15 maggio 2012 - Quante volte, guardando gli occhi dolci del nostro cucciolo, abbiamo tentato di indovinare i suoi pensieri? Ora alcuni ricercatori americani promettono di poter scoprire, se non proprio cosa pensa di noi il 4 zampe di casa, almeno cosa accade nel suo cervello quando lo stimoliamo con le semplici azioni di tutti i giorni come dargli da mangiare o invitarlo a giocare. Un primo passo in un settore di studi – quello della psicologia e neurologia animale – in cui ancora poco si è indagato sulle reazioni agli stimoli e sulla comunicazione tra uomo e animale, vista, per una volta, dalla parte di quest’ultimo.

 

 

RISONANZA MAGNETICA – Per analizzare le reazioni canine, i ricercatori di Atlanta hanno usato due cavie: un cane da caccia e un collie. I due sono stati aiutati anche da un allenatore, che li ha abituati alle azioni da compiere sotto esame e coccolati abbastanza da farli stare tranquilli e sereni, ricreando un’atmosfera che fosse per loro naturale e non artefatta. Entrambe sono stati sottoposti a risonanza magnetica funzionale, un tipico esame non invasivo usato per gli umani, analizzando però le loro reazioni e fotografando il loro cervello in seguito a uno stimolo esterno ricevuto dal loro padrone. Per questo motivo è stato importante il ruolo dell’allenatore canino: i cani hanno imparato, nei mesi precedenti all’analisi, a sedere tranquilli dopo la risonanza, a indossare piccoli copri-orecchie per ripararli dal rumore per loro fastidioso dell’apparecchiatura in fase di esame.

RISULTATI – Dopo il training canino, è partito il primo esperimento: i ricercatori hanno così ottenuto le prime immagini di animali nel pieno delle loro funzioni vitali, svegli e vigili, intenti a compiere le azioni abituali davanti alle cose che più amano come una carezza, un gioco, una ciotola ricolma di cibo. Ma hanno anche ottenuto le immagini dei momenti in cui tale regalo, o azione, veniva loro negata. Lo studio ha infatti analizzato il cervello di un cane mentre riceveva un hot dog come premio, e subito dopo ha studiato lo stesso comportamento mentre questo panino veniva nascosto. I risultati del loro studio, il primo di questo genere e un inizio per creare una metodologia di ricerca in questo campo, verranno pubblicati su PLoS ONE, Public Library of Science, nelle prossime settimane.

EMPATIA – Lo stesso professore che ha ideato il progetto, il professor Berns della Emory University di Atlanta, è convinto che esista una precisa empatia tra cane e uomo, così come che siano proprio i cani a essere in grado di discernere tra tristezza e felicità dei loro padroni. D’altronde questo 4 zampe, il primo a essere addomesticato nella storia, forse 10mila, forse già 30mila anni fa, è il testimone privilegiato dell’evoluzione umana. Alcune teorie sostengono infatti che i cani potrebbero aver contribuito all’evoluzione della specie, giacché gli abitanti dei villaggi che avevano cani con loro potrebbero aver avuto vantaggi nel farsi aiutare dagli amici a 4 zampe.
 

(eva perasso / corriere.it / puntodincontro)

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15 de mayo de 2012 - ¿Cuántas veces —viendo los tiernos ojos de nuestro cachorro— hemos tratado de adivinar sus pensamientos? Pues ahora algunos investigadores estadounidenses prometen descubrir, si no es exactamente lo que piensa de nosotros el cuadrúpedo de la casa, por lo menos lo que sucede cuando se estimula su cerebro con simples acciones cotidianas, tales como darle de comer o invitarlo a jugar. Un primer paso en un campo de estudio —el de la psicología y neurología de los animales—, donde poco se ha investigado todavía acerca de las reacciones a los estímulos y la comunicación entre el hombre y los animales, desde el punto de vista, por una vez, de estos últimos.

Para analizar sus reacciones, los investigadores de Atlanta utilizaron dos animales: un perro de caza y un collie. Los dos también fueron ayudados por un entrenador que los acostumbró a las acciones que debían realizar durante el estudio y los mimó lo suficiente como para que estuviesen tranquilos y en calma, recreando una atmósfera para ellos natural y no artificial. Ambos fueron sometidos a resonancia magnética funcional, una típica prueba no invasiva utilizada para los seres humanos, analizando sus reacciones y tomando fotos de sus cerebros después de estímulos externos recibidos de su dueño. Por esta razón fue importante el papel del entrenador: los perros aprendieron, en los meses anteriores al análisis, a sentarse tranquilos después de la resonancia y a llevar puesta una pequeña gorra que le tapaba los oídos para que pudiesen evitar el ruido, para ellos molesto, del equipo en fase de examen.

Después del entrenamiento, se inició el primer experimento. Los investigadores obtuvieron así las primeras imagenes de animales en pleno desarrollo de sus funciones vitales, despiertos y alerta, ocupados con las cosas usuales que más aman, como una caricia, un juego o un plato lleno de comida. Pero también obtuvieron imágenes de los momentos en los que tales regalos o acciones se les negaban. El estudio analizó el cerebro de un perro, mientras recibía un hot dog como premio, y poco después estudió el mismo comportamiento mientras el suculento manjar se le ocultaba. Los resultados de este trabajo, el primero de su clase y un comienzo para crear una metodología de investigación en este campo, serán publicados en PLoS ONE, Public Library of Science, en las próximas semanas.

El mismo científico que concibió el proyecto, el profesor Berns de la Universidad de Emory en Atlanta, cree que hay una empatía clara entre el perro y el hombre, y que los perros son capaces de discernir entre la tristeza y la felicidad de sus amos.

 

(eva perasso / corriere.it / puntodincontro)