Si studia in Italia
una nuova strategia anti-infarto

La ricerca, alla quale sta lavorando il gruppo dell'università di Napoli Federico II, dopo la scoperta di una sostanza sospetta negli accumuli di grasso.

29 dicembre 2006. - Una nuova strategia per combattere l'infarto che fa entrare in campo le difese immunitarie e che potrebbe portare anche allo sviluppo di un vaccino preventivo.

E' il progetto al quale sta lavorando un gruppo dell'università di Napoli Federico II guidato da Paolo Golino, in collaborazione con la seconda università di Napoli, che ha presentato i primi dati nel congresso della Società Italiana di Cardiologia (SIC), svoltosi a Roma. Il primo passo della ricerca è stata la scoperta di una sostanza sospetta negli accumuli di grasso che, sotto forma di placche, rivestono le pareti interne delle arterie nelle persone colpite da un infarto.

''Ci siamo accorti - ha detto Golino - che si tratta di un antigene, cioè una sostanza in grado di attivare il sistema immunitario". Lo studio è stato condotto a Napoli su 21 pazienti (10 colpiti da infarto e 11 sani) e l'antigene è risultato presente soltanto in coloro che avevano avuto l'infarto. Ciò significa, ha proseguito, che nelle arterie danneggiate dalle placche c'è una sostanza capace di scatenare la reazione del sistema immunitario contro lo stesso organismo al quale appartiene.

''Nel caso dell'antigene presente nella placca - ha spiegato Golino - il sistema immunitario si sbaglia: scambia l'antigene per un nemico esterno e aggredisce la placca dove l'antigene risiede. Ma l'antigene non è un nemico esterno, è una sostanza interna all'organismo. Quindi la placca è frantumata dal 'fuoco amico' e frantumandosi innesca i trombi e così si verifica l'infarto".

Il prossimo passo sarà identificare tutte le caratteristiche dell'antigene. Un risultato che i ricercatori contano di ottenere in un anno. Tracciato questo identikit molecolare, ha aggiunto, ''arriverà la fase più difficile della ricerca" e ci si troverà davanti a due possibilità: mettere a punto una terapia in grado di modulare l'azione del sistema immunitario per ridurre gli attacchi tesi a distruggere la placca, o pensare addirittura a un vaccino in grado di annullare l'antigene.

Un vaccino preventivo capace di difendere chi è più a rischio, come obesi, ipertesi, grandi fumatori, chi ha alti livelli di colesterolo, chi ha familiarità per l'infarto e chi ha già avuto un infarto. ''Se tutto andrà per il meglio, se la ricerca italiana non continuerà a subire tagli e penalizzazioni", per avere un risultato saranno necessari due-tre anni.

 

Dalla rivista NEWTON