Bolt, la leggenda
Lo sprinter giamaicano vince con 19"19, tempo che ritocca di 11 centesimi il suo limite
come aveva fatto nei 100. Straordinaria doppietta-primato come a Pechino.

Usain Bolt.

 

21 agosto 2009. - L'uomo più veloce della storia corre da solo, nella leggenda. Stabilisce limiti per poi infrangerli. Batte l'unico avversario in grado di tenergli testa: se stesso. Usain Bolt scrive un altro capitolo della sua carriera già mitica. Lo scenario è la pista di Berlino, la gara è la finale dei 200 metri. L'oro è appeso al collo del giamaicano già prima della partenza: gli avversari non esistono. Ma ci si aspetta un'altra impresa, dopo lo strepitoso record nei 100 metri (9"58).

Prima dello sparo Bolt offre il suo show, come da copione. Ma dai primi passi dopo lo scatto dai blocchi si capisce che potrebbe essere un'altra serata indimenticabile. Gli altri scivolano indietro già ai sessanta metri, Bolt spinge sulle lunghe leve, fende l'aria sfavorevole (vento contrario di 0,3 metri al secondo) e taglia il traguardo in perfetta solitudine. Il tempo del cronometro è accompagnato da un boato: 19"20. No, ancora meglio: la successiva correzione indica 19"19. È il suo nuovo record del mondo. È un altro muro che viene giù.

DOPPIETTA - Per il giamaicano una doppietta sensazionale, come a Pechino: oro e record mondiale nei 100, oro e record mondiale nei 200 (alle Olimpiadi corse in 19''30). Ma per Usain «il marziano» appare quasi una formalità: «Ho solo fatto quello per cui ero venuto qui a Berlino. Mi riesce tutto? Sì, mi sento davvero bene».

Assieme a lui salgono sul podio il panamense Alonso Edward (secondo posto in 19"81 e medaglia d'argento) e lo statunitense Wallace Spearmon (terzo posto in 19"85 e bronzo): per loro, il privilegio di essere immortalati in un'istantanea che finirà di diritto nel Grande Album dell'Atletica.

(corriere.it)