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luglio 2014 - «Il Grande Circo Chiarini era
una delle maggiori attrazioni. Situato nella Calle Gante, riuniva spesso la gente
del popolo, tanto per i prezzi come per la
varietà dello spettacolo; il suo locale veniva
visitato spesso anche da circhi americani e
britannici. Gli animali ammaestrati erano il
piatto forte dello show: scene equestri ed
acrobati intrepidi che si facevano chiamare
“i più grandi del mondo”...».
Daniel Cosío Villegas descrive così nella
sua “Storia moderna del Messico” lo
spettacolo del circo italiano che arrivò nel
Paese assieme a Massimiliano d'Asburgo ed
intrattenne la società in tempi politici e
sociali difficili, diventando una delle
compagnie che fecero dell'ottocento il
secolo d'oro nel mondo per questo tipo di
rappresentazioni.
Fu alla fiera di St. Laurent, in Francia,
che nel 1580 comparsero per la prima volta i
Chiarini, la più antica dinastia circense,
all'epoca marionettisti e danzatori su
corda. Circa tre secoli dopo, Giuseppe
Chiarini (1823-1897) divenne forse il più
influente imprenditore per questo tipo di
spettacolo del XIX secolo: durante una
carriera che durò 58 anni, le sue incessanti
tournée internazionali lo portarono
dall'Europa all'America del Nord e del Sud,
dall'India all'Asia e perfino in Australia.
Molti dei luoghi da lui visitati non erano
ancora stati esposti all'esperienza del
circo e l'organizzazione Chiarini fu in più
di una occasione l'ispirazione per la
creazione di iniziative locali.
Giuseppe Chiarini.
La tournée messicana di Chiarini —iniziata
l'8 maggio 1864 dopo una tappa a Cuba— ebbe
un enorme successo che lo portò, nel
1865, a costruire un maestoso circo a
Città del Messico, al numero 5 della Calle
Gante, nel sito dove si trovava
originalmente il Convento di San Francisco.
Il Circo Chiarini fu progettato in base al
modello europeo allora prevalente come un anfiteatro in
pietra con una capienza di 3.000 posti e dotato di un
palco reale per il nuovo imperatore
Massimiliano I, che aveva appena iniziato il
suo breve regno in Messico (durò dal 1864 al
1867).
E
fu proprio in suo onore che, pochi giorni
prima dell'apertura, Giuseppe offrì uno
spettacolo al Castello di Chapultepec, dove
Massimiliano gli regalò una spilla di
zaffiro e diamanti e, secondo la leggenda,
gli chiese di domare Abd-el-Kader, uno
stallone arabo che aveva ricevuto in dono da
suo fratello, l'imperatore Francesco
Giuseppe d'Austria.
Due settimane dopo, il 20 marzo 1865,
Chiarini inaugurò il suo anfiteatro in
presenza della famiglia imperiale. Per
l'occasione, mostrò al pubblico Abd-el-Kader
perfettamente addomesticato. L'imperatore,
grato, regalò immediatamente lo stallone
all'imprenditore italiano che, secondo la
cronaca dell'epoca, esclamò: «Se non è vero,
è ben trovato»...
In Messico, ricorda lo storico Julio
Revolledo Cárdenas, fu precisamente durante la metà del
XIX secolo, in coincidenza con l'arrivo del
Circo Chiarini, quando cominció l'attività
di alcune delle
principali famiglie circensi tuttora attive.
I fratelli Suárez nel 1853, la famiglia
Atayde nel 1879, gli Esqueda nel 1893.
Famiglie che oggi —dopo il divieto dell'uso
degli animali nei circhi di Città del
Messico, secondo una legge recentemente
approvata dall'Assemblea Legislativa del
Distretto Federale— lottano per mantenere
viva la tradizione del circo classico, che
ebbe inizio con la presentazione di animali
sul palco.
(massimo barzizza / puntodincontro.mx)
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