Tecnologie collaborative
per i bambini
"COSPATIAL”, un progetto europeo appena avviato, coordinato dalla
Fondazione Bruno Kessler (FBK) di Trento.

 

Gente della Fondazione Bruno Kessler.20 aprile 2009. - La tecnologia può favorire lo sviluppo di competenze comunicative nei bambini e contribuire allo sviluppo cognitivo e sociale in generale? Ed in particolare, la tecnologia può venire incontro alle grandi speranze dei genitori dei bambini autistici? Alcune risposte a questi interrogativi verranno dai risultati di “COSPATIAL”, un progetto europeo appena avviato, coordinato dalla Fondazione Bruno Kessler (FBK) di Trento, dedicato alla messa a punto di tecnologie collaborative per la promozione dell’apprendimento di competenze sociali da parte di bambini e ragazzi con sviluppo tipico o con autismo. Un esempio: due bambini giocano con un puzzle elettronico e si rendono conto che ogni tessera sul tavolo digitale può essere spostata solo se entrambi vi appoggiano contemporaneamente le mani e la trascinano insieme. Piccoli gesti che acquistano un significato ben più profondo, se si condividono pensieri ed emozioni.

L’obiettivo principale del progetto è quello di sviluppare una struttura di lavoro basata sulle relazioni tra il modello teorico della Terapia Cognitivo-Comportamentale (CBT) e le funzionalità delle nuove tecnologie collaborative in modo da poter utilizzare queste relazioni per verificare l’acquisizione ed il potenziamento di competenze sociali nei bambini. In particolare COSPATIAL si indirizza verso due tipi di tecnologie che in studi precedenti hanno mostrato buone potenzialità nel migliorare le abilità sociali: ambienti collaborativi virtuali e superfici attive condivise.

Il programma di ricerca COSPATIAL sarà coordinato per i prossimi tre anni da Massimo Zancanaro, responsabile dell’Unità “Intelligent Interfaces and Interaction” al Centro “Tecnologie dell’Informazione” della FBK e prevede la partecipazione delle Università di Nottingham (UK) e Birmingham (UK) che in particolare si dedicheranno ad applicazioni basate sulla realtà virtuale, di Haifa (Israele) e Bar Ilan (Israele) che approfondiranno la sperimentazione in ambito clinico. Alla FBK saranno sviluppate delle superfici digitali interattive (da tavolo o da parete) sulle quali bambini e ragazzi potranno interagire per giochi condivisi o la creazione di favole e storie, sulla base di programmi educativi elaborati da un team composto da psicologi, educatori, insegnanti e terapisti.

La fase finale del progetto comporta la validazione delle competenze sociali acquisite attraverso le tecnologie, anche in compiti precisi del mondo reale: le strategie collaborative apprese nel contesto tecnologico (paragonabile ad un laboratorio) possono essere generalizzate ad altri ambienti, strutturandosi nelle abilità sociali del bambino? Dal punto di vista del modello teorico della CBT la competenza sociale si configura come un costrutto multidimensionale che correla tra loro competenze emotive, cognitive e comportamentali per affrontare in modo efficace le richieste e le pressioni quotidiane in diverse situazioni sociali ed influenza l’abilità del bambino ad apprendere in contesti educativi formali ed informali.

Seguendo il percorso dello sviluppo emotivo ipotizzato da Piaget, non appena i bambini diventano capaci di interagire con i loro pari, si stabiliscono rapporti di cooperazione in cui teoricamente nessuno può imporsi agli altri, in quanto ancora non esistono differenze significative di potere o di autorità. Ciascun bambino è allo stesso tempo indotto a comprendere il punto di vista degli altri, mettendosi nei loro panni (principio base dell’empatia) e a far sì che gli altri capiscano il suo, entrando in un circolo di mutuo rispetto. Martin Hoffman, docente di psicologia alla New York University, autore di una teoria psicologica sullo sviluppo sociale che mette al centro la nozione di empatia, amplia ulteriormente i concetti espressi da Piaget. “Nei contesti di cooperazione, i bambini giungono a costruire spontaneamente, attraverso una serie di aggiustamenti o di una esplicita negoziazione, sia delle regole relative ad aspetti più o meno specifici dei loro giochi (ad esempio riguardo all’ordine in cui cominciare, o al come assegnare i ruoli in un gioco di gruppo), sia dei principi generali di giustizia, fino a capire la necessità di trattare gli altri come essi vorrebbero essere trattati - scrive Hoffman nel saggio “Empatia e sviluppo morale” (il Mulino), opera che raccoglie trent’anni di ricerche in campo sociale. “Il rispetto di queste regole e di questi principi deriva, a questo punto, dalla sensibilità dei bambini per i sentimenti per gli altri e dal desiderio di continuare a mantenere con essi dei rapporti basati sulla collaborazione e il mutuo rispetto”, conclude lo psicologo.

 

    Fondazione Bruno Kessler di Trento

 

(La Stampa)