Canto degli italiani, Inno di Mameli, Inno nazionale italiano (testo autografo, 1847).

 

15 ottobre 2012 - In occasione delle Olimpiadi di Londra 2012, lo abbiamo sentito suonare 9 volte, per onorare i vincitori italiani di una medaglia d’oro.

In queste occasioni, forse lo abbiamo canticchiato anche noi, patetici sportivi meramente televisivi.

Ma, di certo non siamo andati più in là di una strofa. E il resto?

 


 

Non devono essere tanti, quelli che conoscono l’Inno di Mameli nella sua completezza.

E altrettanto pochi devono essere quelli che sono in grado di comprendere il significato di certi versi, per così dire, ottocenteschi.

Vale dunque la pena ripercorrerlo nel suo testo originario e nel contempo in una sua versione … parafrasata in italiano a noi più vicino.

Fratelli d'Italia
L'Italia s'è desta,
Dell'elmo di Scipio
S'è cinta la testa.
Dov'è la Vittoria?
Le porga la chioma,
Ché schiava di Roma
Iddio la creò.
Stringiamci a coorte
Siam pronti alla morte
L'Italia chiamò.

Fratelli d’Italia / l’Italia è tornata a combattere / Si è posta sul capo l’elmo di Scipione l’Africano [1] / E la vittoria? / Chini il capo perché le siano recisi i capelli, secondo l’uso romano di tagliare le chiome alle schiave per distinguerle dalle donne libere / La vittoria è schiava di Roma / Dio stesso l’ha destinata a questa condizione / Schieriamoci in battaglia, compatti come una coorte romana / pronti a morire, al richiamo dell’Italia!

Noi siamo da secoli
Calpesti, derisi,
Perché non siam popolo,
Perché siam divisi.
Raccolgaci un'unica
Bandiera, una speme:
Di fonderci insieme
Già l'ora suonò.
Stringiamci a coorte
Siam pronti alla morte
L'Italia chiamò.

Da secoli siamo calpestati e scherniti dagli stranieri / perché non siamo un solo popolo, unito / perché ancor oggi, nel 1848, siamo smembrati in sette Stati / Ci accomuni una sola bandiera / Ci leghi una sola speranza / L’ora della nostra unificazione nazionale è già suonata / Schieriamoci in battaglia...

Uniamoci, amiamoci,
l'Unione, e l'amore
Rivelano ai Popoli
Le vie del Signore;
Giuriamo far libero
Il suolo natìo:
Uniti per Dio [2]
Chi vincer ci può?
Stringiamci a coorte
Siam pronti alla morte
L'Italia chiamò.

Uniamoci e vogliamoci bene / L’unione e l’amore svelano ai popoli le vie concepite dal Signore / Giuriamo di rendere libera la nostra Patria / Se saremo uniti, per Dio, chi riuscirà a sconfiggerci? / Schieriamoci in battaglia...

Dall'Alpi a Sicilia
Dovunque è Legnano,
Ogn'uom di Ferruccio
Ha il core, ha la mano,
I bimbi d'Italia
Si chiaman Balilla,
Il suon d'ogni squilla
I Vespri suonò.
Stringiamci a coorte
Siam pronti alla morte
L'Italia chiamò.

Dalle Alpi alla Sicilia, ogni angolo d’Italia è come fosse Legnano [3] / Ognuno di noi ha il coraggio e il valore di Francesco Ferrucci [4] / I ragazzi d’Italia si chiamano tutti Balilla [5] / Ogni rintocco di campana evoca le campane dei Vespri siciliani [6] / Schieriamoci in battaglia...

Son giunchi che piegano
Le spade vendute:
Già l'Aquila d'Austria
Le penne ha perdute.
Il sangue d'Italia,
Il sangue Polacco,
Bevé, col cosacco,
Ma il cor le bruciò.
Stringiamci a coorte
Siam pronti alla morte
L'Italia chiamò

Le spade dei mercenari, al soldo degli austriaci, sono inefficaci / sono giunchi che si piegano / L’aquila bicipite, simbolo degli Asburgo, che adorna lo stemma austriaco, ha perso le sue penne / L’Impero austro-ungarico ha bevuto il sangue dell’Italia / Alleato della Russia, con l’aiuto delle truppe cosacche, ha represso nel sangue la libertà della Polonia / Ma tutto quel sangue gli ha bruciato il cuore / / Schieriamoci in battaglia...
 


 

Sono passati oltre 160 anni da quando Goffredo Mameli scrisse (a 20 anni, nel 1847) questi versi, così pieni di valori simbolici e dal significato profondo, messi poi in musica da Michele Novaro (1818-1885).

Mameli morì a soli 22 anni, ma visse totalmente gli ideali risorgimentali esaltati nell’Inno da lui composto. Era nato a Genova, nel 1827, figlio di un Ammiraglio della marina sarda e dalla marchesa Adelaide Zoagli Lomellini. Era piuttosto malandato di salute, eppure prese parte attiva alle più importanti insurrezioni risorgimentali. Così, ad esempio, con il grado di capitano, si batté, a capo di un corpo di 100 volontari, durante le "5 giornate di Milano".

E così pure si unì ai patrioti che, a Roma, nel febbraio 1849, dopo la fuga di Pio IX, avevano dato vita alla cosiddetta Repubblica Romana. Alla Giunta Provvisoria di Governo, retta da Carlo Armellini, ed Aurelio Saffi, venne a far parte, in un secondo tempo, anche Giuseppe Mazzini, formando il famoso Triumvirato. Fu proprio Mameli, anzi, che invitò Mazzini a raggiungere Roma con il telegramma:"Venite, Roma, repubblica". La Repubblica Romana ebbe vita brevissima (5 mesi, dal 9 febbraio al 4 luglio) a causa del risolutivo intervento militare di Napoleone III, che ristabilì l'ordinamento pontificio. Mameli, malgrado fosse debilitato da una febbre persistente, si prodigò come aiutante di campo di Garibaldi, nella difesa della città. Sempre in prima linea. Finché, in un combattimento fuori Porta di San Pancrazio, fu ferito alla gamba sinistra, durante un assalto alla baionetta. Fu un suo compagno d’armi, un bersagliere della legione Manara, a colpirlo accidentalmente. La ferita, mal curata, degenerò in un'infezione. In breve le condizioni dell'infermo si aggravarono irrimediabilmente. Per evitare la cancrena, fu necessario amputargli la gamba. Purtroppo questo drastico rimedio si rivelo troppo tardivo e quindi vano.

Goffredo Mameli, a soli 22 anni, morì recitando versi in delirio.

Una curiosità: l’Inno di Mameli è stato scelto, nel 1946, dall’On. Cipriano Facchinetti, come inno per il giuramento delle Forze Armate e, nel contempo, come «Inno transitorio» della nuova Repubblica Italiana.
E tale è rimasto fino ad oggi.

Come dare torto a Montanelli, il quale asseriva che «in Italia non c’è niente di più definitivo del provvisorio»?

____________________________

[1] Scipione l'Africano nel 202 a.C. sbaragliò Annibale il Cartaginese, nella battaglia di Zama, in Algeria.

[2] Per Dio è un francesismo, par Dieu e stà quindi per "da Dio", "per volere di Dio".

[3] A Legnano, nel 1176, la Lega dei comuni lombardi sconfisse l’imperatore Barbarossa.

[4] Difensore della Repubblica di Firenze, nel 1530, contro Carlo V. Fu catturato, ferito a sangue freddo e trucidato da Fabrizio Maramaldo, italiano mercenario dell'esercito imperiale, al quale rivolse le celebri parole di infamia "Vile, tu uccidi un uomo morto!"

[5] Soprannome di Giambattista Perasso, un ragazzo genovese, che con il lancio di una pietra, diede inizio alla rivolta popolare contro gli austro-piemontesi, nel 1746.

[6] La sera del 30 marzo 1282, tutte le campane di Palermo chiamarono il popolo all'insurrezione contro i Francesi di Carlo d'Angiò.

 

(claudio bosio / puntodincontro)

 

bullet

Clicca qui per leggere gli altri articoli della serie Storia di parole italiane (e non), di Claudio Bosio,

 

***

Goffredo Mameli: versión autógrafa de la letra del himno nacional italiano (1847).
 

15 de octubre de 2012 - Durante los Juegos Olímpicos de Londres en 2012, lo escuchamos 9 veces, en honor de los ganadores italianos de una medalla de oro.

Tal vez alguno de nosotros llegó a tararearlo también, en nuestro papel de deportistas patéticos totalmente televisivos.

Pero, por supuesto, no llegamos más allá del primer verso. ¿Y lo que falta?

 

 

No deben ser muchos los que conocen el himno nacional italiano en su totalidad.

E igual de pocos serán los que sean capaces de entender el significado de ciertos versos escritos, por así decirlo, al estilo del siglo XIX.

Vale la pena, por lo tanto, repasar su texto original y, al mismo tiempo, presentar una versión... "traducida" a un italiano más cercano a nosotros.

Fratelli d'Italia
L'Italia s'è desta,
Dell'elmo di Scipio
S'è cinta la testa.
Dov'è la Vittoria?
Le porga la chioma,
Ché schiava di Roma
Iddio la creò.
Stringiamci a coorte
Siam pronti alla morte
L'Italia chiamò.

Hermanos de Italia / Italia ha vuelto a luchar / Se ha colocado sobre la cabeza el yelmo de Escipión el Africano [1] / ¿Y la victoria? / Que agache la cabeza para que le recorten el cabello, según la costumbre romana de cortar el pelo a las esclavas para distinguirlas de las mujeres libres / La victoria es esclava de Roma / Dios la ha destinado a esta condición / Acomodémonos en formación de batalla, compactos como una cohorte romana / ¡Dispuestos a morir por Italia!

Noi siamo da secoli
Calpesti, derisi,
Perché non siam popolo,
Perché siam divisi.
Raccolgaci un'unica
Bandiera, una speme:
Di fonderci insieme
Già l'ora suonò.
Stringiamci a coorte
Siam pronti alla morte
L'Italia chiamò.

Durante siglos hemos sido pisoteados y ofendidos por extranjeros / Porque no somos un pueblo unido / Porque aún hoy, en 1848, nos encontramos divididos en siete estados / Que nos congregue una sola bandera / Que nos ate una sola esperanza / La hora de nuestra unificación nacional ya llegó / Acomodémonos en formación de batalla...

Uniamoci, amiamoci,
l'Unione, e l'amore
Rivelano ai Popoli
Le vie del Signore;
Giuriamo far libero
Il suolo natìo:
Uniti per Dio [2]
Chi vincer ci può?
Stringiamci a coorte
Siam pronti alla morte
L'Italia chiamò.

Unámonos y amémonos / La unión y el amor revelan a los pueblos las vías diseñadas por el Señor / Juremos liberar nuestra Patria / Si estamos unidos por voluntad de Dios ¿Quién podrá derrotarnos? / Acomodémonos en formación de batalla...

Dall'Alpi a Sicilia
Dovunque è Legnano,
Ogn'uom di Ferruccio
Ha il core, ha la mano,
I bimbi d'Italia
Si chiaman Balilla,
Il suon d'ogni squilla
I Vespri suonò.
Stringiamci a coorte
Siam pronti alla morte
L'Italia chiamò.

Desde los Alpes hasta Sicilia, cada rincón de Italia es como Legnano [3] / Cada uno de nosotros tiene el coraje y el valor de Francesco Ferrucci [4] / Todos los muchachos de Italia se llaman Balilla [5] / Cada golpe de campana evoca las campanas de las Vísperas Sicilianas [6] / Acomodémonos en formación de batalla...

Son giunchi che piegano
Le spade vendute:
Già l'Aquila d'Austria
Le penne ha perdute.
Il sangue d'Italia,
Il sangue Polacco,
Bevé, col cosacco,
Ma il cor le bruciò.
Stringiamci a coorte
Siam pronti alla morte
L'Italia chiamò

Las espadas de los mercenarios contratados por los austriacos son ineficaces / Son cañas que se doblan / El águila bicéfala, símbolo de los Habsburgo, que adorna el escudo de armas de Austria, ha perdido sus plumas / El Imperio Austro-Húngaro bebió la sangre de Italia / Aliado de Rusia, con la ayuda de las tropas cosacas, ha reprimido violentamente la libertad de Polonia / Pero toda esa sangre le quemó el corazón / Acomodémonos en formación de batalla...
 

 

Han pasado más de 160 años desde que Goffredo Mameli escribió (a la edad de 20 años, en 1847) estos versos tan llenos de profundo significado y valores simbólicos, a los cuales Michele Novaro (1818-1885) añadió después el tema musical.

Mameli murió a los 22 años, pero vivió plenamente los ideales del Resurgimiento plasmados en el himno que compuso. Había nacido en Génova en 1827, hijo de un almirante de la Marina de Cerdeña y de la marquesa Adelaide Zoagli Lomellini. Pese a su salud precaria, tomó parte activa en las más importantes revueltas de la época. Así, por ejemplo, con el rango de capitán, encabezó un grupo de 100 voluntarios durante los “5 días de Milán”.

Asimismo, se unió a los patriotas que, en Roma, en febrero de 1849, tras la huida de Pío IX, habían fundado la llamada República Romana. A la Junta de Gobierno Provisional, encabezada por Carlo Armellini y Aurelio Saffi, posteriormente se unió también Giuseppe Mazzini, formando el famoso triunvirato. De hecho fue Mameli quien invitó a Mazzini a Roma con un telegrama que decía: "Venga, Roma, República".

La República Romana fue de muy corta duración (5 meses, desde el 9 de febrero hasta el 4 de julio), debido a la intervención militar de Napoleón III, quien restauró el poder papal. Mameli, a pesar de estar debilitado por una fiebre persistente, trabajó fervientemente como ayudante de Garibaldi en la defensa de la ciudad. Siempre en primera línea. Hasta que, en un enfrentamiento en las afueras de la Puerta de San Pancracio, fue herido en la pierna izquierda durante una carga con bayoneta.

Fue uno de sus compañeros, un "bersagliere" de la legión Manara, quien lo hirió accidentalmente. La herida, mal cuidada, degeneró en una infección. En poco tiempo, las condiciones del enfermo empeoraron irremediablemente. Para evitar la gangrena, fue necesario amputarle la pierna. Por desgracia, este drástico remedio fue tardío e inútil.

Goffredo Mameli, de tan sólo 22 años de edad, murió declamando versos en el delirio.

Una curiosidad: el himno de Mameli fue escogido en 1946 por un miembro del Parlamento italiano, Cipriano Facchinetti, como el himno que se utilizaría durante la ceremonia de protesta de las Fuerzas Armadas y, al mismo tiempo, como "himno de transición" de la nueva República Italiana. Y así ha permanecido hasta el día de hoy.

________________________________

[1] Escipión el Africano en el año 202 aC derrotó a los cartagineses de Aníbal en la batalla de Zama, en Argelia.

[2] Por Dios es un francesismo, par Dieu, y aquí significa “a causa de Dios”, “por voluntad de Dios”.

[3] En Legnano, en 1176, la Liga de los lombardos derrotó al emperador Barbarroja.

[4] Defensor de la República de Florencia, en 1530, contra Carlos V. Fue capturado, herido y asesinado a sangre fría por Fabrizio Maramaldo, italiano mercenario del ejército imperial, a quien dirigió las famosas palabras: «¡Cobarde!, ¡Matas a un hombre muerto!»

[5] Apodo de Giambattista Perasso, un joven genovés que con el lanzamiento de una piedra dio inició a la revuelta popular contra los austro-piamonteses en 1746.

[6] Al anochecer del 30 de marzo de 1282 todas las campanas de Palermo llamaron al pueblo a la insurrección contra los franceses de Carlos de Anjou.

 

(claudio bosio / puntodincontro)

_________________________

 

bullet

Haz clic aquí para leer los demás artículos de la serie Historia de palabras y italianas (y no),
de Claudio Bosio,

 

             
.) con cui vi