1 dicembre 2017
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Gonfiore e dolore addominale. Diarrea
cronica. Astenia, ossia una riduzione di
energia dell’individuo. Questi maggiormente
i sintomi della celiachia, la patologia che
affligge l’intestino tenue a seguito
dell’intolleranza al glutine, componente
proteica delle farine di frumento, orzo,
segale e avena.
Dal greco “koliakos”, ossia “addominale”, la
celiachia comporta la riduzione dei villi
intestinali, incaricati nell’assorbimento
delle sostanze nutritive. Tra le cause,
fattori genetici.
Stando al rapporto annuale al Parlamento
italiano sulla celiachia nel 2016, cresce a
vista d’occhio il numero di persone colpite
da questo disordine. È la Lombardia a
denunciare il maggior numeri di casi (quasi
35mila). Chiudono il podio Campania e Lazio
(circa 18mila). La Basilicata è, invece, la
meno colpita.
In totale in Italia gli individui colpiti da
celiachia sono 182.858. A esserne più
afflitte sono le donne rispetto agli uomini,
con un rapporto di 2:1. I membri del sesso
femminile infatti risultano essere quasi
130mila, mentre i maschi superano di poco i
53mila. La celiachia è maggiormente
concentrata nella fascia d’età tra i 19 e i
40 anni con il 35% dei casi, mentre quella
che va dai 41 ai 65 anni registra il 30%.
Fondamentali risultano la formazione e
l’aggiornamento degli operatori del settore
alimentare senza glutine. Nel 2015 si sono
attivati 645 corsi di formazione,
coinvolgendo 16mila operatori. Le regioni
più attive in quest’ambito sono state
l’Emilia Romagna e il Piemonte.
Non esistono al momento medicine in grado di
curare la celiachia. Bisognerà dunque
seguire una dieta particolare. Vietati il
farro, il grano duro, l’orzo, la segale,
l’avena.
Senza problemi invece potranno essere
ingeriti mais, miglio, sorgo, riso, quinoa,
grano saraceno e teff.
(francesco patti / puntodincontro.mx /
adattamento e traduzione in spagnolo di massimo barzizza)
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