Un brindisi per il buon vivere

Di Alejandra Daguerre*

 

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14 maggio 2011. - Esistono momenti in cui la vita ci fa fermare a riflettere. Catturati dalla frenesia di settimane di lotta intensa, corriamo dietro agli impegni credendo che fermarci a pensare sia una perdita di tempo.

Abbiamo uno strano concetto del tempo e del nostro tempo. Crediamo in un tempo che se ne va, che sfugge come acqua tra le mani, che si perde ...

Ma ... cosa sarebbe la nostra vita se i tempi svanissero senza lasciarci l'esperienza?

Sappiamo che il vino è come un essere vivente: è il risultato di una sequenza di eventi durante i quali cambia: nasce, si sviluppa, raggiunge la pienezza (non si riproduce) e matura. Cioè, il vino —come le persone— è soggetto alle coordinate del tempo e dei processi di maturazione.

Faccio girare il mio bicchiere delicatamenteper far sprigionare tutti i profumi del vino— e penso alla capitalizzazione dell'esperienza.

Dicono che i vini giovani  —o verdi— si ottengono dall’uva che non ha raggiunto la maturità. Hanno tutti brillantezza e una forte personalità, si distinguono anche per i loro potenti aromi primari.  Un vino maturo, invece, è quello che ha raggiunto il suo punto migliore: ha equilibrio, sapore intenso, profondo, ed è fondamentalmente arrivato al momento ideale per il consumo.

Ma è proprio qui l'aspetto controverso: durante le fase in cui si raggiunge la maturità si possono far risaltare le qualità e le sfumature del buon vino. O distruggerle, se non si segue un processo corretto.

Mi bevo un sorso di vino per godermi con calma le riflessioni che sorgono da questo momento: viviamo con amore il nostro processo di evoluzione? Sappiamo che la maturità non è solo il risultato cronologico dei compleanni, ma facciamo fatica a valutare la vita dal punto di vista dell’accumulazione dell’esperienza.

Forse guidati dalla moda dell' eterna giovinezza ci resistiamo a godere la maturità come un passo vitale; ci perdiamo in un labirinto dove si confondono i vantaggi del "vino vecchio" e siamo addirittura capaci di sommeterci a metodi tortuosi per sembrare ciò che non siamo.

Avvicino il naso al bicchiere e cerco di nuovo di riconoscere gli odori che percepisco mentre sento il profumo che mi fa pensare ad una nuova filosofia della vita.

Un concetto del tempo come "processo", senza perdite. Uno sguardo dentro me stessa riconoscendo le esperienze, che si aprono come un ventaglio e dove le risorse interne sono migliorate, dove il mio proprio equilibrio mi trattiene ed  ospita miei progetti e mi rendo conto che per aprire la bocca al leone non ho più bisogno della forza, ma solo della chiave della strategia.

Le sensazioni del buon vino mi rimangono in bocca e anche se credo di poterle distinguere tutte, continuano a sorprendermi. Le persone sono come il vino, se si avvicinano alla maturità con un buon processo, ci sorprenderemo della loro qualità e ci sapranno imporre un modello diverso.

Mi riempio un altro bicchiere, e questa volta brinderò ...

Per le sfumature diverse di ogni fase della vita!

Per il concetto di maturità come una bella successione di eventi!

Perché oggi inizia un’epoca speciale durante la quale potrò imparare dal passato e guardare avanti usando nuovi parametri!

Un brindisi per tutti noi! E speriamo davvero di riuscire a capirea poco a poco nel calore della lotta— il vero significato della frase

La vita comincia a 40 anni

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*Alejandra Daguerre è nata a Buenos Aires, dove vive e lavora. Laureatasi in Psicologia nel 1990 all’Università del Salvador nella capitale argentina, ha dapprima lavorato nella Fondazione Argentina per la Lotta contro il Mal di Chagas, nel dipartimento di Psicologia, poi per tre anni presso il Ministero del Lavoro e della Sicurezza sociale (interviste di preselezione, programmi di reinserimento lavorativo e tecniche di selezione del personale), poi dal 1994 al 1999 nella selezione del personale per l’Università di Buenos Aires.

Dal 2003 al 2009 ha lavorato presso l’Istituto di Estetica e Riabilitazione Fisica “Fisiocorp”, dipartimento di Psicologia, nel trattamento psicologico di pazienti con malattie croniche e pazienti in riabilitazione fisica a lungo termine. Dal 1991 opera in attività libero-professionale nel campo della psicologia clínica, per adolescenti e adulti, con metodiche di psicoanalisi e con ricorso all’arte-terapia e terapia occupazionale, utilizzando l'arte come elemento di catarsi terapeutica.

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14 de mayo de 2011. - Hay veces que la vida nos plantea un stop y llama a meditar.

Apresados por el trajín de una semana intensa, poniéndole el hombro a una época de lucha, corriendo tras los compromisos; creemos que hacer “un alto en el camino” para reflexionar es una pérdida de tiempo.

Tenemos un concepto raro del tiempo y de nuestros propios tiempos. Creemos en un tiempo que se va, que se fuga como agua entre las manos, que se pierde…pero qué sería de nuestras vidas si “los tiempos” se desvanecen sin inscribir la experiencia ganada?”

Sabemos que un vino es semejante a un ser vivo; tiene un proceso a través del cual irá cambiando: nace, se desarrolla, alcanza la plenitud, (no se multiplica) y envejece. Es decir que tanto los vinos como las personas estamos sujetos a las coordenadas del tiempo y los procesos de madurez.

Girando mi copa suavemente para que el vino libere sus aromas, pensaba en la “capitalización de la experiencia”.

Dicen que los vinos jóvenes -o verdes- están elaborados con uvas que no han llegado a la madurez. Tienen toda la viveza y una marcada personalidad, además de distinguirse por sus potentes aromas primarios.

En cambio, un vino maduro -de guarda- es el que ha alcanzado su mejor curva; tiene equilibrio, sabor intenso, profundo, y fundamentalmente está en el período ideal para el consumo.

Pero justamente acá radica el aspecto controvertido: es en el proceso de madurez donde se pueden resaltar las cualidades, los matices del buen vino; o bien destrozarlas si no ha tenido un tratamiento adecuado.

Sin duda, voy a tomar un trago para saborear con calma las reflexiones que surgen de todo esto: Vivimos amorosamente nuestros procesos de evolución?

Sabemos que la madurez no es una etapa cronológica a la que se llega cumpliendo años, sin embargo nos cuesta “valorar lo vivido” como un distintivo que honra la experiencia.

Tal vez impulsados por la moda de la “eterna juventud”, nos resistimos a disfrutar la madurez sintiéndonos vitales; nos perdemos en un laberinto donde se confunden las bondades del “vino añejo”, siendo capaces de someternos a métodos tortuosos con tal de aparentar lo que ya no somos.

Acerco mi nariz a la copa e intento nuevamente reconocer los olores, y abre un bouquet tan aromático, que me hace pensar en una nueva filosofía de vida. Un concepto del tiempo como “proceso”, sin pérdidas; una mirada de mi ser reconocida desde las vivencias, que se despliega como un abanico donde se potencian los recursos internos, donde mi propio equilibrio me contiene y cobija mis proyectos, y donde advierto que para abrir la boca del león ya no necesito el ímpetu de la fuerza sino la clave de la estrategia.

Las sensaciones del buen vino persisten en mi boca, y aún cuando creo que están todas decodificadas siguen sorprendiéndome.

Las personas somos iguales que el vino, si abordamos la madurez desde un buen proceso sorprenderemos con la calidad, e impondremos un modelo diferente.

Voy a servirme otra copa, porque esta vez voy a brindar…

• Por los matices distintivos de cada etapa de la vida!

• Por la honra de la madurez, como un bellísimo proceso!

• Porque hoy empieza un tiempo especial donde puedo aprender del pasado y mirar con otro parámetro al futuro.

Salud por todos nosotros que de a poco, y en el fragor de la lucha vamos finalmente comprendiendo el verdadero significado de la frase

“LA VIDA EMPIEZA A LOS 40!”