Ultima glaciazione: ecco come finì

L'ultimo atto del processo portò alla liberazione di biossido di carbonio dagli oceani: proprio gli alti livelli del gas impedirono l'inizio di una nuova era glaciale 11.000 anni fa.

 

26 giugno 2010. - L’emergere della civilizzazione umana fu consentito anche da un processo globale favorevole: la fine dell’ultima era glaciale. In un arco geologicamente molto breve, le calotte glaciali dell’emisfero settentrionale cominciarono a collassare e il processo di riscaldamento si propagò rapidamente verso sud. Ma quale evento determinò un cambiamento così repentino? Passate ricerche hanno chiamato in causa una variazione dell’inclinazione dell’asse terrestre, che avrebbe permesse a una maggiore esposizione solare nell’emisfero boreale. Ma per quello australe?

Una risposta a questo quesito è ora avanzata da uno studio pubblicato sulla rivista Science, condotto da un gruppo di ricercatori che ha individuato la causa del processo nella variazione della distribuzione dei venti.

La catena di eventi sarebbe partita con la fusione dell’ampia calotta di ghiaccio che copriva l’emisfero nord circa 20.000 anni fa, che riconfigurò le fasce dei venti del pianeta, spingendo masse di aria calda verso sud, e inducendo l’estrazione di biossido di carbonio dagli oceani verso l’atmosfera, permettendo alla Terra di riscaldarsi ulteriormente.

A indirizzare verso questa spiegazione sono state le analisi effettuate sui dati climatici registrati nelle grotte naturali, negli strati glaciologici profondi dei poli e dei sedimenti oceanici.

Secondo la descrizione riportata nello studio da Bob Anderson, del Lamont-Doherty Earth Observatory della Columbia University, la Terra cominciò a raffreddarsi circa 100.000 anni fa, in risposta a una variazione dell’inclinazione dell’asse terrestre facente parte dei periodici cicli di Milankovitch. Circa 20.000 anni fa, quando il pianeta era in piena era glaciale e vaste aree dell’Europa erano ricoperte da una spessa coltre di ghiaccio, l’asse terrestre mutò nuovamente inclinazione esponendo l’emisfero nord a un maggior irraggiamento solare. Con lo scioglimento dei ghiacci, enormi masse d’acqua dolce a bassa temperatura raggiunsero l’oceano Atlantico settentrionale.

Tale processo arrestò la Corrente del Golfo e portò a una diffusione dei ghiacci marini in tutto l’Atlantico, ridisegnando gli schemi globali dei venti. In particolare, i venti tropicali si spostarono più a sud, portando a fenomeni di siccità in gran parte dell’Asia e precipitazioni intense in regioni del Brasile normalmente aride. Oltre a ciò, il fenomeno portò aria e acqua ad alta temperatura verso sud, determinando a sua volta un cambiamento nei venti dell’emisfero australe diretti a ovest, che si spostarono verso sud, amplificando il riscaldamento in entrambi gli emisferi. Infine, il rimescolamento delle acque oceaniche intorno all’Antartide portò alla liberazione di biossido di carbonio in atmosfera, come testimoniato dai carotaggi dei ghiacci antichi, che mostrano come tra 18.000 e 11.000 anni fa i livelli di biossido di carbonio salirono da 185 parti per milione a 265 parti per milione.

Al termine di questo periodo, l’inclinazione dell’asse terrestre mutò ancora, ma la presenza di così tanto biossido di carbonio in atmosfera impedì l’inizio di una nuova era glaciale. (fc).

 

(Le Scienze)

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