Anoressiche già alle elementari, l'allarme da Milano
Esperti del Niguarda, per bimbe malate fin dai 7-8 anni sviluppo e altezza a rischio.

 

3 ottobre 2009. - Il cibo è un nemico, le modelle un ideale da raggiungere. Anche a costo di digiuni forzati. Pensieri da grandi per bambine sempre più piccole. Hanno anche 7-8 anni e frequentano ancora le scuole elementari le anoressiche di oggi, corpicini gracili e un futuro a rischio davanti. Perché quando si dice addio al cibo troppo presto, anche la crescita 'normale' del corpo diventa un incognita. E si mette in gioco anche l'altezza. "Fino a 8-9 anni fa non esistevano casi simili. Oggi nei centri specializzati i bambini sotto i 12 anni sono sempre di più". A lanciare l'allarme è Maria Gabriella Gentile, responsabile del Centro per la cura dei disturbi del comportamento alimentare dell'ospedale Niguarda di Milano, in occasione delle Giornate di nutrizione clinica e patologie correlate, in corso nella struttura del capoluogo lombardo.

La specialista, una vita in corsia per aiutare i ragazzi a recuperare un rapporto sano con il cibo, di casi gravi per i quali l'unica soluzione è il ricovero o il day hospital ne ha visti passare più di 500 in un decennio. E si è accorta di come i disturbi del comportamento alimentare si affaccino sulle vite di questi giovani in età sempre più precoce. Da una statistica, fatta proprio sui pazienti del centro milanese, emerge che "il 46% ha cominciato ad avere problemi con il cibo prima dei 16 anni. E, dato ancor più grave, il 9% sotto i 12 anni", ribadisce Gentile. Numeri che fanno paura. Ogni anno finiscono in cura al Niguarda, uno dei centri italiani di riferimento, circa 200 pazienti. Di questi, circa 20 sono under 12. L'anoressia e gli altri disturbi del comportamento alimentare non conoscono barriere geografiche. Colpiscono al Nord come al Sud, ma se prima si pensava che fossero correlabili allo stile di vita dei ceti più ricchi, oggi non risparmiano neanche i figli di operai. Nei centri arrivano bambini che non si nutrono più. Difficile andare al cuore del problema che è quasi sempre un disagio psicologico. I motivi sono diversi. "Non ultime le pressioni dei genitori", avverte Gentile. "Oggi una bimba con un peso normale e un minimo di pancetta viene considerata inadeguata rispetto ai parametri di magrezza a cui ci hanno abituato i tempi moderni".

E nel mirino degli esperti finisce, ancora una volta, il mondo della moda. A finire nella rete dell'anoressia sono sempre più le ragazze che, già a 7 anni, considerano il loro corpo inaccettabile perché diverso da quello di modelle magrissime. "Nella popolazione di pazienti rappresentano il 92% contro l'8% circa dei maschi", precisa Gentile. Bambine che spesso hanno difficoltà di comunicazione e di relazione con la famiglia. "Dicono di non riuscire a deglutire, alcune arrivano ad aver paura del cibo", racconta l'esperta. I segnali della malattia, però, spesso vengono ignorati. I pasti possono durare anche due ore, con scarsi risultati, le quantità di cibo si riducono, la scelta degli alimenti si fa iperselettiva. "Il risultato è che si crea un forte squilibrio: il cibo assimilato non è adeguato alle esigenze nutrizionali. Il peso si ferma o comincia a scendere", prosegue l'esperta. Una situazione aggravata dal fatto che "la diagnosi arriva in ritardo per la metà dei pazienti e i rischi che si corrono a questa età sono molto più alti.

E l'attesa diventa pericolosa". I disturbi del comportamento alimentare possono portare al blocco della crescita e compromettere anche la sviluppo in altezza. "Un fenomeno osservato nelle due Coree, dove a Nord, Paese denutrito, i ragazzi sono 8 centimetri più bassi e le bimbe 6 centimetri rispetto ai coetanei cresciuti a Sud, paese 'normonutrito'". Mai sottovalutare, insiste la specialista. Perché di anoressia si può anche morire. Un 5% di pazienti, secondo le stime nazionali, non ce la fa. Nonostante i campanelli d'allarme, molti bambini arrivano nei centri quando il disturbo è già a uno stadio avanzato ed è più difficile limitare i danni. Succede "per le resistenze del paziente, perché i genitori tendono a rimuovere il problema o ancora perché la famiglia si convince che non esistano terapie". Eppure le cure ci sono, rassicura Gentile. "Cure integrate per recuperare il corpo nutrendolo di nuovo, e la mente. Servono infatti anche terapie psicologiche per aiutare i piccoli a riconquistare la serenità e, ancora, terapie rivolte ai genitori per stabilire un corretto rapporto con i figli". C'è un 15% che riesce a liberarsi solo parzialmente del disturbo. "Come una mia paziente - riflette l'esperta - che dopo la terapia aveva paura a tornare in classe, in prima media, perché temeva che il suo peso sano potesse essere considerato eccessivo". Ma se le cure sono adeguate, conclude, riescono a guarire completamente più di 8 pazienti su 10.

 

(Adnkronos)