L'uomo che riuscì
a sconfiggere il sonno

Nel 1963 Randy Gardner rimase sveglio per 11 giorni filati.
È, ancora oggi, il record ufficiale.

Randy Gardner nel 1963.


8 ottobre 2010. - Randy Gardner è un compassato signore baffuto di 64 anni che vive a San Diego in compagnia della moglie e del tranquillo gatto di casa. Dorme con regolarità, almeno sette ore per notte, e si gode la pensione sotto il sole della California. Solo di tanto in tanto la sua quiete è disturbata dall'arrivo di una troupe giapponese che gli invade la casa per un'intervista. «I giapponesi mi amano», dice. «Mi infilano in tutte le trasmissioni di scienza per bambini».

Il fatto è che Randy detiene da quasi mezzo secolo il record mondiale ufficiale di privazione del sonno. Era il 28 dicembre 1963 quando, quasi per gioco, si alzò dal letto alle 6 di mattina per rimanere sveglio per 11 giorni filati, 264 ore, con il sostegno di due compagni di liceo, Bruce McAllister e Joe Marciano. Con i risultati del loro studio «fatto in casa», volevano partecipare al concorso di scienze della scuola. Ma la storia finì sulle pagine dei giornali locali, attirando l'attenzione di William C. Dement, professore alla Stanford University, che si recò sul posto per seguire l'esperimento di persona e farne un resoconto che divenne rapidamente celebre tra gli scienziati che studiavano il sonno.

Tra confusione, difficoltà a mettere fuoco gli oggetti, vuoti di memoria e violente allucinazioni, Randy portò a termine un'impresa che, ancora oggi, non esita a definire «un inferno». Poi, sorprendentemente, dormì per 14 ore di seguito e riprese senza apparenti conseguenze una vita regolare. I controlli medici non evidenziarono alcun danno fisiologico o cerebrale, benché sembrasse sporadicamente confuso e disorientato.

Negli anni trascorsi da quel pionieristico (e pericoloso) esperimento - anche se ancora non sappiamo rispondere alla domanda centrale: perché dormiamo? - la scienza ha scoperto una spaventosa mole di informazioni sul sonno e sui fenomeni che lo accompagnano, sui disturbi che lo alterano, sulle conseguenze che una prolungata privazione del sonno può comportare. E persino sul modo in cui un sonno insufficiente compromette le difese immunitarie e favorisce alcune disfunzioni metaboliche. Così oggi sappiamo che il sonno non è una semplice interruzione dello stato di veglia, ma «una condizione fisiologica e psichica a sé stante, con le sua complessità, le sue regole e i suoi problemi».

Randy Gardner lo ha capito con la sua goliardata adolescenziale. «Da allora - proclama sereno - non ho mai più passato una notte insonne. Nemmeno per una "zingarata" con gli amici». E se dovessero battere il suo record, chiude con una risata, non ci perderebbe certo il sonno.

 

(le scienze / edizione italiana di scientific american)

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