Sport con o senza stretching?
Cambia poco, dice uno studio

Presi in esame, tra Norvegia, Australia e Usa, 2388 volontari
L'esperto: "Funziona solo se eseguito a regola d'arte, e questo non accade spesso".

Lo stretching: inutile?9 agosto 2008. - Aria tipicamente rilassata da fine estate, i-pod nelle orecchie, tenuta ginnica e un gran senso di colpa per quel cornetto farcito mangiato a colazione: ecco gli ingredienti di un'ora di jogging. Ma manca la parte più delicata, lo stretching. E' davvero fondamentale stirare i muscoli, prima, dopo e - secondo gli integerrimi - anche durante la corsa? No, almeno secondo l'ultima ricerca internazionale. Uno "Stretching Study" che ha coinvolto 2388 volontari per verificare l'efficacia degli esercizi di risaldamento. Quelli, per intenderci, che allungano i muscoli e ci proteggono dai fastidi dell'acido lattico.

Norvegia, Australia e Usa i Paesi che hanno partecipato all'indagine; filo conduttore la telematicità. I partecipanti hanno seguito le indicazioni degli esperti e documentato i risultati compilando un format online. Ad alcuni è stato chiesto di fare sport e stretching, ad altri di saltare quest'ultima fase. Gli esiti hanno evidenziato, tra un gruppo e l'altro, una differenza del livello di "indolenzimento" post-ginnico di poco conto, pari al 5%. Quasi uguale, insomma, la situazione fisica di chi aveva fatto o meno allungamento muscolare.

In Norvegia la ricerca è stata coordinata dal dottor Andy Oxman, del Norwegian Knowledge Centre for Health Services, in tandem con i colleghi australiani dell'Università di Sidney. Questa sinergia è stata utile, dato che i norvegesi usano fare stretching dopo, mentre gli australiani prima di mettersi in moto.

Lo studio è durato in tutto 13 settimane e in Norvegia e Australia ha preso in esame corridori, ciclisti, nuotatori e calciatori, chiedendo a tutti di allenarsi almeno una volta a settimana. Ad alcuni è stato chiesto di fare stretching per 10 minuti alla volta, ad altri di evitarlo. In entrambi i casi, i gruppi sono stati selezionati a caso e, tra norvegesi e australiani, sono state esaminate circa 1700 persone.

La branca americana della ricerca è stata sponsorizzata dallo Usa Track & Field e promossa dall'ex corridore Alan Roth e dal suo ortopedico specialista Daniel Pereles, del Montgomery Orthopedics di Kensington, nel Maryland. Purtroppo, dei 1905 corridori candidati all'esperimento solo 795 hanno compilato il format fino in fondo. Al di là della passione dei cittadini Usa per lo jogging, il risultato è stato uniforme dagli Stati Uniti alla Norvegia: poca differenza tra chi aveva fatto stretching e chi no, pochi quelli che accusavano dolore da accumulo di acido lattico pur non avendo stirato un muscolo.

Francesco Caldara, preparatore atletico nazionale, considera inattendibili questi risultati: "Lo stretching è molto importante. Chi non ha subìto gli effetti collaterali della sua mancanza ha fatto ginnastica nel modo sbagliato", e, prosegue il tecnico laureato all'Isef, "chi, a sua volta, pur avendo fatto stretching, ha provato dolore, avrà svolto male gli esercizi".

Caldara ammette di essere molto rigido sul riscaldamento. Dieci minuti di allungamento dei muscoli, dieci di corsa, e poi tratti da 60-100 metri fatti ad andature diverse e diverse velocità. Sia prima che dopo l'allenamento. "Quello che la ricerca mette bene in evidenza - conclude - è l'incapacità di molte persone di dare un senso al proprio sport giornaliero. Lo stretching funziona solo se fatto a regola, vale a dire rimanendo sotto la soglia di dolore. Altrimenti il corpo si contrae e otteniamo il risultato opposto". Dunque ben venga quella manciata di minuti che ci fa stare in silenzio con noi stessi, cercando di toccare i piedi con la punta delle dita. Ma senza esagerare.

 

(Repubblica.it)