« Dono: dal sanscrito dãnam

 

5 gennaio 2012 - È pleonastico chiederci cosa succede nella notte tra il 5 e il 6 gennaio. Lo sanno tutti. Grandi e piccini.

Arriva la Befana.

L’icona è notoria e inveterata: la Befana é una vecchina, decisamente brutta, ingobbita, col nasone, il mento appuntito, dai vestiti decrepiti e rattoppati, ed in testa un cappellaccio strampalato.

Una filastrocca, diffusissima, recita:


La Befana vien di notte
con le scarpe tutte rotte
con le toppe alla sottana
Viva, Viva La Befana!
 

La Befana è un personaggio tipicamente italiano.

Babbo Natale, per contro, rimane una figura straniera. E poi, lui viene il 25 dicembre, con la sua slitta (dal tedesco: schlitten ) trainata da esotici animali (le renne, dal norvegese: hreinn ). È un paffuto rubicondo nonnino, che accontenta tutti i bambini, buoni o cattivi. Anche i … grandi che, almeno per una notte, si comportano da bambini.

La Befana, invece, si sposta nel cielo notturno a cavalcioni di una scopa (dal latino: scopa, "giovane ramo di pianta") e porta giocattoli, cioccolatini e caramelle solo ai bambini buoni e, al contrario, carbone a quelli cattivi. Calandosi per il camino (dal greco kaminos, kàminos, forno) la Befana riempie le calze lasciate appese dai bambini. Questi, da parte loro, preparano per la vecchina, in un piatto, un mandarino o un’arancia e un bicchiere di vino. Il mattino successivo, insieme ai regali (parola che in proto-spagnolo significava doni da dare al Re ), troveranno il pasto consumato e l’impronta della mano della Befana sulla cenere sparsa nel piatto.

La festa della Befana è, per altro, una tradizione prettamente contadina.

Tutti conoscono il detto popolare, che dice: “l’epifania tutte le feste porta via”. Questo proverbio è quanto mai veritiero: nel passato, non molto lontano, proprio dopo il 6 gennaio, il contadino cominciava a dissodare la terra e a seminare, riprendendo, proprio dopo la pausa natalizia, il suo lavoro "all’aperto".

Ma da dove arriva la Befana?

La Befana è probabile abbia origini antichissime, legate ai popoli del nord, come i Celti. A queste origini si rifà una tradizione ancora viva in molte località italiane, cioè quella di bruciare in piazza un fantoccio di paglia e stracci, una cerimonia propiziatoria con la quale si vuole incenerire scaramanticamente tutte le difficoltà incontrate durante l’anno ed in particolare durante l’inverno.

Perché la Befana si chiama così?

Il suo nome deriva da Epifanìam anche se col tempo si è trasformato. Epifania viene dal greco  Epiphaneia, che significa “manifestazione”, e si riferisce alla manifestazione di Gesù ai Re Magi come Dio.

Secondo un racconto popolare, la Befana è effettivamente esistita.

Era un’anziana donna alla quale i Re Magi chiesero invano dove avrebbero potuto trovare Gesù Bambino. In seguito, pentitasi, la vecchietta impertinente preparò un cesto di dolci e si mise a cercarli, senza riuscirci. Così si fermò ad ogni abitazione lungo il cammino, donando dolciumi ai bambini che incontrava, nella speranza che uno di questi fosse il piccolo Gesù. Da allora girerebbe per il mondo, portando doni a tutti i bimbi, per farsi perdonare.

A legare l’Epifania, la festa e la Befana, concorrono i Re Magi, altri soggetti sfuggenti, affascinanti, enigmatici, colmi di incanto.

Chi erano? Quanti erano e da dove venivano?

 

 

La parola Magi è la traslitterazione del termine greco magos (μαγος, plurale μαγοι), titolo riferito ai membri di una casta sacerdotale persiana. In pratica, si trattava di esperti di astrologia e astronomia, profondi conoscitori dei fenomeni celesti. Si vuole che i Magi fossero sacerdoti zoroastriani, apparteneti cioè ad una religione le cui radici vanno ricercate nella Persia di oltre 3000 anni fa e nel profeta Zoroastro (o Zarathustra, che in persiano antico significava "uomo ricco di cammelli"). Il termine Magi, per altro, si connette alla radice mag, indicante dono, potere (da cui il latino magnus), ma con i secoli il vocabolo degenerò, fino a diventare dispregiativo: mago = ciarlatano, imbroglione.

Nell’Antico Testamento, in più parti, si accenna a loro: per esempio, nei Salmi 68:30 ( “… a te i Re porteranno doni ..“). Il Vangelo di Matteo, il più antico dei quattro, scritto in aramaico intorno al 64 d.C., è l’unico dei Vangeli Canonici che parli di loro (2: 1-12): «… entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, e prostratisi lo adorarono (προσεκύνησαν, prosekunēsan). Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro (χρυσὸν chruson), incenso (λίβανον libanon) e mirra (σμύρναν smurnan).»

Oro perché Gesù è un Re, incenso perché è Dio, mirra perché è un uomo.

Il vocabolo oro è derivato dal latino volgare orum, disceso dal latino aurum, proveniente dal greco antico  ayros. Mirra (una gommoresina che scorre in gocce gialle oleose dalla corteccia di alcune piante) viene dal greco  mýrrha (cfr. l’ebraico mâr, mirra e l’aramaico murr, amaro). Anche l’incenso è una gommaresina che stilla da una pianta delle Burseracee. Deriva dal latino, incensum= cosa accesa, messa a fuoco.

Che i Magi fossero Re, lo affermò per primo Il filosofo Tertulliano (155 ca.-222 d.C.), mentre il teologo Origene, (185-253 d.C.), ne fissa il numero in tre. Infine nel VI secolo fu Cesario di Arles che riportò i nomi dei Magi: Gaspare, Melchiorre e Baldassarre. I Magi sono conosciuti con un’ampia varietà di altri nomi: per esempio, Appelus, Amerus e Damasius; Galgalath, Malgalath e Sarachim, Melcisar, Belcisar e Hiespar; per i milanesi sono Dionigi, Rustico ed Eleuterio.

Ma la triade di nomi più avvalorata è Gaspare, Melchiorre e Baldassarre.

Melchiorre deriverebbe dall'ebraico melki'or che significa "il mio re è luce".

Gasparre viene dall'antico iranico gazbar che significa "portatore di tesoro", giunto a noi attraverso il latino Gasparous.

Baldassarre, è composto dalle due parole assire balats e usur; significa "Dio protegga la vita del re".

Per inciso: i Magi, a Gerusalemme (da Gebus, Gebusei abitanti della regione, e da Salem, pace) incontrarono il Re di Giudea Erode (nome rarissimo. Di origine greca, da Hero'des che significa "semidio") responsabile della biblica strage degli innocenti.

Non tutti sanno che i Magi, post mortem, sono diventati … milanesi.

Effettivamente, a Milano, nel transetto della basilica di Sant’Eustorgio si trova la “cappella dei Magi”, in cui è conservato un colossale sarcofago di pietra (vuoto), risalente al tardo Impero Romano e un'urna di bronzo recante la scritta: “Sepulcrum Trium Magorum” (tomba dei tre Magi). Secondo la tradizione, i resti mortali dei Tre Re, furono portati a Milano verso la fine del IV secolo, da Eustorgio, un nobile greco che, a Milano, sarà acclamato vescovo grazie alle sue opere meritorie.

 

Il sepolcro (vuoto) dei Magi nella Basilica di Sant'Eustorgio a Milano.

 

Costui aveva ricevuto in dono le reliquie dei Magi dall’imperatore Costantino (274-337 d.C.) il quale a sua volta le aveva avute da sua madre, sant’Elena che le aveva individuate e traslate dalla Terrasanta. Le spoglie dei Magi rimasero più o meno dimenticate in Sant’Eustorgio sino al 1162, quando Milano fu costretta alla resa dopo un lungo assedio da parte di Federico Barbarossa (1122-1190). La città venne distrutta e i milanesi furono dispersi in quattro diverse località. Quindi Federico Barbarossa, all'apogeo della sua potenza, fece ritorno in Germania, portando con sé i resti dei Re Magi. A Colonia venne edificata una imponenti Basilica per contenerli e dove ora riposano. Tuttavia, agli inizi del XX° secolo, Milano riuscì a riottenere in parte il maltolto: nel gennaio 1904, l’Arcivescovo cardinal Ferrari, fece solennemente ricollocare in Sant'Eustorgio alcuni frammenti ossei delle spoglie dei Magi (due fibule, una tibia e una vertebra), "restituiti" dall'Arcivescovo di Colonia, Fischer. Furono posti in un’apposita urna di bronzo, posta accanto all'antico sacello ormai vuoto, con la scritta “Sepulcrum Trium Magorum”.

Se vogliamo dar retta ad una antica leggenda, i milanesi, prima della capitolazione della città, riuscirono a sostituire le reliquie per cui il Barbarossa trafugò solo dei falsi.

Le vere spoglie dei Magi riposerebbero ancora a Milano, custodite in un luogo segreto.

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(claudio bosio / puntodincontro)

 

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5 de enero de 2012. - Es superfluo preguntar lo que sucede en la noche entre el 5 y el 6 de enero. Todo el mundo sabe eso. Jóvenes y viejos por igual.

Llega la Befana.

El icono es conocidísimo: la Befana es una anciana, muy fea, encorvada, con una gran nariz, la barbilla puntiaguda, la ropa vieja y remendada y un extraño sombrero.

Un viejo refrán, muy conocido, dice:

La Befana llega por la noche
con los zapatos rotos
con parches en la falda
¡Viva, Viva la Befana!

La Befana es un personaje típicamente italiano.

Babbo Natale (Santa Claus), sin embargo, sigue siendo una figura extranjera. Y, además, él llega el 25 de diciembre, con su trineo ("slitta" en italiano, del alemán Schlitten), impulsada ​​por animales exóticos (renos, del noruego hreinn). Es un abuelito regordete, que le da gusto a todos los niños, buenos y malos. Incluso ... los grandes, al menos por una noche, se comportan como niños.

La Befana, en cambio, se mueve en el cielo de la noche montado una escoba (del latín: scopa "la rama joven de una planta") y trae juguetes, chocolates y dulces sólo a los niños buenos y, por el contrario, carbón a los malos. Se desliza por la chimenea (en italiano "camino", del griego kàminos, o sea horno) la Befana llena los calcetines que los niños dejan colgados. Estos, a su vez, preparan para la anciana, en un plato, una mandarina o una naranja y una copa de vino. A la mañana siguiente, junto con los regalos (una palabra  de origen español que describe algo que tiene que ser entregado al Rey), van a encontrar los alimentos consumidos y la huella de la mano de la Befana en las cenizas esparcidas en el plato.

Pero ... ¿De dónde viene la Befana?

La Befana es probable que tenga orígenes muy antiguos, relacionados con los pueblos del norte, como los celtas. A estos orígenes se remonta una tradición que sigue viva en muchas ciudades italianas, es decir, la de quemar en la plaza principal a un muñeco de paja y trapos, una ceremonia propiciatoria con la que se desea incinerar supersticiosamente todas las dificultades encontradas durante el año que terminó y, especialmente, durante el invierno.

¿Por qué la Befana se llama así?

Su nombre proviene de Epifanìam aunque con el tiempo se ha transformado. Epifanía proviene del griego epiphaneia, que significa "manifestación" y se refiere a la manifestación de Jesús a los Reyes Magos como Dios.

Según un cuento popular, la Befana realmente existió.

Era una anciana a la que los Reyes Magos preguntaron en vano en dónde podían encontrar al Niño Jesús. Más tarde, arrepentida, la anciana preparó una canasta de dulces y se fue a buscarlos, sin éxito. Así que se detuvo en cada casa en el camino, dando caramelos a los niños que ahí encontraba, con la esperanza de que uno de ellos fuese el Niño Jesús. Desde entonces, anda recorriendo el mundo llevando regalos a todos los niños, para ser perdonada.

Para atar la Epifanía, la fiesta, y la Befana, se necesitan los Reyes Magos, otros personajes fascinantes, enigmáticos y llenos de encanto.

¿Quiénes eran? ¿Cuántos eran y de dónde vinieron?

La palabra magos es una transliteración de una palabra griega (μαγος, μαγοι en plural), título referido a los miembros de una casta sacerdotal persa. En la práctica, eran expertos en astrología y astronomía, profundos conocedores de los fenómenos del cielo.

Se dice que los magos eran sacerdotes de Zoroastro, pertenecientes por lo tanto a una religión que tiene sus raíces en Persia hace 3000 años y en el profeta Zoroastro (o Zaratustra, que en persa antiguo significa "hombre rico de camellos"). El término magos, por otro lado, se conecta a la raíz mag, lo que indica don, poder (de ahí la palabra latina magnus), pero con el pasar de los siglos el término degeneró, hasta que se hizo peyorativo: mago = charlatán, estafador.

El Antiguo Testamento, en algunas partes, se refiere a ellos: por ejemplo, en los Salmos 68:30 ("... a ti los reyes llevarán regalos ..."). El Evangelio de Mateo, el más antiguo de los cuatro, escrito en arameo alrededor del año 64 después de Cristo, es el único de los evangelios canónicos que los menciona (2, 1-12): "... entrados a la casa, vieron al niño con María su madre, y postrándose, le adoraron (προσεκύνησαν, prosekunēsan). Entonces abrieron sus cofres y le ofrecieron oro (χρυσὸν chruson), incienso (λίβανον Libanon) y mirra (σμύρναν smurnan)".

Oro, porque Jesús es un Rey, incienso porque es Dios, mirra porque es hombre.

La palabra "oro" deriva del latín vulgar "orum", descendiente del latín original aurum, que —a su vez— viene del griego antiguo ayros. Mirra (una resina de goma que fluye en gotas de aceite de color amarillo de la corteza de ciertas plantas) proviene del griego mýrrha (cf. la palabra hebrea mâr, mirra y el arameo murr, amargo). También el incienso es una resina de goma de una planta de la familia de las Burseráceas. Deriva del latín, incensum = cosa encendida, ardiente.

El que los Magos fuesen reyes, lo afirmó antes que nadie el filósofo Tertuliano (que vivió aproximadamente entre los años 155 y 222 de nuestra era), mientras que el teólogo Orígenes (185 a 253 dC), determinó que eran tres. Finalmente en el siglo VI fue Cesáreo de Arles quien reportó los nombres de los Reyes Magos: Gaspar, Melchor y Baltasar. Los Reyes Magos son conocidos también bajo una variedad de otros nombres: por ejemplo, Appelus, Amerus y Damasius; Galgalath, Malgalath y Sarachim; Melcisar, Belcisar e Hiespar. Para los milaneses son Dionisio, Rústico y Eleuterio.

Sin embargo, el trío de nombres más difundido es Gaspar, Melchor y Baltasar.

Melchor deriva del hebreo melki'or que significa "mi rey es la luz".

Gaspar proviene de la antigua palabra en idioma iraní gazbar que significa "portador de un tesoro", que llegó hasta nuestros días a través del latín Gasparous.

Baltasar se compone de dos palabras asirias: balats y usur. Significa "Dios salve a la vida del rey".

Por cierto, los Reyes Magos en Jerusalén (de Jebus, los jebuseos, habitantes de la región y de Salem, la paz) se reunieron con el rey Herodes de Judea (nombre muy raro, de origen griego, viene de Hero'des que significa "semidiós") responsable de la bíblica masacre de los inocentes.

No todo el mundo sabe que Magos, después de su muerte, se convirtieron en ... milaneses.

De hecho, en Milán, en el centro de la basílica de San Eustorgio se encuentra la "Capilla de los Reyes Magos", que alberga un enorme sarcófago de piedra (vacío), que data de finales del Imperio Romano y una urna de bronce con la inscripción: "sepulcrum Trium Magorum" (tumba de los tres Reyes Magos). Según la tradición, las reliquias de los Reyes Magos fueron trasladadas a Milán, a finales del siglo IV, por Eustorgio un griego noble que, en Milán, será aclamado obispo por sus obras meritorias.

Eustorgio había recibido en regalo las reliquias de los Reyes Magos del emperador Constantino (274-337 dC), quien a su vez las había obtenido de su madre, Santa Elena, que las había identificado y trasladado desde la Tierra Santa. Los restos de los Reyes Magos se quedaron más o menos olvidados en San Eustorgio hasta 1162, cuando Milán fue obligada a rendirse después de un largo sitio realizado por el ejército de Federico Barbarroja (1122-1190).

La ciudad fue destruida y los milaneses se dispersaron en cuatro lugares diferentes. Así que Federico Barbarroja, en el apogeo de su poder, regresó a Alemania llevando consigo los restos de los Reyes Magos. En Colonia fue construida una enorme basílica para ellos que es el lugar en donde descansan ahora. Sin embargo, a principios del siglo XX, Milán fue capaz de recuperar parte del botín de Barbarroja: en enero de 1904, el Cardenal Arzobispo Ferrari, hizo que fuesen reubicados en San Eustorgio algunos fragmentos de hueso de los restos de los Reyes Magos (dos peronés, una tibia y una vértebra), "devueltos" por el arzobispo de Colonia, Fischer. Fueron colocados en una urna de bronce especial, colocada junto a la antigua capilla vacía, con la inscripción "sepulcrum Trium Magorum".

Si desea hacer caso a una vieja leyenda, los milaneses, antes de la capitulación de la ciudad, lograron reemplazar las reliquias, por lo que el Barbarroja sólo se llevó unos restos falsos.

Los restos reales de los Reyes Magos por lo tanto todavía estarían en Milán, en un lugar secreto.

 

 

(claudio bosio / puntodincontro)

 

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de Claudio Bosio,