaribilmente di eliomania, ma succube del terrorismo di tanti dermatologi e di tante  pagine (psuedo-)scientifiche, ricorre sempre più all’abbronzatura “cittadina”, acquisita restando .. a casa. Il miraggio della tintarella a domicilio e per tutto l'anno (Armani docet!) è troppo forte. Non tutti possono permettersi le Seychelles a Natale e, allora, ecco fiorire i centri per l'abbronzatura, dove gli  aspiranti “neri” si fanno rinchiudere in sarcofaghi di plexiglas, sfolgoranti della strana luce di tubi a raggi «UV-A». Il risultato, con una o più sedute, è garantito: avremo un colorito bronzeo come quello (seducente!) di fine-estate.

Non tutti sono, per altro, consci che, così facendo, a gioco lungo, la nostra epidermide si ricoprirà di chiazze scure, di grinze e di rughe.

Invec­chierà: precocemente e inesorabilmente.

Per spiegarci questo ed altro, cerchiamo, a questo punto, di spendere due parole per descrivere cos’è questa così ambita tintarella.

L’abbronzatura della nostra pelle è dovuta all'aumento di concentrazione, nel suo strato superficiale (epidermide), di un pigmento bruno-nero, la melanina (dal greco m½las, melas, “nero”) in seguito all'azione del sole. (L’abbronzatura si manifesta solo 48 ore dopo l'esposizione)

In soldoni, la cute mette in atto una sorta di meccanismo naturale di difesa nei confronti dei raggi solari (e delle lampade abbronzanti!) mediante la produzione di un pigmento, la melanina appunto, da parte di alcune sue cellule specializzate (melanociti). La pelle, così, crea una specie di barriera per impedire ai raggi di penetrare in profondità. Quando ci esponiamo ai raggi ultravioletti, aumentiamo la produzione di melanina, che, tra l’altro, funziona da filtro delle radiazioni incidenti. La melanina, è evidente, è la determinante primaria del colore della pelle umana. Infatti, anche se tutti gli esseri umani possiedono una concentrazione generalmente simile di melanociti nella pelle, l'attività dei melanociti è differente in individui appartenenti a diversi gruppi etnici conferendo con ciò una maggiore o minore concentrazione di melanina nella pelle e quindi una diversa pigmentazione.

Alcuni individui hanno pochissima o nessuna melanina nella loro epidermide, una condizione nota come albinismo.

L’assenza di melanociti può provocare la vitiligine, cioè la carenza della pigmentazione con formazione di chiazze bianche  in una precisa area cutanea.

La formazione di melanina è stimolata dai raggi ultravioletti (la porzione della radiazione solare a breve lunghezza d'onda), in particolare nel campo da 380 a 410 nanometri I raggi ultravioletti, dopo essere penetrati nello strato più profondo della pelle (derma) colpiscono i melanociti, le cellule che producono melanina. Come conseguenza, vengono liberati granuli di melanina che si spostano verso l'epidermide e si diffondono verso gli strati più esterni, formando uno schermo bruno. Il numero e la forza delle radiazioni che penetrano nella pelle dipendono dallo spessore e dalle condizioni di idratazione dello strato cutaneo (se la pelle è secca e sottile, ne lascia passare una quantità molto maggiore).

 

La sequenza delle reazione della pelle consiste in:

1.      un inscurimento della melanina presente in superficie stimolato dai raggi UV-A. Questo primo stadio di abbronzatura si attiva entro un paio d'ore dall'esposizione al sole.

2.      una stimolazione di melanociti, dovuta alle radiazioni UV-B. L’abbronzatura ottenibile in questo stadio, è intensa e duratura, e, in genere inizia ad intensificarsi 48 ore dopo l'esposizione.

 

Le radiazioni solari che colpiscono la pelle sono di due tipi:

    radiazioni UV-B, che arrossano la pelle e provocano una scottatura che distrugge le singole cellule, causando danni anche permanenti che vanno dal precoce invecchiamento cutaneo fino alla comparsa del tumore cutaneo.

    radiazioni UV-A., che intensificano gli effetti devastanti delle radiazioni UV-B, penetrando in profondità, danneggiando le fibre e provocando un invecchiamento precoce oltre alla formazione di rughe.

Questi due tipi di radiazioni sono, per altro, responsabili dei due principali effetti negativi del sole sulla pelle:

     l'invecchiamento cutaneo

    la comparsa di macchie (le cosiddette “macchie di pigmentazione”).

 

Non è però il caso di lasciarci prendere dal panico: con una buona lozione solare, le radiazioni UV-A e UV-B possono essere bloccate, a patto comunque di prendere il sole con buon senso, senza cioè esporsi nelle ore di picco solare e facendo attenzione alla durata dell'esposizione.

Seguendo queste avvertenze, si fruirà dei grandi benefici dal sole:

    stimolazione della circolazione sanguigna

 aumento produzione della vitamina D, calciferolo, antirachitica. Per molto tempo associata solo alla formazione delle ossa, la vitamina D è oggi ritenuta capace di esercitare effetti benefici su tutto l’organismo umano, influenzando in modo importante le risposte del sistema immunitario e le difese cellulari.

 

L'intensità dell’abbronzatura è correlata al numero di melanociti presenti nella pelle che aumenta con l'esposizione al sole con un meccanismo non ancora chiaro, probabilmente dipendente dalla melanocortina. Non va dimenticato che l'intensità delle radiazioni, oltre che dall'orario, può essere influenzata (nel senso di un aumento) dalla presenza di superfici riflettenti (come l'acqua, la sabbia e la neve), che possono riflettere la radiazione solare sino all'80%, dalla latitudine e dall'altitudine, dalla trasparenza dell'aria e dalla temperatura.

La tonalità dell'abbronzatura dipende invece dal tipo di melanina che si è in grado di produrre, in particolare sono note la eumelanina e la feomelanina che conferiscono rispettivamente una colorazione bruno-nera e rosso-giallastra.

Abbiamo detto che i raggi ultravioletti UV-A penetrano profondamente e stimolano la melanogenesi, ma producono anche “radicali liberi” in grado di danneggiare la cute. Quindi per ottenere una abbronzatura senza danni nei soggetti che abbisognano di protezione, si debbono bloccare i raggi B e permettere il passaggio ai raggi A, cercando contemporaneamente di impedire il danno da radicali liberi. Esistono in farmacia creme protettive che assommano, più o meno, tutte le caratteristiche suddette. Questi  filtri solari, anche quelli con adeguato fattore di protezione, non sono prodotti miracolosi: servono certamente a prolungare il tempo di esposizione al sole senza subire conseguenze, a condizione di adoperarli nel modo corretto, applicandoli con una certa frequenza e, comunque, ogni volta che si esce dall'acqua.

Se i raggi solari, di cui abbiamo parlato, giungono a contatto delle pelle in quantità superiore alle possibilità della difesa naturale, si possono avere effetti nocivi su di un particolare costituente cutaneo, l'elastina.

Questo processo, chiamato "elastosi", rende la pelle più spessa, con rughe sempre più evidenti ed anche, talora, delle macchie ipercromiche, specie sul viso e al dorso delle mani.

Torniamo quindi ad interessarci della tintarella «rapida e sicura», ottenuta lontano dal mare o dalla montagna.

Purtroppo questa cura abbronzante artificiale, diffusissima e di sicuro risultato, è correlata anche e molti fatti angosciosi.

Fra gli altri, è rimarchevole il caso, del 1989,  di una ragazza di Denver, Colorado, affetta da anemia «apla­stica», curabile con un siero antilinfocitario (ottenibile da un coniglio) altrimenti causa di un devastante processo degenerativo del midollo osseo, con conseguente inibizione della produzione di globuli rossi. Per reintregare, almeno temporaneamente, il fabbisogno di sangue dell'organismo, sarebbe bastata una trasfusione di eritrociti e di piastrine. “Sarebbe” bastata, ma la giovane, essendo una testimone di Jehovah, rifiutò questo trattamento. Penny, questo il nome della ragazza, da quattro mesi, soffriva di strani malesseri, di cui non si riusciva a determinare la causa: mali di testa, senso di affaticamento, perdita di peso, frequenti abrasioni. I medici sapevano bene che, di solito, l'anemia aplastica ha origine dall'esposizione a radiazioni, o da contagio con sostanze tossiche o con certi virus (es. epatite B). Ma questo non era proprio il caso di Penny, la cui vita si era sempre svolta, metodicamente, fra scuola e casa, casa e scuola. Unico avvenimento “extra”, appunto circa 4 mesi prima, una seduta abbronzante nell’occasione della quale (in considerazione della sua carnagione pallida e facilmente “scottabile” al sole)  le erano state proprinate delle pillole che garantivano una «una tintarella sicura e più rapida». Le pastiglie, le fu spiegato, contenevano un estratto vegetale (la «cantaxantina»)  che ha il potere di «tingere l'epidermide dall'interno».

Successe però che la faccia e il corpo di Penny, da bianco latte che erano, assumessero un orribile color carota. E intanto, per ragioni misteriose, il suo midollo osseo smise di fab­bricare globuli rossi, il suo sangue si impoverì di giorno in giorno. La storia di Penny ha il triste epilogo previsto. Irremovibile nelle sue convinzioni religiose nel rifiutare le trasfusioni, Penny muore. Ma più che le assurde superstizioni dei testimoni di Jehovah, a ucciderla è stato il coadiuvante della tintarella da lei ingerito: la «cantaxantina».

Questa sostanza è un composto sintetico che l'industria ali­mentare impiega come colorante, dal formaggio al ketchup, alle salse per il barbecue, ma che è anche irresponsabilmente sfruttato come pillola abbronzante in vari “Sun Centers”. I media osano impunemente pubblicare annunci del tipo: «Procurati la tintarella che vuoi in ogni stagione senza invecchiare la tua pelle». Non trascurando di aggiungere, per la tranquillità degli utenti: «I raggi del sole provocano il cancro della pelle. Il principio attivo di "Darker Tan", la Cantaxantina, è organico, naturale e totalmente innocuo», nonché avvertendo subdolamente che «Sia uomini che donne hanno riferito casi di eccessiva attenzione da parte dell'altro sesso dopo aver preso "Darker Tan", con conseguenti scenate di gelosia da parte del coniuge o del fidanzato».

Una balla dietro l’altra! Roba da codice penale!

I chimici, per altro, lo sanno assai bene: la Cantaxantina è un carotenoide che appartiene alla categoria delle xantofille. La sua formula chimica è C40H52O2 ed il numero di additivo alimentare è il numero E161. In Gran Bretagna  ne è autorizzato l’uso come additivo nella carne di pollo, per la colorazione della trota e del salmone. è comprovato che, lungi dall'essere innocua, la Cantaxantina(1) può risultare tossica se inge­rita nelle dosi consigliate dalla pubblicità (3 o 4 pil­lole da 30 milligrammi al giorno) o in dosi superiori (L'Unione europea ne ha fissato il limite di 80mg/Kg dei prodotti alimentari). Il suo potere di accumulazione nei tessuti è enorme. Oltre la pelle, tinge il fegato, i polmoni, il midollo osseo, il sangue, le feci, e può colorare perfino il corpicino di un feto nel ventre materno. Ma quel che è peggio è che pur essendo, come tutti gli altri carotenoidi, un precursore della vitamina A, non ne possiede l'attività, non si può facilmente metabolizzare, né ossidare ed espellere agevolmente dall'organismo. Il che non è proprio uno scherzo!

In generale il betacarotene, naturale o sintetico, in parte efficace nella cura delle scottature solari, può provocare qualcosa di analogo a quanto successe alla povera Penny: l'ipercarotenosi, un ingiallimento della pelle simile all'itterizia.

Altri composti chimici abbronzanti sono gli «psoraleni», presenti in natura negli agrumi (sedano, prezzemolo,fichi) e sintetizzati in farmacologia per la cura della psoriasi, della vitiligine e di altre malattie della pelle. Anche se, previa esposizione ai raggi UVA, gli psoraleni stimolano la produzione di melanina, tuttavia, come ogni altro farmaco, possono avere effetti indesiderati, come nausea, prurito, eritemi, e, più a lungo termine, mutamenti della pigmentazione, cataratte, e perfino carcinomi della pelle.

(Per inciso: è un’illusione che le pillole abbronzanti preparino e proteggano la pelle dalle radiazioni solari. Non vi è alcuna prova a supporto di questa teoria. Quasi nessuna delle sostanze contenute in queste pillole è approvata o raccomandata dagli organi ufficiali. Anzi, alcune sostanze usate in passato sono state addirittura ritirate dal mercato).

C’è chi per diventare nero ingolla pillole più o meno tossiche, ma c’è anche chi fa, in totale ignoranza, ricorso alle più rassicuranti e caserecce pozioni della nonna. E finisce all'ospedale.

Un episodio del genere ha avuto luogo a Modena. Una giovane coppia diede retta al suggerimento di un volantino per ottenere infallibilmente un'abbronza­tura «color mogano»:

«Raccogliere sei foglie di fico e metterle in una pentola contenente un litro d'acqua. Far bollire per un'ora esatta. Lasciar raffreddare e versare l'infuso in una bottiglietta. Per quanto riguarda l'uso, cospargere il corpo uniformemente ed esporsi ai raggi del sole per venti minuti, dieci per parte. Al termine del bagno di sole è necessaria la doccia e un'abbondante insaponatura».

Di effetti collaterali l’estensore del volantino si è guardato bene di parlarne.

È pur vero che la foglia di fico contiene furocumarina, una sostanza che si attiva in presenza della luce, e tanto più rapidamente se detta sostanza viene messa a contatto con i pigmenti della pelle, peccato, però, che la medesima sostanza sia estremamente tossica.

Sono cose, queste, che non si apprendono “prima”, ma si imparano “dopo”, a propri spese e quando, assai spesso, non c’è più rimedio che valga.

I nostri due giovani, dopo essersi “spalmati” la pozione magica seguendo alla lettera le istruzioni del foglietto, si stesero a … crogiolarsi al sole, sul balconcino di casa, ri­girandosi di pancia e di schiena come da istruzioni. Nel giro di poche ore, “Lui” accusava i primi malesseri: cona­ti di vomito, febbre sempre più alta. Il giorno dopo, il suo corpo era pieno di vesciche: ustioni di primo, secondo e terzo grado, come pure la sua amica. Due settimane d'inferno in un letto d'ospedale, con dolori così atroci da non poter nemmeno tenere il lenzuolo a con­tatto del corpo. (E tutto questo solo per diventare “neri”!).

I Dermatologi del Policlinico di Modena, che hanno curato i due ragazzi, assicurano che ogni anno il mici­diale decotto abbronzante miete almeno quattro o cinque vittime.

Dunque, non si è trattato di un caso fortuito ma qualcosa di ripetitivo.

D’altra parte, possibile che ci sia qualcuno che non sappia che l'esposizione prolun­gata al sole è un fattore di rischio per i tumori della pelle?

La vera e propria epidemia di mela­nomi che ha colpito i Paesi più ricchi negli ultimi decenni, è stata messa scientificamente in relazione con la diffusione del benessere, con la moda del bikini e dell'abbronza­tura integrale.

 

Benché l'insorgenza del melanoma sia associata anche ad altri fattori, la radiazione solare è l'unica variabile che sia possibile, da parte nostra, con­trollare e prevenire. Diamo retta a quanto asseriscono i medici competenti:

    «Non ci si può abbronzare senza dan­neggiare la propria pelle» (Associazione dei Dermato­logi)

    Una "salutare tintarella" è una contraddizione in termini» (Fondazione americana per il Cancro)

 

Ciò non bastasse, ecco i Verdi che, con il loro allarmismo terroristico, non perdono l’occasione di sbandierare la notoria sindrome del «buco nell'ozono».

è noto che un assottigliamento dello strato protettivo dell'atmosfera si tradurrebbe in un aumento delle radiazioni ultravio­lette sulla terra. Ma collegare questo fenomeno, per quanto inquietante, con l'impennata dei casi di mela­noma è un'estrapolazione del tutto arbitraria, non essendo sinora stata suffragata da alcun serio studio scientifico.

Gli «eliofili», però, non demordono, con gran gioia dei fabbricanti di cosmetici. Ormai non c'è crema da giorno, prodotto per il corpo o per il maquillage che non abbia qualche «filtro» contro il sole.

Ma anche queste sostanze (benzofenoni, cinnamati, acido urocanico) se usate in eccesso e in modo continuativo, del tutto in­nocue non sono, e qualcuno ha addirittura ipotizzato un loro potenziale effetto cancerogeno.

Vuole la leggenda dell’epopea americana che, nella «Danza del Sole» degli indiani cheyenne l'esecutore danzasse per quattro giorni a torso nudo, senza mangiare e senza bere. Evidentemente il sole veniva usato come uno strumento di tortura per commuovere il Grande Spirito.

L’abbronzatura presso le nostre tribù di … «visi pallidi, assume talvolta aspetti non meno feroci. Ci sono fra noi dei fanatici che si lasciano letteralmente abbrustolire, standosene al sole, sia pur unti e bisunti, per ore e ore.

I raggi solari sono radiazioni energetiche di natura tale da penetrare dentro le cellule ed i tessuti del nostro corpo, modificandone la struttura.

Una scottatura profonda, un’esposizione troppo intensa e prolungata, possono avere conseguenze anche permanenti sulla pigmentazione. Possono, inoltre, distruggere il collagene (la principale proteina del tessuto connettivo umano, pari a circa il 6% del peso corporeo) e l’elastina (proteina del tessuto connettivo, elastica cioè permette ai tessuti, sottoposti a forze di stiramento o di contrazione, di tornare alla loro forma originaria) compromettendo in tal modo la tenuta dell’epidermide.

Dobbiamo considerare «Elios» come Giano cioè un Dio bifronte: può esserci amico o nemico, a seconda di come … ci comportiamo con lui.

L’essenziale è rifuggire da ogni “devozione” irrazionale nei suoi confronti e agire, come si dice, cum grano salis.

L’importante è che ognuno ragioni con la propria testa, prima di andare a stendere al sole la  propria pelle!!

 


([1])  Ecco quanto riportato su www.usahealthaudbeauty.com a proposito della Cantaxantina: è un integratore alimentare, organico, completamente naturale. Si trova in molte piante, il pigmento che dà il colore rosso a molti frutti, ad ortaggi ed a fiori. È utilizzato come colorante non tossico in pasti come per le bevande, frutti, salse di spaghetti e salsa barbecue. Effetti secondari: Canthaxanthin cambierà i rifiuti del vostro corpo ad un colore rossastro. Questo si produce quando il corpo eliminerà le quantità eccessive di Cantaxantina che non possono essere assimilate. Inoltre, quantità eccessive possono cambiare il colore delle palme delle mani ad un colore arancione/bronzata. …no comment!! 

Share